Boris minaccia elezioni anticipate

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Diritti d'autore REUTERS/Simon Dawson
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Di Michele Carlino
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Il premier britannico pronto a stroncare il tentativo della Camera di votare una legge che impedisca la "brexit senza intese"

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Elezioni anticipate per il 14 ottobre prossimo: il premier britannico Boris Johnson minaccia di indirle se il parlamento, nonostante la chiusura forzata, tentasse di convocare un voto per bloccare una Brexit senza accordi. Secondo il primo ministro una simile iniziativa "taglierebbe le gambe" agli stessi tentativi di rinegoziare con Bruxelles un accordo senza la clausola del "backstop" ai confini irlandesi. Johnson addebita il tentativo di far pronunciare il parlamento al laburista Corbyn, accusato di cercare "inutili ritardi".

Cresce il dissenso tra i tories

Ma nonostante l'accresciuta determinazione del leader, tra i deputati conservatori cresce il malessere e aumenta il numero di coloro che sono pronti a lavorare coi laburisti per evitare che il 31 ottobre Londra lasci l'Ue senza un quadro di intesa. Dal canto suo, l'opposizione labour si sforza di mostrarsi pronta ad eventuali elezioni anticipate, e rilancia le accuse al premier di una gestione grossolana dell'intero dossier.

Corbyn: "Evitiamo di finire tra le braccia di Trump"

"Sfidiamo questo governo sul rischio di una Brexit senza accordi. Nostro obiettivo è quello di proteggere i posti di lavoro e gli standard di vita, nostro impegno è quello di evitare che il paese finisca tra le braccia di Donald Trump e di un accordo commerciale con gli Stati Uniti".

Verso un braccio di ferro parlamentare

Secondo alcuni osservatori, dopo la pausa estiva il parlamento britannico potrebbe andare a un confronto sul tema, con da una parte i deputati intenzionati a prendere il controllo dei lavori in aula e dell'agenda parlamentare, e dall'altra gli oppositori alla Brexit senza intesa, che puntano a ritardare il più possibile l'avvio delle procedure finali. In uno scenario simile, se il governo verrà sconfitto - ed è necessaria una maggioranza dei due terzi in una Camera con 650 componenti - si aprirebbe la strada delle elezioni anticipate.

Remainers: "No al colpo di Stato"

In questo clima di fermento crescono anche le manifestazioni dei Remainers, che ieri hanno protestato davanti alla sede del governo britannico, accusato di stare compiendo un colpo di stato costituzionale.

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