Beirut: assalto ai ministeri

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Diritti d'autore Hassan Ammar/Copyright 2020 The Associated Press. All rights reserved.
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Di Euronews
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La capitale libanese a ferro e fuoco dopo la devastante esplosione nel porto. La rabbia dei manifestanti contro la corruzione della classe politica

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La notte calata su Beirut non ha messo fine alle manifestazioni antigovernative e alle violenze tra dimostranti e polizia. A scatenarle la devastante esplosione di martedì nel porto della capitale, che ha ucciso circa 160 persone e ne ha ferite 6000.

Nel Paese, afflitto da una grave crisi economica, la rabbia covava da tempo. Questa tragedia ha spinto in strada migliaia di libanesi contro la corruzione della classe politica giudicata inadeguata.

Fonti della Croce Rossa, citate da al Jazeera, parlano di oltre 230 feriti nelle manifestazioni di sabato. L'emittente ha riportato anche la morte di un poliziotto.

I dimostranti hanno fatto irruzione in diversi palazzi governativi, hanno eletto la sede del Ministero degli Esteri loro quartier generale. La polizia ha inviato forze per sgomberarli.

"Lunedì andrò in consiglio dei ministri per chiedere elezioni anticipate", ha dichiarato in un messaggio televisivo al Paese il premier Hassan Diab. Ha inoltre affermato che resterà in carica solo un paio di mesi per dare il tempo alle forze politiche di accordarsi.

La Francia presiederà domenica una videoconfernza internazionale di Paesi donatori per inviare aiuti al Libano. L'Unione europea sta già mobilitando 33 milioni di euro e valuterà ulteriori misure di sostegno al Paese.

Il presidente libanese Michel Aoun ha rifiutato un'inchiesta internazionale per chiarire le cause della deflagrazione nel porto, che sarebbe seguita all'incendio di un enorme deposito di nitrato d'ammonio.

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