Romania, il governo traballa dopo le Europee e l'arresto del leader socialdemocratico

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Di Giulia Avataneo
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Le Europee sono state l'occasione dei romeni per manifestare nelle urne il dissenso nei confronti del governo socialdemocratico, già contestato a Bucarest nei mesi scorsi

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Un'affluenza raddoppiata alle Europee rispetto al 2014; adesione massiccia anche al referendum consultivo su giustizia e lotta alla corruzione. Proprio mentre volge al termine il semestre romeno di presidenza del Consiglio europeo, il Paese ha fatto delle elezioni del 26 maggio un grande esercizio democratico. Un'occasione per esprimere, nelle urne, il dissenso che era stato portato in piazza contro il governo socialdemocratico di Viorica Dăncilă, travolto alle Europee dal redivivo Partito Liberal Nazionale con il 26,95%. E un ulteriore scossone è stato l'arresto per corruzione del presidente del partito, Liviu Dragnea.

La Romania si riscopre europeista

"Sorprende che in Romania gli atteggiamenti e i messaggi anti europeisti siano arrivati dai vertici politici dello Stato – dice l’analista politico Cristian Diaconescu - Ma hanno fallito nel loro intento, non riuscendo a trovare appoggio da parte dell'opinione pubblica. Il messaggio uscito dalle urne è chiaro: il progetto dell'Unione europea è esattamente quello che ci serve; la strada maestra per il futuro del continente".

I tanti appelli a recarsi alle urne, nelle settimane precedenti il voto, hanno avuto successo e quasi la metà degli aventi diritto è andata ai seggi. Una campagna di cui si è resa portavoce la radio Europa Fm.

"La maggioranza dei Romeni si sente davvero europea – spiega lo speaker Vlad Petreanu - Abbiamo una forte emigrazione, secondo alcuni sono 5 milioni i romeni che lavorano all'estero, quasi tutti nell'Europa occidentale. Penso che la maggior parte di loro si senta profondamente europea e agisca come tale. Il problema è la nostra classe dirigente".

Bucarest: qui si festeggia il progetto europeo

Un referendum per la riforma della giustizia

I tentativi di Dragnea di annacquare le leggi anticorruzione nel Paese e indebolire lo stato di diritto hanno messo il partito socialdemocratico in rotta di collisione con il Partito socialista in Europa, che ha congelato le relazioni con l'alleato romeno.

La delfina di Dragnea, il Primo ministro Dăncilă, cercherà ora di riallacciare i rapporti con la famiglia socialista europea. "Andrò a Bruxelles – annuncia ai cronisti - Parlerò con Frans Timmermans, con i leader europei, chiamerò i nostri alleati del Portogallo e della Spagna, per recuperare il rapporto con il Partito socialista europeo".

Il referendum consultivo sulla giustizia voluto dal presidente, che si è svolto nello stesso giorno delle Europee, ha dato un ulteriore messaggio, inequivocabile, sul supporto per i principi europei di rispetto dello stato di diritto.

"Il più forte motore di cambiamento, qui in Romania, si è rivelato il voto – spiega la corrispondente di Euronews Mari Jeanne Ion - Le elezioni europee si sono dimostrate efficaci come una consultazione nazionale per raccogliere le scelte dei cittadini. Ma chi avrebbe mai immaginato che il rinnovo del Parlamento di Bruxelles avrebbe costretto il governo di Bucarest e il partito di governo alle riforme, per non perdere il loro consenso? Resta ancora da vedere per quanto tempo la voce dei cittadini sarà ascoltata".

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