Burundi: 87 morti e l'ombra di violenze di Stato

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Di Diego Giuliani
Burundi: 87 morti e l'ombra di violenze di Stato

Decine di cadaveri abbandonati per strada: alcuni martoriati da colpi sparati a bruciapelo e altri con le mani legate dietro la schiena.

La capitale del Burundi, Bujumbura, ha trovato sabato l’orrore a lastricare le strade dei quartieri più ostili al presidente Nkurunziza: le peggiori violenze dal fallito colpo di stato contro di lui a maggio.

“Stavo sull’uscio quando ho visto passare dei poliziotti. Avevano indivuato degli uomini, poco lontano, e avevano ordinato loro di fermarsi. Per paura, questi si sono invece messi a scappare e gli agenti hanno aperto il fuoco. È allora che nostro figlio ha provato a chiudere la porta di casa, ma i poliziotti l’hanno visto e… gli hanno sparato: qui e qui”.

L’esercito si è rifiutato di chiarire circostanze e dinamica delle morti, ma ha parlato di un centinaio di armi sequestrate e di una novantina di vittime dopo l’attacco a tre campi militari di Bujumbura. Tra queste ultime, secondo le stesse fonti, 79 “ribelli”, quattro poliziotti e altrettanti militari. Poco prima tre campi militari della capitale erano stati oggetto di non meglio specificati attacchi.

Diversi residenti hanno riferito di arresti ed esecuzioni arbitrarie da parte dell’esercito. Testimonianze che sembrano suffragate dal fatto che molti cadaveri sono stati rinvenuti con le mani legate dietro la schiena e segni di spari a bruciapelo.

Nella giornata di sabato le autorità hanno rapidamente provveduto a sgombrare le strade dai cadaveri, sostenendo che la misura fosse volta ad evitare la diffusione di epidemie. Timore a cui hanno dato voce diversi abitanti di Bujumbura è invece che l’intenzione fosse di occultare le prove di un massacro operato dalle stesse forze dell’ordine. Fonti locali sostengono che molti corpi siano stati frettolosamente sepolti in fosse comuni.