Bambini soldato: "Per tornare alla vita di tutti i giorni non ci sono scorciatoie"

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Di Valérie Gauriat
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Helene Sandbu Ryeng dell'Unicef in Sud Sudan svela le difficoltà che incontrano i ragazzi smobilitati dai gruppi armati per reinserirsi nella società.

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Il Sud Sudan fatica a ritrovare la pace dopo più di cinque anni di una guerra civile che ha fatto 400 mila morti. Incalcolabili le vittime di sevizie e abusi. Fra questi, i cosiddetti bambini soldato, molti arruolati a forza dai gruppi armati locali.

"Il programma dell'Unicef per il reinserimento dei bambini usati dalle forze e dai gruppi armati dura tre anni". A dirlo è Helene Sandbu Ryeng dell'Unicef in Sud Sudan. E prosegue: "I primi tre mesi cerchiamo di capire la loro situazione, e poi creiamo un piano individuale per ogni bambino, e decidiamo se abbia bisogno di istruzione formale o professionale. A ognuno viene anche assegnato un assistente sociale che sarà un po' come una mano salda cui aggrapparsi in questi tre anni, perché tornare alla vita civile non è facile. Non ci sono scorciatoie e ci saranno momenti difficili".

In quest'intervista Helene ci svela quali sono le maggiori difficoltà per i ragazzi che cercano di reinserirsi nella vita di tutti i giorni, e qual è la grossa spada di Damocle che incombe sul programma dell'Unicef.

Journalist • Selene Verri

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