Ilva Taranto: ArcelorMittal se ne va davvero?

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Di ansa
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Il colosso dell'acciaio ha notificato ai commissari straordinari la volontà di recedere dall'accordo. Mossa negoziale o è veramente un addio? Il governo: non esiste alcuna clausola di recesso legata allo scudo penale

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Il gruppo angloindiano ArcelorMittal ha notificato ai commissari straordinari dell'azienda la volontà di rescindere l'accordo per l'affitto con acquisizione delle attività di Ilva Spa e di alcune controllate, acquisite secondo l'accordo chiuso il 31 ottobre 2018.

"Secondo i contenuti dell'accordo" del 31 ottobre 2018 ArcelorMittal "ha chiesto ai Commissari straordinari di assumersi la responsabilità delle attività di Ilva e dei dipendenti entro 30 giorni dal ricevimento della comunicazione".

Oltre al mancato scudo legale e ai provvedimenti del tribunale di Taranto, argomenta ArcelorMittal, anche "altri gravi eventi, indipendenti dalla volontà di ArcelorMittal, hanno contribuito a causare una situazione di incertezza giuridica e operativa che ne ha ulteriormente e significativamente compromesso la capacità di effettuare necessari interventi presso Ilva e di gestire lo stabilimento di Taranto". "Tutte le descritte circostanze attribuiscono alla Società anche il diritto di risolvere il Contratto in base agli applicabili articoli e principi del codice civile italiano".

Macché clausola di recesso

Non esiste alcuna clausola di recesso legata al cosiddetto scudo penale. Esiste una clausola di recesso in caso cambi il piano ambientale (DPCM 29 settembre 2017, che ha integrato e modificato altro DPCM del 2014), cosa mai avvenuta". Lo affermano fonti del Mise in merito al recesso comunicato da ArcelorMittal.

Il premier Giuseppe Conte

Il governo vuole confrontarsi con ArcelorMittal ma riteniamo non ci sia alcun motivo che possa giustificare il recesso. La norma sullo scudo penale non era nel contratto e non può essere invocato per giustificare il recesso. Così il premier Giuseppe Conte, a quanto si apprende da fonti presenti al tavolo, ha parlato della questione ex Ilva all'inizio del confronto con i sindacati a Palazzo Chigi sulla legge di bilancio.

Allarme dei sindacati

I sindacati sono allarmati. "Apprendiamo la notizia della volontá di ArcelorMittal di comunicare ai commissari la volontà di recedere il contratto. Significa che partono da oggi i 25 giorni per cui lavoratori e impianti ex Ilva torneranno all'Amministrazione Straordinaria. Tra le motivazioni principali, il pasticcio del Salva-imprese sullo scudo penale. Un capolavoro di incompetenza e pavidità politica: non disinnescare bomba ambientale e unire bomba sociale", afferma il segretario nazionale della Fim Cisl Marco Bentivogli.

La decisione di ArcelorMittal è "inaccettabile. L'incontro con il governo, che chiediamo da settimane, diventa ormai urgentissimo", afferma la segretaria generale della Fiom-Cgil, Francesca Re David, in una nota. "Una decisione che assume un carattere grave per le conseguenze industriali, occupazionali e ambientali. È da tempo che noi evidenziamo forti preoccupazioni rispetto alla realizzazione dell'accordo. Il comportamento del governo è contraddittorio e inaccettabile: con il Conte 1 ha introdotto la tutela penale parallela agli investimenti e con il Conte 2 ha cancellato la stessa norma dando all'azienda l'alibi per arrivare a questa decisione", sostiene Re David. Da parte sua "l'azienda deve chiarire quali siano sue intenzioni rispetto dell'accordo e al piano di investimenti. In occasione dell'incontro fissato per stasera con la presidenza del Consiglio, la Cgil porrà la questione dell'ex Ilva come una priorità", conclude la leader della Fiom.

Un' azienda che vale l'1,4% del Pil

L'ex Ilva è una delle poche imprese italiane strategiche, una azienda che vale l'1,4% del Pil. Ho l'impressione che si sia ragionato troppo poco di questi elementi. La produzione di acciaio ha un grande valore in un Paese come l'Italia a crescita zero. Sarebbe una sciagura perdere questa produzione". Lo ha affermato la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan, nel corso del tavolo a Palazzo Chigi che era già stato convocato dal governo sulla manovra. "Quando parliamo dell'Ilva parliamo non solo di Taranto ma anche degli altri siti industriali in altre regioni, più l'indotto, a spanne parliamo di 20 mila lavoratori. Dobbiamo tenerlo presente - ha rimarcato Furlan -. Non sono convinta che il contratto con ArcelorMittal non contenesse lo scudo penale. Per noi c'era e come se c'era. Quindi l'incontro del governo con l'azienda è fondamentale. Non possiamo perdere un settore strategico come l'acciaio. Sarebbe un disastro in termini occupazionali, industriali ed ambientali. Sarebbe peggio di Bagnoli. Spero in un impegno massimo del governo".

Speculazioni

C'è chi va già oltre questa scelta, si tratta di una mossa negoziale o è veramente un addio?

Il Sole24 ore si chiede: "Qual è la natura di questa scelta? Una uscita definitiva dall'operazione? Una scioccante prima mossa negoziale? Oppure Arcelor Mittal avrebbe l’intenzione di chiudere «soltanto» l’area a caldo, snaturando così l’acciaieria e potendo fare a meno, da subito, non di tutti i 10mila addetti ma «soltanto» di una buona metà di essi? In ogni caso, se nelle prossime ore verrà confermato l'invio delle lettere, si tratterebbe di una vera e propria bomba su Taranto e sulla sua comunità, sull'Italia e sulla sua manifattura".

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