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Fact-checking: la disinformazione online sul piano di Macron per "certificare" i media affidabili

Il Presidente francese Emmanuel Macron partecipa alla sessione plenaria del giorno di apertura del Vertice del G20 presso il Nasrec Expo Centre, a Johannesburg, in Sudafrica, il 22 novembre.
Il Presidente francese Emmanuel Macron partecipa alla sessione plenaria del giorno di apertura del Vertice del G20 presso il Nasrec Expo Centre, a Johannesburg, in Sudafrica, il 22 novembre. Diritti d'autore  AP
Diritti d'autore AP
Di Estelle Nilsson-Julien
Pubblicato il
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Per rispondere alla rappresentazione inesatta dei commenti di Macron, l'Eliseo ha condiviso un post su X con la didascalia "Pravda? Ministero della Verità? Quando parlare di lotta alla disinformazione porta alla disinformazione"

Il presidente francese Emmanuel Macron si è trovato al centro di una polemica dopo che la sua proposta di certificare con "etichette" i media affidabili è stata distorta da commentatori e politici che lo hanno accusato di promuovere l'autocrazia.

Il 30 novembre il Journal du Dimanche, di proprietà del magnate dei media Vincent Bolloré, ha pubblicato un articolo in prima pagina in cui si affermava che Macron stava cercando di "controllare i media".

In un editoriale andato in onda il 1° dicembre, il commentatore politico di destra Pascal Praud, che lavora per CNews e Europe 1 - anch'essi di proprietà di Bolloré - ha fatto riferimento alla "tentazione autoritaria di un presidente insoddisfatto della copertura mediatica, che vuole imporre un'unica narrazione". Praud ha anche citato la "Pravda", il giornale ufficiale del Partito comunista dell'Unione Sovietica, in questo contesto.

Le accuse a Macron per la proposta di certificare media affidabili

Lo stesso giorno, il partito conservatore Les Républicains ha accusato Macron di erodere la democrazia cercando di stabilire "una verità ufficiale". Il partito ha sostenuto che i piani di Macron fanno parte di una campagna per distinguere le notizie "buone" da quelle "cattive", e la loro petizione in merito ha raccolto più di 42mila firme.

Un'altra petizione, redatta dal partito conservatore Union des droites pour la République - che ha raccolto più di 41mila firme - ha lanciato accuse simili, sostenendo che l'esecutivo francese stesse cercando di istituire un "ministero della Verità" e chiedendo di abbandonare il progetto delle "etichette".

Per rispondere alle inesatte rappresentazioni dei commenti di Macron, l'Eliseo ha condiviso un post su X con la didascalia "Pravda? Ministero della Verità? Quando parlare di lotta alla disinformazione porta alla disinformazione".

Un video allegato contrapponeva vari ritagli di titoli dei media, nonché dichiarazioni televisive di commentatori politici, a filmati autentici come prova delle dichiarazioni originali di Macron.

Da dove nasce la polemica sulla certificazione dei media in Francia

Al centro della polemica una serie di commenti rilasciati dal presidente francese durante un incontro con i lettori del quotidiano locale La Voix du Nord il 19 novembre. Interrogato sui piani del governo per combattere le fake news online, Macron ha difeso l'importanza di distinguere i "siti di notizie" dalle "reti e dai siti che guadagnano dalla pubblicità".

In questo contesto, Macron ha tirato fuori la sua proposta di "etichetta" dei media. "Credo sia importante che ci sia un processo di certificazione effettuato da professionisti, che possano dire 'questo non rispetta le norme etiche ed è una manipolazione dell'informazione'", ha detto il presidente francese. "L'informazione è infatti una questione pericolosa. Quindi ci sono regole etiche".

Ma il presidente ha sottolineato che "non è il governo o lo Stato che può dire 'questa è un'informazione, questa non lo è". "Non vogliamo cadere in questa trappola, perché non è questo il senso della democrazia. Altrimenti, diventa rapidamente un'autocrazia".

Citando un esempio per il suo piano, Macron ha fatto riferimento alla certificazione della Journalism Trust Initiative (Jti), lanciata nel 2021 dall'organizzazione di monitoraggio dei media Reporter senza frontiere, che si concentra sul modo in cui i contenuti giornalistici vengono prodotti e sull'etica che circonda questo processo, piuttosto che giudicare i contenuti.

I criteri di certificazione sono stati sviluppati da un comitato di 130 esperti tra cui giornalisti, varie istituzioni, enti normativi, editori e membri dell'industria tecnologica.

"Un numero sempre maggiore di consumatori di notizie trova informazioni attraverso i motori di ricerca e i social network", ha dichiarato Benjamin Sabbah, direttore del Jti, al team di fact-checking di Euronews, The Cube. "L'obiettivo della nostra certificazione è identificare le fonti di informazione affidabili e promuoverle".

Ad oggi, più di 2.400 media in 127 Paesi hanno partecipato alla Journalism Trust Initiative. "La Journalism Trust Initiative non è stata originariamente concepita come uno strumento per combattere la disinformazione, ma alla fine lo è diventata per necessità", ha dichiarato Sabbah.

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