Gli esperti gettano però acqua sul fuoco, Netanyahu non si spingerà fino a tanto anche perché il suo principale sponsor, la Casa Bianca, è divisa al suo interno in diverse correnti
Alla vigilia del piano di annessione degli insediamenti ebraici, nei territori palestinesi la protesta infiamma.
Il 1 luglio stando al piano Netanyahu, Israele dovrebbe estendere il proprio controllo sul 30% dei Territori, che comprendono le aree C della Cisgiordania e la Valle del Giordano. Per Nour Odeh, analista politica: "Nonostante la condanna non ci sono stati messaggi dell'Unione europea su conseguenze reali, su un eventuale prezzo che Israele pagherebbe se andasse avanti con questa grave violazione del diritto internazionale della Carta delle Nazioni Unite".
L'iniziativa di Israele non trova oggi in piena sintonia neppure il suo sponsor principale, la Casa Bianca, che vede al suo interno diverse correnti di pensiero. Ma restando nella regione, la stessa Giordania ha minacciato di ritirare il proprio ambasciatore da Israele, se Tel Aviv procederà all'annessione in modo unilaterale.
Per Judah Ari Gross, corrispondente del Times of Israel "una completa annessione di tutti gli insediamenti israeliani e della Valle del Giordano porterebbe a risposte internazionali che il governo non vorrebbe. "Penso che ci sarà piuttosto qualcosa di più graduale, forse più simbolico, se veramene dovesse accadere qualcosa".
La mossa minerebbe gli sforzi per la pace ed una soluzione a due stati nella regione, sostiene la maggior parte degli analisti. A maggio, il presidente dell'Autorità palestinese Mahmud Abbas minacciava la fine di ogni cooperazione con Israele.