Condanne a morte per decine di fratelli musulmani da una parte, imminente liberazione del fotogiornalista Shawkan dall'altra. Giustizia bicefala in Egitto, sul "massacro di piazza Rabaa Adawiya".
75 condanne a morte, fra cui numerosi dirigenti dei Fratelli Musulmani, per una manifestazione islamista finita nel sangue nel 2013. La giustizia egiziana conferma le pene pronunciate a fine luglio, ma si appresta a liberare il fotogiornalista Abu Zeid Shawkan.
Detenuto dall'epoca dei fatti, con l'accusa - tra l'altro - di appartenere a un gruppo terrorista, Shawkan era diventato una bandiera della censura sui media e aveva ottenuto il premio Unesco per la libertà di stampa. A suo carico è stata questo sabato pronunciata una pena di cinque anni, di fatto però già scontata dal momento del suo arresto.
Contestatori e ONG accusano le forze dell'ordine di aver represso con violenza la manifestazione dei Fratelli Musulmani a piazza Rabaa Adawiya e imputano loro oltre 800 morti. La polizia contesta invece le cifre e parla di reazione alla presenza di "persone armate".