Il presidente libanese chiede a Macron immagini satellitari del disastro

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Possibile si sia trattato di un intervento esterno attraverso un missile o una bomba, a detta del Presidente libanese, Michel Aoun

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Molte volte negli ultimi sei anni, le autorità doganali di Beirut, ufficiali dell'esercito ma anche la magistratura libanese avevano avvertito sui rischi rappresentati dall'enorme stock di prodotti chimici esplosivi conservati senza sicurezza alcuna nei silos del porto di Beirut come attesterebbero documenti appena emersi. Eppure nulla è stato fatto per prevenire l'esplosione della giacenza di 2.750 tonnellate di nitrato di ammonio.

L'appello del presidente del Libano

Così Il presidente libanese ha pubblicamente e personalmente chiesto aiuto al presidente francese Emmanuel Macron nel fornire al Libano le immagini satellitari, se ce ne sono, in modo da poter determinare se c'erano aerei o missili in volo al momento della deflagrazione. E se i francesi non le hanno ha dichiarato che le chiederà ad altri paesi.

Le cause del disastro

Resta da chiarire cosa abbia innescato le esplosioni, alcuni funzionari hanno detto che erano iniziati da poco i lavori per le riparazioni al magazzino, mentre altri sospettano il ruolo di un deposito di fuochi d'artificio nelle immediate vicinanze.

Gli Hezbollah smentiscono qualunque responsabilità

Intanto Hassan Nasrallah, leader degli Hezbollah libanesi smentisce con forza che l'esplosione di martedì scorso che ha distrutto il porto Beirut sia stata causata dalla deflagrazione di armi collocate dal Partito di Dio nei depositi portuali "Sono tutte bugie e menzogne - ha detto Nasrallah riferendosi alle accuse, rivolte da più parti a Hezbollah - non avevamo nulla nel porto ne armi né missili bombe o munizionamento e soprattutto non nitrato di ammonio".

L'opera infinita dei soccorsi

La devastazione che regna nel cuore portuale di Beirut allude a un incalcolabile lista di danni mentre continua l'opera delle squadre internazionali dei soccorritori alla ricerca di chi potrebbe essere ancora sotto le macerie.

L'indagine richiesta dall'ONU

L'ufficio per i Diritti umani dell'ONU chiede un'indagine indipendente sull'esplosione al porto di Beirut, che ha distrutto una vasta area della città causando almeno 157 morti - numero in costante crescita - e 5000 feriti, motivandola con la necessità dell'individuazione dei responsabili.

Il portavoce dell'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti umani, Rupert Colville, sprona la comunità internazionale a farsi avanti per aiutare il Libano, esortando anche i leader del Paese a superare lo stallo politico ed affrontare le necessità della popolazione.

"Quello che cerchiamo di fare è trovare le strutture che hanno resistito sotto tonnellate di macerie", dice il Col.Vincent Tissier, della Protezione civile francese.

Felipe Dana/Copyright 2020 The Associated Press. All rights reserved.
AP PhotoFelipe Dana/Copyright 2020 The Associated Press. All rights reserved.

I sospetti di Aoun e i negazionisti

Le squadre di soccorso, locali ed internazionali, stanno ancora cercando corpi tra le macerie del porto, il cui direttore, Hassan Qureitem, è stato arrestato dalla Polizia militare dell'Esercito (17esimo fermo, dopo i 16 impiegati portuali).

Il Presidente libanese, Michel Aoun, ha insinuato fin da subito "La possibilità che si sia trattato di un intervento esterno attraverso un missile o una bomba".

Smentite sono giunte, inoltre da Israele: Tel Aviv afferma di non essere coinvolta.

Protesta sociale

E i tragici eventi si trasformano ora in una protesta sociale: le forze dell'ordine hanno disperso con gas lacrimogeni decine di manifestanti - alcuni dei quali feriti - che hanno vandalizzato negozi e fatto oggetto gli agenti di una fitta sassaiola.

Per sabato è prevista una grande manifestazione antigovernativa.

"La gente è arrabbiata - dice la giornalista Carol Malouf - perché non crede che il Governo stia conducendo un'indagine approfondita e trasparente ed ipotizza sia pronto l'ennesimo insabbiamento, come si è visto negli ultimi trent'anni".

Mohammed Zaatari/Copyright 2020 The Associated Press. All rights reserved.
AP PhotoMohammed Zaatari/Copyright 2020 The Associated Press. All rights reserved.

Sacro e profano

E mentre il Papa ha inviato un primo aiuto di 250.000 euro "in sostegno alle necessità della Chiesa libanese", anche un'equipe di 22 investigatori francesi cerca prove per determinare la causa dell'esplosione.

Per la Polizia forense transalpina "sembra essere stato un incidente e il bilancio delle vittime continuerà a salire".

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