Danzica: la città degli appuntamenti storici

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La città di Danzica riceve il premio "Principessa delle Asturie 2019". Intervista alla sindaca Aleksandra Dulkiewicz.

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La città di Danzica riceve il premio "Principessa delle Asturie 2019". L'intervista alla sindaca Aleksandra Dulkiewicz a cura del giornalista di Euronews Sergio Cantone.

«La principessa Leonor di Borbone ha conferito alla città polacca di Danzica il premio "Principessa delle Asturie 2019 per la Concordia". La città baltica era rappresentata, alla cerimonia di Oviedo, dal suo sindaco, Alexandra Dulkiewicz, che ha assunto l’incarico dopo che il suo predecessore, Pawel Adamowicz, è stato pugnalato a morte da un attivista di estrema destra, lo scorso gennaio, durante un evento pubblico, a Danzica.

Mrs Dulkiewicz, come si è ripresa la sua città dopo la tragica morte dell'ex sindaco, Pawel Adamowicz?
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«Non è stato un momento facile per i cittadini di Danzica, come è ovvio. Tante persone, quando cammino per le strade, sono ancora tristi, perché non sappiamo ancora perché sia successo; il sindaco Adamowicz è stato il sindaco per 20 anni e, per 29, ha lavorato per la città; prima era membro del consiglio comunale. Quindi, molte persone non hanno conosciuto la città senza Adamowicz. Da un punto di vista emotivo è estremamente difficile, ma quel che è piú importante per me personalmente, ma anche per la famiglia, è questo: subito dopo la sua morte, abbiamo dichiarato apertamente “non vogliamo che questa tragedia sia usata in modo politico”. Non vogliamo che questa tragedia divida la società a Danzica e in Polonia». 
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Quindi, questo tragico evento ha rappresentato, nel complesso, un punto di svolta per la società polacca?

«Speravo che potesse cambiare qualcosa, volevo davvero che questa tragedia unisse le persone, che qualcosa di tragico si trasformasse in qualcosa di buono, per provare a ricostruire una comunità, come espresso dalle ultime parole del sindaco: “siamo buoni e vogliamo condividere la bontà”. Se vogliamo cambiare, dobbiamo iniziare da noi stessi, cambiare il nostro linguaggio, cambiare il modo in cui parliamo alle persone e cercare di trovare dentro di noi, persone normali, qualcosa di buono e ciò che può unirci, non dividerci».

**Non pensa che non sia solo un problema di comunicazione, ma anche un problema politico, strutturale. Non pensa che la storia, dopo il crollo del sistema socialista, si sia evoluta rapidamente e che molte persone si siano perse per strada?
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«Mai e poi mai, per settant'anni dopo la fine della seconda guerra mondiale, siamo mai stati in una posizione così buona. Ok, la domanda sulla società e sull’occuparsi delle persone è sempre una buona domanda, ma, secondo me, la risposta non è così semplice, è nella responsabilità dei nostri leader. Se loro vogliono veramente costruire una società che mette insieme qualcosa di buono, magari non è così facile da seguire, ma è una cosa buona. È sempre facile mettere le persone insieme contro qualcosa o contro qualcuno o cercando dei nemici. E, purtroppo, questo è qualcosa che è presente nella nostra vita quotidiana in Polonia. Ad esempio, quattro anni fa i principali nemici erano gli immigrati, oggi è la comunità di LGBT+». 

**Secondo lei, perché certi settori conservatori si stanno ribellando contro questo tipo di idee liberali? 
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«Di solito non sono d'accordo quando si dice che il partito al governo, "Diritto e Giustizia”, sia una formazione conservatrice. Penso che non sia vero, perché io sono una conservatrice liberale. Credo profondamente nei valori di base, come, ad esempio, la dignità umana».

**Allora, dov'è la frattura?
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«Il problema è che c'è una miscela unica servita dai leader politici, dai partiti governativi, che mette insieme tutti, sulla base delle nostre paure. E secondo me non ha nulla a che fare con le idee conservatrici. È vero, ci sono soluzioni forti con alcuni dei leader della chiesa cattolica romana in Polonia, ma abbiamo anche altri vescovi che sono molto aperti nel senso di essere veri cristiani, veri cattolici romani, nel mettere in pratica valori umani».

**Ho un'ultima domanda sulla sua città e sul suo simbolo, i "cantieri navali Lenin", ora "cantieri navali di Danzica", che hanno subito una drastica ristrutturazione, specialmente durante la transizione, la deregulation traumatica. Non è stato un costo sociale per la sua città e per la Polonia?
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«Non proprio, perché quando guardi al resto del mondo, o nel resto d’Europa, puoi vedere che i cambiamenti nei cantieri navali, nella produzione, ci sono ovunque. Sfortunatamente il simbolo della rivolta antisovietica di Danzica, i cantieri navali Lenin, furono utilizzati per ragioni politiche: oggi quel cantiere è stato nuovamente acquistato dal governo polacco. Ha avuto un certo successo economico quando produceva le turbine eoliche e altri prodotti siderurgici. Ma aspetto ancora più importante: ci sono tanti nuovi, cantieri privati, più piccoli, che hanno molto successo a Danzica e nei suoi dintorni».

**Un'ultima domanda: perché è importante questo premio, il premio principessa delle Asturie, per questa città?
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«Non siamo solo una città simbolo, una città storica, ma è anche ciò che facciamo ogni giorno, la nostra politica aperta, la politica di parità di trattamento delle persone, non importa da dove provengano, basata su valori come solidarietà, libertà, dignità umana. È importante. E questo mi fa pensare che siamo sulla strada giusta».

**Quindi, solidarietà è la parola chiave per la sua città, Solidarność.
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«Lo è, lo è. Non solo nella storia, ma anche nella vita di tutti i giorni. E questa è, spero, anche la soluzione per la Polonia e per l'Europa».

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