Santa Sofia, un monumento alla discordia per rilanciare il protagonismo turco

 L'ex basilica di Santa Sofia tornata ad essere moschea
L'ex basilica di Santa Sofia tornata ad essere moschea Diritti d'autore AP Photo
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Di Paolo Alberto Valenti
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Santa Sofia, che con evidente ironia viene chiamata anche Lalla Safia (Lalla è il titolo onorifico delle matrone berbere), ha attraversato nei secoli guerra e pace, scontri e accalmie riconciliatorie per poi collocarsi nell'aveo di una laicità che ha presieduto modernità e post-modernità turca

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Un possibile effetto della riconversione della ex-basilica di Santa Sofia ad Istanbul in moschea, come era stata fino al 1934 dopo la riconquista delle truppe ottomane nel 1453, sarà la diminuzione dei turisti e non solo per gli effetti del Covid-19. Le pregiate opere musive e gli affreschi di età cristiana dovranno essere in qualche modo oscurati, almeno al momento della preghiera, questo per esplicita volontà del presidente turco Recep Tayyip Erdoğan che col suo decisionismo rischia adesso di incarnare ancora di più un Islam aggressivo, incapace di rispetto dei luoghi della storia legati alla cristianità. Di fatto Santa Sofia (già patrimonio dell'Unesco) aveva accolto nel 2019 quasi 4 milioni di visitatori ed è stata basilica cristiana per ben 916 anni, per poi diventare moschea in seguito alla conquista di Costantinopoli. In successione il padre della repubblica turca, Mustafa Kemal Ataturk la fece trasformare in museo.

L’appello del Comitato per la Fratellanza Umana

Tante voci si sono alzate contro la decisione del governo turco di riattivazione di questo luogo di culto. L’Alto Comitato per la Fratellanza umana ha indirizzato una lettera al Consiglio mondiale delle Chiese per lanciare un appello al presidente turco chiedendo di riconsiderare la decisione presa per “evitare di coltivare vecchie animosità e divisioni". Il Comitato per la Fratellanza umana, composto da membri cristiani, musulmani ed ebrei, era stato fondato nell'agosto scorso nella capitale degli Emirati Arabi per promuovere gli ideali contenuti nella Dichiarazione di Abu Dhabi firmata da Papa Francesco e dal Grande Imam di Al-Azhar.

Campane a morto

Nella giornata del 24 luglio peraltro le campane delle chiese greco-ortodosse di Cipro hanno suonato a morto per cinque minuti al momento della preghiera islamica come reso noto dall'arcivescovado cipriota in una dichiarazione riportata dal quotidiano Cyprus Mail, che ha definito "arbitraria, inaccettabile e criminale" la conversione dell'ex basilica da museo in moschea.

Santa Sofia, che con evidente ironia viene chiamata anche Lalla Safia (Lalla è il titolo onorifico delle matrone berbere), ha attraversato nei secoli guerra e pace, scontri e accalmie riconciliatorie per poi collocarsi nell'alveo di una laicità che ha presieduto modernità e post-modernità turca.

Le difficoltà con la Grecia

Erdogan (autoproclamatosi Emiro dei credenti) ha scatenato reazioni in tutto il mondo visto che si riappropria di quello che era un monumento che fondeva insieme cristianità e islamismo. "La Turchia dovrebbe decidere a chi vuole appartenere geo-politicamente - Lo ha affermato il vicepresidente della Commissione europea Margaritis Schinas - Come greco sono adirato, oggi è un giorno complicato e penso che anche altri condividano il mio stato d'animo. Penso che la Turchia debba decidere quale posizione geopolitica avere e a chi vuole allinearsi. Se vuole lavorare con l'Europa sulla base dei nostri principi e valori quello che sta accadendo a Santa Sofia non è un buon punto di partenza". Del resto la Grecia aveva definito la mossa della Turchia una chiara provocazione aperta al mondo civile.

La non approvazione di Mosca

La Chiesa ortodossa russa ha espresso sgomento per la decisione della Turchia di revocare lo status museale di Santa Sofia, accusandola di ignorare le voci di milioni di cristiani. In precedenza i leader ortodossi avevano sollecitato cautela in merito alla trasformazione dello status della storica ex cattedrale. Il patriarca russo Kirill ha manifestato profonda preoccupazione per questa mossa. Una reazione che ha trovato vasta eco nel mondo politico moscovita, Vladimir Dzhabarov, vice capo della commissione per gli affari esteri nella camera alta del parlamento russo, ha definito l’azione un evidente errore. "Trasformarla in moschea non servirà a nulla per il mondo musulmano. Non riunisce le nazioni, al contrario le mette in rotta di collisione" ha precisato Dzhabarov.

La mossa politica

Tuttavia Erdogan, le cui fortune politiche non sono assicurate per l'eternità, sa bene che l'acquisizione di Santa Sofia schiude una valenza elettorale interna: dopo aver perso il municipio di Istanbul, e in vista delle elezioni del 2023, si assicura il sostegno dell'elettorato fondamentalista. Sul piano internazionale le reazioni negative non hanno assunto fino ad ora un impatto invalidante e il padrone di Ankara si sente sempre più libero di fare quel che vuole e di dilagare verso Siria e Libia disarticolando i vecchi assetti mediterranei.

L'occidente in parte defilato

Scrive così Kamel Abderrahmani sul sito Asianews.it: "Il mondo occidentale non sembra afferrare i fondamenti di questa decisione. Il giornale 'Le Monde', commenta in modo ingenuo: Trasformazione di Santa Sofia in moschea: "una riconversione di Santa Sofia in moschea non impedirà ai turisti di tutte le religioni di visitarla, sono numerosi quelli che visitano tutti i giorni anche la vicina Moschea Blu!'. Come se Santa Sofia fosse nella storia solo un semplice museo, e come se il fondamentalismo di Erdogan si fermasse lì!"

Per gli USA decisione deludente

Neanche oltre-atlantico si approva questa "annessione". "Siamo delusi dalla decisione del governo turco di cambiare lo status di Santa Sofia" ha dichiarato Morgan Ortagus, portavoce del Dipartimento di Stato in una nota. "Comprendiamo che il governo turco rimane impegnato a mantenere l’accesso a Hagia Sophia per tutti i visitatori", ha concluso il portavoce.

Il dolore di Papa Francesco

Papa Francesco, il patriarca Bartolomeo, il Sinodo ortodosso russo, il Consiglio mondiale delle Chiese, l’Unesco e diversi governi – anche islamici, come gli Emirati – hanno espresso il loro dolore e la loro contrarietà all'uso della basilica per una sola comunità religiosa, contravvenendo al valore universale dell’edificio. Il Papa aveva visitato Santa Sofia il 29 novembre del 2014 in occasione del viaggio apostolico in Turchia. Al termine della visita, aveva messo una sua dedica sul Libro d’Oro scrivendo in caratteri greci: “Αγία Σοφία του Θεού. La Santa Sapienza di Dio”.

I canti di Erdogan

Sul suo account Twitter, Erdogan ha condiviso un video con immagini di Santa Sofia, accompagnata dalla musica e dalle parole di una canzone dal titolo "Ayasofya", composta da Yücel Arzen e interpretata in diverse lingue da star del mondo islamico. Le parole della canzone esaltano la riconquista: “Santa Sofia – recitano – che i venti della libertà soffino sulla tua cupola. Tu ci appartieni e noi apparteniamo a te da sempre e per sempre".

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