Indiani in piazza. L'opposizione denuncia una "brutale repressione"

Sale a 20 il bilancio delle vittime delle proteste in India, scoppiate circa due settimane fa contro la nuova legge sulla cittadinanza, voluta dal premier Narendra Modi e che faciliterebbe la regolarizzazione degli immigrati non musulmani provenienti da Pakistan, Bangladesh e Afghanistan. Tra le vittime degli scontri tra manifestanti e forze dell'ordine c'è anche un bambino di soli 8 anni, rimasto schiacciato nella calca a Varanasi. "Quando la polizia ha provato a disperdere i dimostranti, la gente ha iniziato a correre per fuggire e in quel momento il bambino è stato travolto", ha raccontato un funzionario della polizia locale.
L'opposizione denuncia una "brutale repressione"
La polizia ha usato armi, gas lacrimogeni e manganelli duranti gli scontri. Le autorità, inoltre, hanno bloccato l'accesso a Internet in diverse aree del Paese e hanno ordinato la chiusura di negozi e ristoranti nelle zone più sensibili. L'opposizione politica ha denunciato una "brutale repressione" da parte del governo nazionalista indù. Secondo le autorità, dall'inizio delle manifestazioni, sono state arrestate più di 3.000 persone.
Intanto proseguono anche questo sabato le proteste. Migliaia di persone si sono radunate in diverse città, tra le quali la capitale, Nuova Dehli, Chennai, capoluogo dello stato meridionale del Tamil Nadu e a Patna, nello stato orientale del Bihar.