Brunei, la Sharia è legge: lapidazione per gay, adulteri e blasfemi

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Di Antonio Michele Storto
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Appelli al boicottaggio da parte di George Clooney ed Elthon John

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Nonostante l'ondata di sdegno e proteste da tutto il mondo, sulla riforma del codice penale il sultanato del Brunei tira dritto. Da oggi, in questo piccolo stato del sud est asiatico di poco più di 400mila abitanti, la Sharia, la legge coranica, entra integralmente nel sistema penale

Il nuovo codice si applica a tutti i musulmani che abbiano raggiunto la pubertà, anche se alcune misure coinvolgono anche i non musulmani. Reati come lo stupro, l'adulterio, la sodomia, la blasfemia, la rapina avranno ora come massima pena la condanna a morte. I rapporti lesbici verranno invece puniti con un massimo di 40 frustate e dieci anni di carcere. Per il furto è prevista l'amputazione degli arti. In Brunei la pena di morte non è mai stata abolita, ma l'ultima esecuzione risale al 1957: per questo, l'Unione Europea ha sollecitato il Sultanato a non sospendere la moratoria in vigore. 

Secondo molti osservatori, la riforma andrebbe letta come una mossa strategica del sultano Hassanal Bolkiah, che guida il Brunei col pugno di ferro dal 1967, e che già nel 2013 aveva parzialmente reintrodotto la Sharia nel paese. Messo in difficoltà dalla crisi petrolifera, Bolkiah starebbe cercando di rafforzare la sua immagine agli occhi delle frange più conservatrici del paese. Il rischio però ¨è di incappare in un effetto boomerang: tra gli appelli arrivati da star come George Clooney ed Elthon John, c'è anche l'invito a boicottare i numerosi hotel di lusso posseduti dal sultano, tra i quali il Principe di Savoia di Milano e l’Eden di Roma.

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