La storia del Regno Unito nell'Ue. Le tappe principali

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La storia del Regno Unito nell’Unione europea è tormentata, ha avuto molte facce e vissuto diversi momenti.

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La storia del Regno Unito nell’Unione europea è tormentata, ha avuto molte facce e vissuto diversi momenti.

Vediamo insieme i momenti chiave.

1973 – Il regno Unito entra nel mercato comune

Insieme a Danimarca e Irlanda, il Regno Unito entra nella Cee il primo gennaio del 1973.

L’accordo è firmato dal governo conservatore di Hedward Heath.

Il Paese, come sappiamo, non è firmatario del Trattato di Roma, che ha creato la Comunità Economica Europea (CEE) nel 1957 – con stati membri Francia, Germania dell’Ovest, Italia, Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo.

All’epoca il governo di Londra crea un’organizzazione alternativa simile alla CEE, ma orientata esclusivamente alla liberalizzazione delle tariffe economiche: l’Area Europea di Libero Scambio (AELS).

Londra sperava che l’AELS finisse per assorbire la Cee ma non andò così.

Alla fine degli anni Cinquanta, il Regno Unito attraversa una pesante crisi economica, le rivolte in corso nella maggiorparte delle province dell’impero non aiutano.

Il Pil del Regno Unito è uno dei più bassi d’Europa; mentre il tasso di disoccupazione è tra i più alti.

A Londra non resta che tentare la via europea.
La domanda di adesione all’allora Cee viene rifiutata due volte, prima di arrivare all’adesione.

1975 – Il primo referendum

Poco dopo l’adesione del Regno Unito alla Cee, tuttavia, il premier Edward Heath viene sconfitto alle elezioni e il nuovo premier, nonché leader del partito laburista, Harold Wilson, indice un referendum per decidere sulla permanenza del Regno Unito nella famiglia comunitaria.
I principali partiti politici, così come la stampa supportano l’adesione, questo non vuol dire che non ci siano divisioni, all’interno dello stesso partito di governo.

Il 26 aprile 1975 l’elettorato britannico vota a favore del remain, con una maggioranza pari al 62% .

Margaret Thatcher, neo leader dell’opposizione fa campagna per restare nella Cee.

I really want the famous #Thatcher jumper – I even promise to wear it in public on my birthday! #Paxman#EUrefpic.twitter.com/Zx43i3f56d

— Jonathan Millins (@euro_jonathan) 19 maggio 2016

1984 – Our money back

Ma la Lady di ferro, diventata nel frattempo premier, non indossa più la maglia filoeuropea, quando nel 1984 al vertice europeo di Fontainebleau batte i pugni sul tavolo e strappa alla Comunità europea uno sconto speciale per la penalizzazione subita allora da Londra per la politica agricola comune (Pac).

Allora Margaret Thatcher ottenne che i soldi, che Londra versava come contribuente nelle casse dell’Ue e che finivano per sovvenzionare l’agricoltura europea, tornassero indietro.

Uno sconto britannico che Londra è riuscita a mantenere anche nel 2003 alla vigilia dell’allargamento della Ue e che il primo ministro Cameron ha difeso strenuamente anche nel consiglio europeo che ha approvato il bilancio per il 2014-2020.

1988 -The Bruges Speech

Si tratta dello storico discorso di Margaret Thatcher, del 20 settembre, 1988, tenuto al Collegio d’Europa di Bruges, fucina di funzionari comunitari da decenni.

La lady di ferro rifiuta la politica dell’Europa e “la federalizzazione dell’Europa.”

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In quell’occasione respingendo l’Europa federale di Delors , laThatcher propone una più ampia, democratica, decentrata Europa di Stati nazionali orientati verso il commercio e che cooperano.

Thatcher non considerò mai Delors un suo pari, ma solamente un funzionario non eletto. Si detestavano cordialmente fino a quando sbottò contro di lui alla Camera dei Comuni: “Il Signor Delors vorrebbe che il Parlamento europeo fosse il corpo democratico dell’Unione, che il Consiglio dei ministri fosse il Senato, e la Commissione fosse il suo governo: no, no, no!”.

L’euroscetticismo è stato un fattore determinante nella caduta di Margaret Thatcher. Il suo posto cui aspirava il più europeista dei Tories, Michael Heseltine, va al suo Cancelliere dello Scacchiere, John Major.

1993- Maastricht

Major deve affrontare da subito il contrattacco degli euroscettici a Westminster per la ratifica di un nuovo Trattato destinato a cambiare le relazioni tra l’Europa e gli stati aderenti.

In vigore dal 1° novembre 1993, il Trattato di Maastricht trasformava la vecchia CEE in Unione Europea.

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Major riesce a ottenere per il Regno Unito l’opt-out dalla moneta unica, dalla Convenzione di Schengen e dal social chapter, caro a Delors. Quando torna in patria è accolto dalla stampa e dal suo partito come un eroe.
Cosa che non placa le rimostranze euroscettiche.

E comunque, il Trattato di Maastricht diventa legge, ma la precedente drammatica uscita della Gran Bretagna dal Sistema Monetario Europeo (SME) nel mercoledì nero del 16 settembre 1992, determina la sconfitta di Major alle elezioni del 1997 e il ritorno del Labour.

1997 – A breath of fresh Blair

Il new Labour, precisamente, che con Tony Blair si ricolloca su posizioni decisamente europeiste.

Sull’ingresso nell’euro, Blair si scontra con il suo euroscettico Cancelliere dello Scacchiere, Gordon Brown, arrivando al compromesso: il Regno Unito adotterà la moneta unica “qualora le condizioni lopermettano”.

Nel 2003 per il ‘UK Treasury’ queste condizioni non vengono rispettate e quando nel 2007, con le dimissioni di Blair, diventa premier, la questione è messa da parte.

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Quando il 13 dicembre 2007, il neo-premier Gordon Brown, si presenta in ritardo alla firma del Trattato di Lisbona, in molti dicono: la stagione di entusiasmo europeo del Labour è over.

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