Il Trono di spade dei conservatori britannici:tradimenti e strane alleanze in vista del congresso

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Di Lilia Rotoloni
Il Trono di spade dei conservatori britannici:tradimenti e strane alleanze in vista del congresso

Dovevano esserci sei cavalli in questa corsa. Uno si è ritirato (Boris Johnson) e adesso i bookmakers devono riorganizzare le poste.

Brexit significa Brexit, non rientreremo dalla porta di servizio

Theresa May Ministro dell'interno britannico

In palio c‘è la guida del partito conservatore britannico e dunque la guida del prossimo governo del Regno unito.

I bookmaker scommettono su Theresa May , la responsabile dell’interno, era contro la Brexit, ma promette di rispettare l’esito del referendum:

Brexit significa Brexit. La campagna è stata combattuta e gli elettori hanno detto la loro. Non dobbiamo cercare espedienti per restare nell’Unione europea e non ci dovrà essere un secondo referendum. La decisione di invocare l’art. 50 dovrà essere presa solo quando avremo una strategia di negoziato condivisa e chiara.

Tu quoque Michael Gove

May ha buone possibilità di rattoppare un partito strappato dalla Brexit, ma dovrà fare i conti prima di tutto con Michael Gove.

Il ministro della giustizia ha fatto campagna con Johnson fino a ieri, era un fedelissimo dell’ex sindaco di Londra. Era, perché oggi improvvisamente, ha dichiarato che si candida e questa sortita non è forse estranea alla decisione di Johnson di ritirare la propria di candidatura. Tanto più che Gove ha dichiarato di non ritenere Johnson adatto a guidare il partito in questa fase.

Con un tale amico in campo Johnson ha previsto che non c’era più abbastanza spazio per raccogliere tutti i voti degli anti-europei e che dunque la vittoria sarebbe andata sistematicamente a May, da qui, forse, il sorprendente ritiro.

Tanto più che sono pro-Brexit anche quasi tutti gli altri candidati detti minori, ossia la sottosegretaria al tesoro Andrea Leadsom e l’ex ministro della difesa Liam Fox.

Invece, fra i sostenitori del Remain, a contendere la palma della vittoria a Theresa May c‘è solo il ministro del lavoro Stephen Crabb. Come il ministro dell’interno, Crabb si è impegnato ad attuare quella Brexit che non ha voluto e quindi a non rovesciare l’esito referendario.

Boris Johnson, su twitter è ormai un genere