Hebron, la convivenza impossibile

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Di Monica Pinna
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Hebron è una città spaccata in due dal ’97. L’80% è sotto il controllo palestinese. Il restante 20%, noto come H2, è sotto sorveglianza israeliana. 40,000 palestinesi vivono nella zona H2 insieme a 800 coloni. La prossimità tra le due comunità genera scontri quotidiani.

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Hebron è l’unica città palestinese con enclave e insediamenti israeliani al suo interno. E’ una città spaccata in due dal ’97. L’ottanta per cento è sotto il controllo palestinese. Il restante 20%, noto come H2, è sotto sorveglianza israeliana. Quarantamila palestinesi vivono nella zona H2 insieme a 800 coloni. La prossimità tra le due comunità genera scontri quotidiani.

"Nonostante questa griglia di protezione, mi buttano ancora pietre. Se guardate qui sopra è pieno di sassi. I coloni si mettono là davanti e lanciano pietre sul balcone”.

Israele ha cominciato ad applicare restrizioni di movimento ai palestinesi residenti nella zona H2 nel 1994, da quando il colono di estrema destra, Baruch Goldstein, uccise 29 Palestinesi all’interno della Moschea durante le preghiere. Nel timore di una ritorsione palestinese, Israele ha creato larghe zone tampone intorno agli insediamenti.

"Questa strada, Shuhada Street, era come la 5th Avenue di Hebron. La verità è che ora è deserta. Perché? Motivi di sicurezza. “Sterilizziamo” il territorio così i coloni possono continuare. I coloni invadono zone dove non hanno il diritto di essere e l’esercito israeliano arriva e li protegge”, afferma Achiya Schatz di "Breaking the Silence".

Un altro residente di Shuhada street ci racconta che Israele ha aumentato le pressioni contro i palestinesi della zona H2 per spingerli ad andarsene. Ci spiega che la situazione ha conseguenze pesanti sulla popolazione, specialmente sui bambini.

“Abbiamo ragazzini tra i dieci e i 12 anni che fanno ancora la pipì a letto a causa di quello che hanno visto, le violazioni, i morti e gli attacchi che avvengono su base quotidiana. Molte cose accadono durante la notte”, riferisce Zidane Sharabati.

Le tensioni tra civili palestinesi da una parte e coloni e soldati israeliani dall’altra, sono all’origine di scontri che teminano anche con uccisioni. Un gruppo di attivisti civili palestinesi promuove la non violenza:

“Durante la prima e seconda Intifada si faceva uso della violenza, ma ora noi stiamo cercando di cambiare il modo di opporci e vorremmo convincere sempre più persone a usare la non violenza”, sottolinea Izzat Karaki di "Youth against Settlements".

I coloni si lamentano di attacchi, coltellate, lanci di pietre. Negli ultimi dieci anni in Cisgiordania sessanta israeliani, inclusi coloni, sono stati uccisi da palestinesi. Oltre 400 civili palestinesi sono stati uccisi dall’esercito o da civili israeliani.

"Condanniamo la violenza. Siamo contrari a ogni tipo di violenza. Se si sono verificati questi episodi violenti da parte di coloni, non sono sicuro che sia successo, li condanniamo. Quello che è impossibile è mettere gli ebrei in questo ghetto e lasciare che gli sparino contro e che vengano uccisi dai terroristi che si trovano qui intorno”. Sono le parole di Noam Arnon del Jewish Community di Hebron.

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