Rabbia, km di coda e voto negato: i rumeni puniscono il governo nel referendum anti-corruzione

Rabbia, km di coda e voto negato: i rumeni puniscono il governo nel referendum anti-corruzione
Diritti d'autore La coda di rumeni a Nizza, Francia - Reuters
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Di Alastair JamiesonEmma Beswick, AP
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Un messaggio chiaro contro i socialdemocratici e il loro progetto di riforma per rendere più difficile la lotta alla corruzione nel Paese. Davanti alle sedi consolari europee ore e ore in coda per poter votare e dire no.

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Domenica 26 maggio, migliaia di cittadini romeni si sono messi in fila per ore non solo per votare alle Europee, ma anche per esprimersi nel referendum su giustizia e anticorruzione. Le misure proposte dal partito dei socialdemocratici al governo (Psd), giudicate un ostacolo alla lotta contro la corruzione, sono state respinte con ampia maggioranza, quorum raggiunto. Anche se il referendum non era vincolante, in tutta Europa, si sono viste code chilometriche, specialmente alle ambasciate di Londra e Bruxelles. Le urne si sono chiuse con un'affluenza del 41%, 11 punti in più rispetto alla soglia richiesta.

In parallelo, alle Europee, il Psd è stato duramente punito dagli elettori della Romania passando dal 45% (percentuale di consensi alle elezioni politiche del 2016) al 25.8%. Il movimento di opposizione, USR-Plus, si è assicurato invece il 24% delle preferenze, arrivando a sfiorare la vittoria.

In molti hanno atteso ore e ore sotto il sole per poter esprimere la propria preferenza e a tanti è stato negato l'ingresso nelle sedi di rappresentanza. Momenti di tensione si sono vissuti davanti ad alcuni seggi. Questi tweet raccontano molto più di mille parole cosa è successo davanti a consolati e ambasciate della Romania. Qui siamo in Lussemburgo.

In molti hanno aspettato fino a 7 ore in coda e alla fine non hanno avuto la possibilità di votare, denuncia Roxana con questo tweet mandato da Londra.

A L'Aia, nei Paesi Bassi, Robert Bas ha raccolto queste immagini: la polizia in assetto anti-sommossa si è confrontata con centinaia di elettori inferociti. In molti hanno scavalcato le recinzioni e sono entrati nel perimetro dell'ambasciata, tirando pugni ala porta chiedendo di poter votare - lo si vede nel video in cima alla pagina.

Alexandru scrive che ha cercato di votare per tre volte, senza successo. Lo stesso vale per i suoi amici ad Amsterdam.

A Kralsruhe, in Germania, i tempi di attesa sono stati di almeno tre ore e mezza. L'utente Twitter scrive di aver comprato almeno 100 euro d'acqua per poter dissetare gli astanti.

Il doppio scrutinio di domenica è stato il primo grande test di popolarità per il PSD, la cui revisione del sistema giudiziario e le modifiche alla legislazione anti-corruzione hanno suscitato forti critiche da parte dell'Unione Europea e degli Stati Uniti.

Il referendum è stato indetto dal presidente dei centristi Klaus Iohannis, che si è spesso scontrato con il PSD. Agli elettori veniva chiesto se il governo dovesse essere privato del diritto di modificare la legislazione giudiziaria con decreti d'emergenza - cosa che può fare ora - e di esprimersi sul divieto nazionale per qualunque amnistia e perdono per crimini legati alla corruzione.

"Il referendum ha avuto successo a pieni voti. Grazie a voi, rumeni. Questo è un voto chiaro per una politica corretta, per una vera giustizia. Nessun politico può ignorare il voto chiaro a favore di una magistratura indipendente", ha detto Iohannis.

Su cosa hanno votato i rumeni?

I cittadini si sono espressi su due domande maldestramente formulate, che essenzialmente chiedevano ai rumeni di prendere posizione a favore o contro le modifiche in tema di diritto penale adottate dal Parlamento il 24 aprile scorso.

  • Siete a favore al divieto di amnistia e di grazia nei casi di corruzione?
  • Siete favorevoli al divieto di adozione da parte del governo di ordinanze d'emergenza nel campo dei crimini, delle pene e dell'organizzazione giudiziaria e all'estensione del diritto di ricorso diretto alla Corte Costituzionale?

Il parlamento, dominato dal PSD, ha recentemente votato per modificare alcuni aspetti del sistema giudiziario del paese, che mirava a porre fine a diverse indagini in corso sulla corruzione che coinvolgono politici e dignitari di alto livello. Una maggioranza di 181 voti si è espressa per modificare il codice di procedura penale, abbreviando i termini di prescrizione e riducendo le pene per alcuni reati.

La seconda interrogazione referendaria riguarda il diritto dell'esecutivo di emettere ordinanze d'emergenza che entrano in vigore immediatamente dopo essere state presentate, anche se la Camera dei deputati le respinge.

Cosa ne pensa il Psd

Iohannis ha lanciato il referendum il 25 aprile. Il leader del PSD, Liviu Dragnea, lo ritiene come una mossa per guadagnare popolarità prima delle elezioni presidenziali di novembre o dicembre 2019, quando Iohannis probabilmente si candiderà per un secondo mandato. Iohannis ha detto che il referendum è stato "anche un referendum sul PSD" e un'occasione per dare ai socialdemocratici di sinistra "una lezione". Molti leader del PSD sono stati o sono attualmente indagati in casi di corruzione: Dragnea si sforza di modificare il codice penale e le leggi anti-corruzione proprio per questo motivo.

Dragnea stesso ha scontato una pena detentiva sospesa e sta aspettando la sentenza in un secondo caso. Anche se il referendum non sarà vincolante, Iohannis ha insistito che il risultato "invierà un segnale" forte all'esecutivo. A inizio mese, il governo rumeno ha modificato per decreto la soglia referendaria rendendolo valido una volta raggiunta la soglia del 30% di affluenza. In precedenza, il referendum sarebbe stato valido solamente se il 30% dell'intero corpo elettorale si fosse iscritto nelle liste, senza tenere in conto l'effettiva partecipazione.

Molti hanno ritenuto la mossa come una strategia del PSD per assicurarsi che il referendum fallisse. La Romania si è ripetutamente scontrata con l'Unione Europea su una serie di riforme giudiziarie proposte dal PSD, che secondo Bruxelles ostacoleranno la lotta alla corruzione. È il quarto stato più corrotto dell'Unione Europea dopo Ungheria, Grecia e Bulgaria nell'indice annuale di percezione della corruzione di Transparency International: si piazza al 61° posto su un totale di 180 paesi.

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