Fine delle operazioni per la nave rompighiaccio, ferma da due mesi al porto di Marsiglia dopo la revoca dell'immatricolazione panamense
L'Aquarius cessa le operazioni di salvataggio dei migranti: lo ha annunciato Medici Senza Frontiere, con un duro comunicato che denuncia: "una scelta dolorosa, ma purtroppo obbligata, che lascerà nel Mediterraneo più morti evitabili, senza alcun testimone".
"Dopo due mesi in porto a Marsiglia senza riuscire a ottenere una bandiera, e mentre uomini, donne e bambini continuano a morire in mare, Msf e SOS Méditerranée sono costrette a chiudere le attività della nave Aquarius", prosegue il comunicato.
Dall’inizio delle proprie attività di ricerca e soccorso in mare nel febbraio 2016, la Aquarius ha assistito circa 30.000 persone nelle acque internazionali tra Libia, Italia e Malta, ricorda Medici Senza Frontiere la cui Presidente, Claudia Lodesani, promette:
"Finché le persone continueranno a morire in mare o a subire atroci sofferenze in Libia, cercheremo nuovi modi per fornire loro l’assistenza umanitaria e le cure mediche di cui hanno disperatamente bisogno".
Immediata la reazione, in Francia, di Marine Le Pen:
Karline Kleijer, Responsabile Emergenze MSF:
"Per noi, in questo momento, la combinazione di fattori data dal Pubblico Ministero italiano che ha chiesto il sequestro della barca e dalla nostra ricerca di una bandiera ci rende impossibile continuare, il che peraltro non significa che non torneremo con un'altra nave".
Lo scorso giugno, la nostra inviata è stata a bordo, sottolineando la difficile situazione di oltre 600 persone in fuga dalle coste libiche.
Annelise Borges, Euronews:
"Queste sono persone che hanno già trascorso un sacco di tempo in mare, hanno subito salvataggi drammatici e ognuno di loro ha una storia molto difficile da raccontare".
La Aquarius, una rompighiaccio del '77 dell'armatore tedesco Hempel, gestita dal 2017 dalla Jasmund shipping e trasformata in nave di ricerca e soccorso in seguito ad accordi economici con Medici Senza Frontiere e Sos Mediterranée, ha operato per un paio d'anni nel Mediterraneo, prima di vedersi negare l'approdo dal nuovo Governo italiano e da quello maltese, nel giugno scorso.
I migranti che erano stati soccorsi furono quindi trasportati in Spagna: fu invece il Governo spagnolo a negare l'attracco nell'agosto successivo, e poi di nuovo Malta e Italia, nello stesso giorno.
I migranti furono poi redistribuiti in seguito a un accordo europeo: la nave fu poi ispezionata dalle autorità maltesi e accusata digravi irregolarità.
Pochi giorni prima, Gibilterra aveva revocato l'immatricolazione, perché il natante risultava ancora registrato per esplorazioni oceanografiche invece che per ricerca e soccorso.
Fu quindi chiesto di poter battere bandiera di altri Paesi, compreso il Vaticano che rifiutò. Il 20 agosto ottenne però la bandiera panamense, revocata nemmeno un mese dopo in seguito a segnalazioni, o forse pressioni, da parte del Governo italiano.
Anche le autorità tedesche iniziarono a obiettare sul fatto che la nave avesse una registrazione irregolare, risultando inadatta allo scopo per cui era realmente utilizzata: risultava registrata sia in Germania che a Gibilterra come nave oceanografica, e non avrebbe quindi potuto essere usata come nave passeggeri.
Non disponeva comunque, in quel periodo, di alcuna immatricolazione, ed era bloccata nel porto di Marsiglia, dove è rimasta fino all'annuncio di cessazione delle operazioni di soccorso.