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Il delfino che non vuole lasciare Venezia sta bene ma la Laguna non è habitat ideale secondo il Wwf

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Di Giorgia Orlandi
Pubblicato il Ultimo aggiornamento
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Nonostatnte i tentativi di riportarlo in mare aperto il delfino Mimmo sembra aver scelto le acque di Venezia come casa. Non è insolito che i cetacei vivano nelle acque costiere, ma un'area fortemente antropizzata come la Laguna rappresenta un rischio per l'esemplare

La storia di Mimmo il delfino che non sembra intenzionato a lasciare la Laguna di Venezia continua a far parlare. Dopo un tentativo di allontanamento sabato scorso, grazie ad un’operazione congiunta di Guardia di Finanza, Guardia Costiera, Protezione civile e Vigili del fuoco, il cetaceo ha lasciato il mare aperto per avvicinarsi nuovamente alla costa.

L’animale diventato intanto una sorta di attrazione per i turisti, secondo gli esperti è in perfetta salute, ma il rischio di una collisione con i natanti è concreta.

Campagna di informazione insieme alle autorità locali

Come conferma il Cert (l’unità contro lo spiaggiamento dei cetacei), in attesa di un allontanamento spontaneo del giovane esemplare, è stato diffuso un manuale delle buone pratiche che invita la popolazione a non avvicinare l’animale con le barche e a lanciare cibo in acqua. Norme che, se non rispettate, possono portare anche a sanzioni penali.

La vicenda, come ha spiegato ad Euronews Laura Pintore, etologa esperta di comportamento dei cetacei e responsabile megafauna marina Wwf Italia, racconta i pericoli per gli animali selvatici che possono derivare dal comportamento umano.

Wwf, “Non basta informare. Fondamentale rafforzare misure di tutela”

“La storia di Mimmo rappresenta un monito molto potente su come l’attività umana, anche se non intenzionalmente aggressiva, possa mettere a rischio gli animali selvatici - ha spiegato Pintore”.

“Non basta chiedere alle imbarcazioni di mantenere la distanza – aggiunge l’esperta - serve un sistema stabile di regolamentazione, educazione dei visitatori e monitoraggio continuo”.

“Anche strumenti deterrenti (come i pingers sonori) possono essere utili – spiega il Wwf - ma non saranno mai una soluzione definitiva se non accompagnati da una strategia di lungo termine”.

“Non è raro che animali come questi, scelgano di avvicinarsi a porti, canali o aree urbane marine”

Pintore spiega anche quanto sia importante ricordare che non stiamo parlando di un animale domestico o da parco, “ma di un essere vivo che merita rispetto, spazio e protezione”.

Casi simili, sottolinea l’esperta del Wwf, sono stati osservati “nel porto di Trieste dove singoli individui si avvicinano regolarmente alle banchine; nella darsena di Genova, dove alcuni tursiopi hanno più volte sostato per giorni vicino alle navi o in porti del Mediterraneo come Civitavecchia o Marsiglia, dove delfini solitari hanno stabilito aree di presenza temporanea, a Cagliari”.

“Si tratta spesso di individui giovani o particolarmente curiosi – conclude Pintore - che esplorano nuovi ambienti o seguono temporaneamente le loro prede. Tuttavia, la loro apparente confidenza non deve farci dimenticare che si tratta di animali selvatici”.

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