COP21 "L'uomo ha inciso sul clima. Possiamo riuscirci ancora"

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Di Euronews
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Quando i primi astronauti andarono sulla Luna e osservarono la Terra, non poterono fare a meno di meravigliarsi per la bellezza di quella sfera di un

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Quando i primi astronauti andarono sulla Luna e osservarono la Terra, non poterono fare a meno di meravigliarsi per la bellezza di quella sfera di un colore blu pallido, vista dallo spazio.

Vedere il nostro pianeta è stata non solo una forte esperienza emotiva, ma anche il frutto di un processo di scoperta che ci ha portato a conoscere processi che non saremmo stati in grado di capire, senza un punto di osservazione sull’orbita terrestre.

Osservare la Terra dallo spazio ci ha anche permesso di renderci conto dei cambiamenti climatici indotti dall’uomo attraverso le emissioni di biossido di carbonio nell’atmosfera.

Quindi come cambierà la Terra, nei prossimi mille o diecimila anni?

Jean-Nöel Thépaut, del Centro europeo per le previsioni meteorologiche a medio termine (ECMWF): “E’ difficile, per uno scienziato, dirsi assolutamente sicuro. Meglio esprimersi in termini di probabilità: media, alta o estremamente alta. Siamo certi solo di ciò che vediamo accadere oggi. La temperatura è aumentata, sta aumentando anche il livello dei mari, i ghiacci artici si stanno ritirando, e così i ghiacciai.”

Andrew Shepherd insegna Osservazione della Terra all’Università di Leeds nel Regno Unito: “Le cose saranno molto diverse nell’emisfero settentrionale. Il livello dei mari si è abbassato negli ultimi anni. Questo è certo. I ghiacci polari nell’Antartide e in Groenlandia avranno lo stesso aspetto, visti dallo spazio, ma avranno molto meno ghiaccio in superfice. Sciogliendosi, il ghiaccio farà aumentare il livello degli oceani. Quindi dovremo adattarci ai cambiamenti.”

Negli ultimi decenni, il numero dei satelliti per l’osservazione terrestre messi in orbita è aumentato enormemente. Questi satelliti studiano il nostro pianeta: la sua atmosfera, la sua vegetazione, lo stato dei ghiacci e degli oceani.

Oggi, possiamo monitorare le condizioni meteo e studiare le variazioni climatiche in modi che sarebbero stati impensabili senza la tecnologia spaziale. Ma come possiamo essere sicuri delle nostre previsioni?

Jean-Nöel Thépaut: “L’osservazione spaziale ha un po’ più di trent’anni. I satelliti meteorologici esistono dalla metà degli anni Sessanta. Per il periodo precedente, dobbiamo compensare la mancanza di dati con osservazioni di qualità. E prima ancora, ci sono i rilevamenti geologici”.

Andrew Shepherd: “Negli ultimi dieci anni, abbiamo acquisito ottime rilevazioni sui Poli grazie alla missione Cryosat dell’ESA, che osserva l’evoluzione dei ghiacci al Polo Nord e al Polo Sud. Siamo stati a lungo convinti che i ghiacci polari non subissero cambiamenti, fino a quando non li abbiamo osservati dai satelliti. Allora ci siamo accorti che, in alcune zone in Groenlandia, si sciolgono fino a cinque o dieci volte più rapidamente di vent’anni fa. Oggi, la Terra sembra molto diversa rispetto a quando è stato siglato il Protocollo di Kyoto nel 1997”.

Come si potrà verificare nel tempo che gli impegni assunti alla conferenza sul clima di Parigi vengano poi onorati?

Jean-Nöel Thépaut: “La Commissione europea ha già avviato una riflessione per capire se serva un nuovo satellite sentinella, o un’altra missione, per monitorare le emissioni di Co2 e garantire che le promesse e gli impegni assunti in questa conferenza siano mantenuti”.

In Europa, l’esperienza accumulata nell’osservazione della Terra ha dato vita a un sistema di satelliti sentinella. Questa rete fornisce un flusso continuo e affidabile di dati nell’ambito del programma europeo Copernico.

L’ultimo satellite di questa famiglia, Sentinel-3, è stato appena completato nel sud della Francia e verrà lanciato in orbita tra poche settimane.

Gli scienziati sono restii a formulare previsioni a lunga scadenza, ma, basandosi sulle proiezioni, possono ipotizzare alcuni scenari di massima.

Andrew Shepherd: “Le proiezioni future a mille o diecimila anni ci dicono che lo strato di ghiaccio potrebbe scomparire in Groenlandia e nell’Artico. Se questo si verificasse, il pianeta sembrerebbe molto diverso. Questi scenari improbabili ma possibili vanno considerati. Ma non vogliamo spaventare la gente con prospettive che forse potrebbero realizzarsi tra diecimila anni”.

Jean-Nöel Thépaut: “Nell’ultimo secolo siamo stati artefici di un cambiamento, immettendo enormi quantità di biossido di carbonio nell’atmosfera. Quindi dovremmo anche poter invertire questo cambiamento”.

La conferenza di Parigi punta a mettere d’accordo i leader mondiali su un piano di riduzione delle nostre emissioni di Co2, al fine di rallentare i cambiamenti climatici in corso. Ma ha senso pensare di poter controllare le mutazioni che avvengono nel nostro pianeta?

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Andrew Shepherd: “Ho fiducia nella tecnologia perché ha risolto molti problemi nel corso del Ventesimo secolo. Non c‘è motivo per cui non possa risolvere anche questo. L’energia deve provenire da una fonte diversa in futuro, questo è chiaro. Tutti coloro che hanno interessi nell’energia lo sanno e stanno investendo risorse per risolvere il problema”.

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