Compagnie divise tra esigenza di tagliare voli e costi e rispetto delle regole europee. Nel mirino quella che le costringe ad assicurare l'operatività, per mantenere le proprie quote di volo. A costo di far viaggiare apparecchi praticamente vuoti
Il trasporto aereo al bivio tra riduzione dei costi e regole europee
Ridurre i voli, ma non troppo. E' la difficile alchimia che si trovano a dover realizzare le compagnie aeree ai tempi del Coronavirus. Giganti al bivio tra esigenze di salute pubblica (e riduzione dei costi) da una parte, e regolamentazioni europee dall'altra. In particolare quella del cosiddetto "80/20", che le obbliga cioè ad operare almeno l'80% dei voli previsti per ogni aeroporto, pena la perdita delle proprie quote dell'anno successivo, in favore di altre compagnie.
AirFrance, British Airways, EasyJet: Italia sempre più fuori dai radar
E se AirFrance si aggiunge alla lista delle compagnie che, come British Airways e EasyJet, hanno già annunciato la cancellazione dei voli per l'Italia, proprio dal Regno Unito arriva la sollecitazione ai regolatori europei ad allentare temporaneamente la disciplina, per limitare l'impatto economico del Coronavirus.
Ursula von der Leyen promette flessibilità
Immediata la replica della Commissione Europea, con la presidente Ursula von der Leyen che - a titolo di esempio dell'impegno per alleviare l'impatto sull'economia - ha detto di aver sollecitato il mantenimento delle quote anche per le compagnie aeree costrette a ridurre la propria operatività a causa del Coronavirus.
Appelli che, se inascoltati, potrebbero portare al moltiplicarsi di paradossali casi di inquinamento e spreco come quello di Virgin Atlantic: compagnia che ha ammesso di aver fatto volare apparecchi praticamente vuoti, per preservare le proprie quote.