Giappone in prima fila nello sminamento della Cambogia

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Di Euronews
Giappone in prima fila nello sminamento della Cambogia

Ci sono luoghi in cui mettere piede significava non molto tempo fa rischiare di saltare in aria su una delle decine di mine nascoste sotto terra.
Nel secondo episodio di Focus “Speciale Giappone” siamo andati in Cambogia per vedere in che modo l’aiuto del governo nipponico nel processo di sminamento ha portato pace e sicurezza alle popolazioni locali.

La stabilità della Cambogia è importante per la stabilità di tutta la regione

Un’insegnante racconta: “Dopo che questa terra è stata ripulita dalle mine, hanno costruito questa scuola. I bambini possono così avere accesso all’istruzione di cui hanno bisogno all’interno della comunità, e cercare di costruirsi un futuro migliore”.

La sua scuola è solo un esempio degli sforzi che il “Cmac“http://cmac.gov.kh, il Centro anti-mine cambogiano, sta facendo nel sensibilizzare la popolazione, oltre che nello sminamento.

Trent’anni di guerra hanno lasciato segni profondi. La sminatrice Keng Sotheara ci mostra alcuni degli esplosivi recuperati: “Una mina antipersona, un ordigno inesploso, e una mina anticarro”.

Armi letali che giacciono dormienti nel terreno, spesso per decenni.

La situazione è particolarmente grave nella regione di Battambang, vicino al confine con la Tailandia.

La Cambogia resta uno dei paesi più minati al mondo, retaggio di decenni di guerra.

1.600 sminatori sono attivi qui per annientare queste minacce mortali, con l’ausilio di macchine sminatrici, cani e rivelatori di mine.

Un compito impegnativo, portato avanti grazie all’aiuto del Giappone, il principale donatore negli ultimi dieci anni.

Tagaki Shigeru, consigliere tecnico, ci mostra “una macchina giapponese che serve a stanare le mine antipersona. Pesa 34 tonnellate. Questi denti servono a esplorare il terreno. Ogni dente è lungo 30 centimetri”.

Un lavoro di squadra che ha dato i suoi frutti: in tutto il paese sono già stati distrutti 2,6 milioni di mine e ordigni inesplosi come bombe, proiettili e granate.

Heng Ratana, direttore generale di Cmac, ci informa che “Fin dagli anni Ottanta il governo e il popolo giapponese hanno davvero aiutato i cambogiani a lavorare insieme per costruire la pace, non ci sono più combattimenti. Siamo molto orgogliosi di vedere i giapponesi aiutarci a risollevarci per poter poi camminare da soli”.

Il Giappone non ha inviato solo attrezzature, ma anche sostegno finanziario ed esperti incaricati di formare personale locale, come la nostra Keng Sotheara. Questa trentunenne da più di 10 anni rischia la vita ogni giorno nei campi minati percorrendoli con il metal detector.

“Dopo che il cerca mine ha segnalato un oggetto – spiega – ogni azione va compiuta con estrema cautela. Soprattutto quando scavo e uso il pennello, devo essere molto morbida”.

Si stima che nel paese si nascondano ancora milioni di mine e ordigni inesplosi.

Una volta terminato il processo di sminamento di un terreno, lo si consegna alle comunità: una tappa fondamentale per favorire la crescita economica.

Naoki Kamoshida, dell’ambasciata giapponese in Cambogia, esprime la sua soddisfazione: “Il nostro obiettivo è aiutare questo paese a essere libero, democratico e socialmente stabile. La stabilità della Cambogia è importante per la stabilità di tutta la regione”.

Una soddisfazione che si riflette anche nelle parole di Chanry Vap, una contadina: “Da quando Cmac ha ripulito il terreno, non ho più paura di lavorare nel mio campo, e posso coltivare quello che voglio. La vita della mia famiglia è migliorata tantissimo”.

Un tempo mortale, questo terreno è ora ricco di promesse, e ha restituito ai suoi proprietari il sostentamento di cui hanno bisogno.