Finiti i discorsi dei presidenti, la Conferenza Internazionale sul Cambiamento Climatico vede da oggi le delegazioni impegnate in trattative che si
Finiti i discorsi dei presidenti, la Conferenza Internazionale sul Cambiamento Climatico vede da oggi le delegazioni impegnate in trattative che si preannunciano molto complesse.
Ed è il giorno dell’Africa: a presiedere la giornata è Abdel Fattah al Sisi, il presidente egiziano.
L’Africa, è stato fatto notare, è il continente che inquina meno, e che nello stesso tempo subisce maggiormente gli effetti dell’inquinamento altrui.
“L’Africa – ha spiegato il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Ban Ki Moon – è particolarmente vulnerabile agli effetti del cambiamento climatico. Buona parte della sua economia dipende da risorse naturali sensibili al clima. Ogni ostacolo al cibo, all’agricoltura e alla gestione dei rifiuti comporta rischi seri non solo per le economie locali, ma anche per la stabilità politica”.
Sette africani su dieci sopravvivono grazie all’agricoltura, ed è una forma d’agricoltura che per il 90% dipende dalla pioggia. Negli ultimi decenni, però, la variabilità si è accresciuta, e questo rende particolarmente difficile ammortizzare gli investimenti. Senza contare i lunghi periodi di siccità, anch’essi in aumento.
In occasione della giornata africana viene inaugurato lo stand Africa, ma è soprattutto a livello finanziario che i governi africani sperano in un contributo significativo: per ora si parla di piani imponenti ma destinati ad aumentare la dipendenza economica, mentre nel continente nero molti vedono la necessità di finanziamenti a fondo perso, quasi in termini di risarcimento da parte del mondo che inquina.