Mobilitazione a Lisbona, Porto e Faro. Per la quinta volta dal 2012, i taxisti incrociano le braccia in Portogallo. Nel mirino una legge che liberalizza il trasporto passeggeri, a favore di Uber e altre piattaforme web
Parola d'ordine "contingentamento": concorrenza sì, ma con un tetto
Taxi ancora fermi per protesta, questo mercoledì in Portogallo, contro una controversa legge che liberalizza il trasporto passeggeri da parte di Uber e altre piattaforme web. Un contingentamento dei veicoli autorizzati a prestare tali servizi, la rivendicazione dei manifestanti, che minacciano il ricorso alla Corte Costituzionale. "Il problema non è la concorrenza - dice il presidente della Federtaxi portoghese, Carlos Ramos -. Non ci opponiamo alla concorrenza. Diciamo però che per essere leale, deve battersi ad armi pari. Questa legge prevede invece un inquadramento legale e fiscale diverso, per due categorie che assicurano la stessa funzione sociale: il trasporto passeggeri".
Solidariedà dalla Spagna: a dare manforte anche taxisti da Madrid
"Mobilitarsi tutti ora o non ci sarà futuro per nessuno", l'appello che ha portato a Lisbona anche una delegazione di taxisti spagnoli. Jose Antonio è uno di loro. È venuto da Madrid per dare manforte ai suoi colleghi portoghesi. "Questa lotta è per difendere licenze che sono attribuite dall'amministrazione da piattaforme che non offrono invece alcuna garanzia - dice -. Piattaforme che non si presentano neanche come vere compagnie e che nascondono i loro profitti in paradisi fiscali. Non è ammissibile equipararle ai taxi. Il trasporto passeggeri deve essere regolamentato".
Circa 1.500 i taxi, nel primo pomeriggio fermi a Lisbona, Porto e Faro. Quinta dal duemiladodici, la protesta mira a bloccare la legge che, approvata a metà luglio, dovrebbe entrare in vigore il primo novembre.