Il Santo Sepolcro in sciopero

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Di Alberto De Filippis
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Israeliani pretendono che la chiesa paghi le tasse su quelli che non sono luoghi di culto

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Il Santo Sepolcro chiuso per il secondo giorno consecutivo. Non erano mai state così unite le Chiese cristiane a Gerusalemme, quella ortodossa, cattolica e armena. Protestano contro le tasse previste dal sindaco Nir Barkat, e contro la legge in esame alla Knesset che consentirebbe allo Stato di espropriare terreni delle chiese stesse venduti a investitori privati.

Affissi su un muro del Santo Sepolcro un manifesto che intimava la fine "della persecuzione delle Chiese".

I religiosi denunciano una campagna sistematica da parte di Israele volta a danneggiare la comunità cristiana in Terra Santa. Un'avvocatessa israeliana la pensa in modo diverso: "Non vogliam prendere la terra della chiesa, ma non possiamo accettare che normali imprenditori, che acuisiscano queste terre, abbiano gli stessi privilegi. Quello che il sindaco di Gerusalemme sta facendo è sbagliato perché blocca i conti della chiesa. Ma dovrebbe piuttosto occuparsi della gente di Gerusalemme piuttosto che occuparsi delle tasse municipali".

Il comune esige dalle tre chiese 650 milioni di shekel (quasi 155 milioni di euro), ma alcuni non sono d'accordo. Dice un uomo: "In nessuna parte del mondo le chiese pagano tasse. Non capisco cosa sia questa novità".

Il patriarca ortodosso ha anche attaccato la legge "razzista e discriminatoria" di confisca a proprietà delle chiese cristiane.

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