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Spagna: perché uno sgambetto a Sanchez non è impossibile

Spagna: perché uno sgambetto a Sanchez non è impossibile
Diritti d'autore Copyright 2020 The Associated Press. All rights reservedManu Fernandez
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Di Sergio Cantone
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Spagna: perché uno sgambetto a Sanchez non è impossibile

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La politica spagnola s'impone una riflessione in vista del voto del parlamento di martedì dal quale dipende la nascita del fragile governo di sinistra tra il Psoe, socialisti di Pedro Sanchez e i radicali lillà di Podemos, guidati da Pablo Iglesias. I numeri sono scarsi. E il governo non ha raggiunto la maggioranza al primo voto domenica. La vita del gracile neonato è dunaue attaccata al tubicino del voto di astensione di Esquerra republicana de Catalunya, il partito separatista catalano disposto a negoziare con Madrid una soluzione alla crisi identitaria del paese iberico.

La leadership di Esquerra punta al stabilizzare la Catalogna, per smarcarsi dalla sindrome del capo carsimatico in esilio, vedi Puigdemont e il suo Pd.Cat.  

Ma si gioca tutto sul fattore aritmentico. E anche una deputata di Comú (franchising catalano di Unidas Podemos) Aina Vidal, bloccata dal cancro, sarà presente per dire sì al nuovo esecutivo

Si raschia il fondo del barile, cercando voti, in tutti gli angoli, anche i più rustici, delle comunità autonome, come un deputato di una lista indipendente della provincia aragonese di Teruel, Tomas Guitarte, che darà il suo voto stampella, nonostante le pressioni subite affinché dicesse no, da parte del centro-destra (Pp e Ciudadanos) cui il politico si pensa appartenga, per estrazione e affinità ideologiche. 

Sui volti dei socialisti traspare un cauto pessimismo, nonostante le buone parole che spendono per il nascituro. 

Mentre il leader di Esquerra, Gabriel Rufián, ventila distrattamente un esito positivo del voto, ma cinicamente, mette sul conto dei socialisti eventuali naufragi. 

Ricorda infatti il catalanista, un precedente del 2003, in cui due franchi tiratori socialisti, colpirono a morte il governo della regione di Madrid per un'alleanza a loro non consona.  E di brontolii alle spalle di Sanchez ce ne sono parecchi. Non tutti i socialisti sono infatti favorevoli a un governo su posizioni troppo avanzate, sia da un punto di vista sociale che del dialogo coi separatisti. Uno di essi è il padre spirituale del _Psoe _ contemporaneo, Felipe Gonzalez, primo ministro dal 1982 al 1994. 

Alcuni socialisti centristi vedrebbero infatti con favore una grande coalizione col Partido popular, pur di non negoziare col separatismo catalano_. _

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