La Corte penale internazionale scagiona il vicepresidente del Kenya, William Ruto

Le violenze più sanguinose nella storia post-coloniale del Kenya non hanno colpevoli. La Corte penale internazionale dichiara il non luogo a procedere nei confronti del vicepresidente, William Ruto. Era accusato di crimini contro l’umanità per aver fomentato le violenze post-elettorali del 2007-2008 che causarono più di mille morti e circa 600mila sfollati.
A Eldoret, città natale di Ruto, i sostenitori del partito di governo celebrano la decisione, nonostante – formalmente – l’archiviazione non è considerata definitiva. L’accusa non ha potuto presentare tutte le testimonianze raccolte: 16 dei 42 testimoni non sono comparsi in aula a causa di minacce, intimidazioni o timori di rappresaglie.
“La decisione del tribunale internazionale significa che, a questo punto, per le vittime della violenze post-elettorali del 2007 in Kenya, le vittime di omicidi, le vittime che sono state sfollate dalle loro case, rimarranno senza una reale prospettiva di giustizia”, spiega Elizabeth Evenson, consulente legale di Human Rights Watch.
La Corte ha stabilito che non c’erano prove sufficienti per un processo. Ruto era accusato, insieme a un giornalista, di aver fomentato gli scontri etnici che hanno provocato almeno 1200 morti. Il Parlamento di Nairobi si era rifiutato per due volte di creare un tribunale locale.