Brexit: analisi dei temi che dividono i due fronti

Brexit: analisi dei temi che dividono i due fronti
Di Euronews
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Questo articolo punta a separare i fatti dalla propaganda, su alcuni dei temi più discussi dai sostenitori dell’uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea e da coloro che invece vi si oppongono, i

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Questo articolo punta a separare i fatti dalla propaganda, su alcuni dei temi più discussi dai sostenitori dell’uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea e da coloro che invece vi si oppongono, in vista del “referendum del 23 giugno”:http://www.aboutmyvote.co.uk/upcoming-elections-and-referendums/eu-referendum.

Pace e sicurezza

Il premier britannico David Cameron sostiene che l’uscita della Gran Bretagna dall’Ue farebbe aumentare il rischio di guerre in Europa.

Dal canto suo, l’ex sindaco di Londra Boris Johnson, tra i sostenitori della Brexit, afferma che il Regno Unito sarebbe in condizione di garantire meglio la propria sicurezza se lasciasse l’Ue.

Quindi, la Gran Bretagna è più sicura dentro o fuori?

Euronews lo ha chiesto a Hans Pung, presidente di RAND Europe, un think tank internazionale che ha assunto una posizione imparziale sul referendum.

“Credo che, in tema di difesa e di sicurezza, l’eventualità di una Brexit avrebbe un impatto limitato”, afferma Pung.

“I toni da entrambe le parti sono eccessivi – aggiunge – Qualunque cosa accada, il Regno Unito rimarrà un solido membro della Nato e, in tema di difesa, continuerà ad avere buone relazioni bilaterali con gli alleati europei”.

Commercio

Sulle conseguenze economiche della Brexit, i due fronti sono molto divisi.

Chi fa campagna per la permanenza nell’Ue dà risalto agli studi presentati dal Tesoro britannico, dalla Banca d’Inghilterra, dal Fondo monetario internazionale e dall’Ocse. Tutti questi rapporti sostengono che l’economia britannica crescerebbe di più all’interno dell’Unione europea.

Sul fronte opposto, gli Economists for Brexit affermano che le relazioni commerciali della Gran Bretagna non verrebbero danneggiate in caso di Brexit.

Euronews ha chiesto il parere di un esperto di diritto europeo, il professor Alan Dashwood.

“Uscire dall’Ue comporterebbe di rinegoziare gli oltre cinquanta accordi commerciali di cui il Regno Unito beneficia oggi e questo prenderebbe degli anni”, afferma Dashwood.

Nell’affrontare questo compito – aggiunge – la Gran Bretagna “non potrebbe aspettarsi alcun trattamento di favore” da parte degli altri Paesi, sebbene alleati.

I sostenitori della Brexit affermano che la Gran Bretagna potrebbe conservare l’accesso al mercato unico europeo, anche senza più far parte dell’Ue.

Ma Dashwood ritiene che, anche se Londra riuscisse a strappare un accordo che le garantisca l’accesso al mercato unico, dovrebbe “rispettare delle norme europee che non avrebbe contribuito a formulare” e sarebbe anche costretta a “accettare il libero movimento delle persone”.

Inoltre, “un semplice accordo di libero scambio non darebbe a Londra lo stesso livello di accesso al mercato dei servizi, che è cruciale per l’economia britannica”.

Immigrazione

L’immigrazione è uno dei temi più dibattuti, in vista del referendum.

Il UK Independence Party (UKIP) sostiene che l’immigrazione nel Regno Unito sia fuori controllo e che il principio della libertà di movimento nell’Ue impedisca alla Gran Bretagna di tutelare adeguatamente le proprie frontiere.

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Carlos Vargas-Silva, dell’Osservatorio sulle migrazioni dell’Università di Oxford, sostiene che sia “impossibile sapere quale sarebbe l’impatto reale della Brexit sull’andamento dei flussi migratori nell’Ue” e che “i vari scenari di cui si sente parlare sono del tutto ipotetici”.

Secondo Vargas-Silva, l’uscita del Regno Unito dall’Ue potrebbe rafforzare i controlli alle frontiere britanniche. Dall’altro lato, però, “se Londra volesse entrare nell’Area economica europea, dovrebbe anche accettare il principio della libera circolazione”.

L’Osservatorio sulle migrazioni è anche convinto i benefici sociali del welfare britannico non siano il fattore principale che attrae i cittadini europei verso il Regno Unito.

Secondo l’Osservatorio, “non c‘è modo di misurare il peso del welfare nel processo decisionale degli individui; la maggior parte degli immigrati europei non percepisce benefici sociali e, anche in assenza dei suddetti benefici, l’attrattiva del Paese non verrebbe meno”.

Influenza globale

Anche il ruolo della Gran Bretagna nel mondo divide sostenitori e oppositori della Brexit.

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I primi affermano che il Paese sarebbe più forte sulla scena mondiale se ritrovasse la propria indipendenza. I secondi sostengono invece che Londra sarebbe emarginata, una volta lasciata l’Ue.

Anand Menon dirige The UK in a Changing Europe, un’organizzazione che fornisce studi imparziali sulle relazioni tra il Regno Unito e gli altri Paesi europei.

Menon sostiene che è vero che “gli Stati membri dell’Unione europea cedono parte della loro sovranità perché sono le istituzioni europee a chiederlo”. Ed è vero anche che “le leggi nazionali sono subordinate a quelle europee”.

Ma, “in tema di politica estera, gli Stati membri sono liberi di fare le scelte che ritengono più opportune”.

A commento delle dichiarazioni del presidente statunitense Obama, secondo il quale Londra dovrebbe rimanere nell’Ue, Menon afferma che “ogni leader internazionale pensa innanzitutto a ciò che è meglio per il proprio Paese”.

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Se la Gran Bretagna uscisse dall’Unione europea, per gli Stati Uniti e le altre potenze mondiali questo sarebbe “un nuovo dossier internazionale che andrebbe ad aggiungersi a una già fitta agenda”.

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