L'esploratore Henry Worsley muore tentando la traversata in solitaria dell'Antartide

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Di Andrea Neri
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È morto tentando l’impresa che nessun uomo è mai riuscito a portare a termine: la traversata dell’Antartide in solitaria, senza assistenza

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È morto tentando l’impresa che nessun uomo è mai riuscito a portare a termine: la traversata dell’Antartide in solitaria, senza assistenza.

L’esploratore britannico Henry Worsley, dopo 71 giorni di un viaggio che ne sarebbe dovuti durare 75 circa, è stato stroncato dalle conseguenze della disidratazione e da una peritonite.

Quando venerdì scorso ha richiesto l’intervento dei soccorsi, a meno di 50 chilometri dal traguardo, era troppo tardi. L’ospedale di Punta Arenas, in Cile, ha fatto il possibile. Domenica il decesso.

“Il paziente è arrivato con una peritonite allo stadio davvero molto avanzato. Ne portava i sintomi da circa 4 giorni. Gli sono state fornite tutte le cure più adeguate ma la prognosi e il decorso della malattia non hanno lasciato margine di manovra” dice Juan Pablo Ormazabal della clinica Magallanes.

Henry Worsley, ex-colonnello dell’esercito, 55 anni, aveva percorso 1.600 chilometri circa: la stessa impresa in cui aveva fallito, nel 1915, Ernest Shackleton.

#Antarctica 1915-2016 Adventure and Failure from #Shackleton to #Worsley / rip pic.twitter.com/iW7S9n5jZd

— Andrea S. Neri (@AndreaNerone) 25 Gennaio 2016

L’impresa di Worsley nasceva proprio a un secolo dalla spedizione dell’Endurance, nome della nave a tre alberi a bordo della quale un equipaggio di 28 persone, guidate dall’esploratore britannico Shackleton, partì alla volta del Polo Sud nel 1914 con lo scopo di attraversare a piedi le grandi distese di ghiaccio.

Impresa che morì sul nascere con il naufragio della nave intorno al 70° parallelo, in una zona completamente isolata. Seguì una incredibile lotta per la sopravvivenza che, grazie alla guida di Shackleton, permise il ritorno in patria di tutto l’equipaggio. Dopo aver razionato le provviste e sopravvissuto a temperature tra i -22°e i -45°.

Appena tornati a casa quasi tutti queli uomini partirono in guerra e 5 di loro morirono al fronte. Nel 2013 sono stati pubblicate alcune delle fotografie della spedizione: 22 negativi salvati dai ghiacci.

Tra i primi ad esprimere il cordoglio per la scomparsa di Worsley, la cui iniziativa doveva finanziare l’Endeavour Fund, il Duca di Cambridge, sostenitore della fondazione che da assistenza ai militari malati o feriti.

The #Endurance trapped in the #Antartic Ice 1915 pic.twitter.com/ShtWZ43qON

— Andrea S. Neri (@AndreaNerone) 25 Gennaio 2016

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