Russia: l'opposizione fa una breccia su Mosca

Russia: l'opposizione fa una breccia su Mosca
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Di Euronews
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“Cambiare la Russia cominciando da Mosca”.
Questo il grido di battaglia di Alexei Navalny che si è imposto come volto nuovo sullo scenario politico moscovita. Anche se non ha vinto alle municipali, ha determinato, secondo molto esperti, un importante punto di svolta nella politica russa.

Da bloggeur e attivista anticremlino, accreditato di neppure 10% nel giugno scorso, a uomo politico consacrato, il salto per lui è stato breve ma di sostanza.

Gli basterà?

Finora Navalny è riuscito a galvanizzare la folla, è lui all’origine delle grandi manifestazioni che si sono ripetute nell’inverno a cavallo tra il 2011 e il 2012, subito dopo le legislative e prima delle presidenziali che consacrarono Putin ancora una volta alla guida del Paese.

La folla chiamata in piazza da Navalny denunciava già allora brogli e manipolazioni del voto.

Contestazioni cui Putin ha risposto subito con le maniere forti. Arresti e processi si sono subito moltiplicati. Il cosiddetto processo bolotnaya, (balot-naya) bolotnaya è una delle principali piazze, non lontana, dal Cremlino, dove i manifestanti si radunano, vede alla sbarra 27 persone accusate di disordini e attacchi contro le forze dell’ordine nel maggio del 2012.

Le prove di forza del Cremlino hanno comunque fiaccato quest’opposizione militante, che l’anno scorso riusciva a portare in piazza più di centomila persone, e oggi non più di 30 mila.

Il clan Putin, di cui Sobyanin, il vincitore delle municipali di Mosca, è un sostenitore, ha gioco facile su quasi tutto. Anche se il logorio del potere comincia a sentirsi, a Ekaterinburg, terza città russa ha vinto un esponente anti-putin e stando a un recente sondaggio più della metà dei russi ha ancora fiducia nel presidente, ma solo il 20% vorrebbe per lui un quarto mandato.

Quello che manca in Russia sembra un’opposizione organizzata guidata da un leader carismatico.
Per Alexei Navalny, guai giudiziari a parte, è forse tempo di guardare oltre le amministrative di Mosca!

Per la prima volta da molti anni, in Russia i candidati dell’opposizione sono stati in corsa per l’elezione a sindaco: è accaduto a Mosca e Yekaterinburg. All’inizio della campagna i sondaggi davano ad Alexei Navalny intorno al 9 per cento, ma alla fine, secondo i dati ufficiali, ha ottenuto più del 27 per cento. Ma il rappresentante del partito al potere, il sindaco uscente di Mosca Sergei Sobyanin ha ottenuto più del 51 per cento, anche se i sondaggisti pronosticavano un risultato molto migliore per lui.
Navalny però rifiuta di riconoscere i risultati ufficiali, chiede che si vada al ballottaggio e chiama i suoi sostenitori in strada.
Stanislav Belkovsky è un analista politico russo, a capo dell’Istituto Nazionale di Strategia. È in collegamento con noi da Mosca.

euronews:
Secondo lei, che cosa non va bene a Navalny? In fondo ha preso il triplo dei voti previsti all’inizio della campagna elettorale.

Stanislav Belkovsky:
Navalny gestisce i suoi sostenitori, e ne ha centinaia di migliaia solo a Mosca: usa tecniche di pressione psicologica, le ha ben studiate e da leader carismatico le mette bene in pratica. Ritiene che la mobilitazione dei sostenitori sia possibile solo in condizioni di pressione psicologica, ed è il motivo per cui contesta tutto. Altrimenti Navalny finirebbe semplicemente in carcere e tutti si dimenticherebbero di lui nel giro di pochi mesi. Quindi mette una forte pressione anche sull’attuale sindaco di Mosca, in modo da ottenere concessioni non necessariamente collegate alla revisione del risultato elettorale moscovita.

euronews:
Possiamo dire che uno dei risultati di queste amministrative a Mosca è una sorta di cambiamento del clima politico in Russia? Come si evolverà la situazione? L’opposizione continuerà a proporre i propri candidati, o il Cremlino ora si è spaventato e varerà nuove restrizioni?

Stanislav Belkovsky:
Non c‘è dubbio, la Russia è entrata nell’era della Perestroika 2, cosa che avevo detto tre anni fa. Non prevedo una repressione, in Russia non si entrerà in uno scenario politico di tipo bielorusso. L’intellighentia russa è nel panico, è un’intellighentia che ad ogni azione guarda al Cremlino e invoca i Gulag, i campi di prigionia, ma nello stesso tempo beve brandy nei bar più lussuosi di Mosca e si fa sgridare da Putin. Il risultato di Navalny a Mosca e il risultato di Royzman a Yekaterinburg erano inimmaginabili due anni fa.
Non ci credeva nessuno. E quindi ormai siamo nella Perestroika 2. Il Cremlino e l’ufficio del Sindaco di Mosca stanno tremando sotto la pressione di questa Perestroika 2, sotto la pressione dell’opposizione. E un politico fine e anche cinico come Navalny vuole sfruttare il momento. Ora il Cremlino ha solo due scelte possibili. La prima è la via morbida: il negoziato. Integrare Navalny nel sistema politico attuale, dandogli altre possibilità di partecipare alla vita politica e impedendo che vada in carcere. Il secondo percorso è quello duro: incarcerarlo e confermare in appello la condanna inflitta in primo grado.

euronews:
Un altro risultato di domenica scorsa è la vittoria del candidato indipendente Yevgeny Roizman alle elezioni per il sindaco di Yekaterinburg, che è la quarta città della Russia. Che succederà? Il Cremlino lo lascerà lavorare tranquillamente nella sua nuova posizione?

Stanislav Belkovsky:
Penso che una larga parte dell‘élite politica di Yekaterinburg sia insoddisfatta del governatore regionale, Kuyvashev, e del suo ambiente politico. Sono pronti ad appoggiare un leader carismatico come Roizman. E quindi, indipendentemente dal fatto che qualcuno voglia lasciar lavorare Roizman tranquillamente oppure no, lui continuerà a guadagnar punti.
La stessa cosa accadde con i politici indipendenti che lasciarono il partito comunista alla fine degli anni ’80, nell’Unione Sovietica, all’epoca della Perestroika 1. Anche Mikhail Gorbaciov e il suo entourage pensavano che sarebbe stato facile controllare i politici che andavano ad occupare certe posizioni dopo libere elezioni. La storia ha provato che non era vero. Il politico che ha mangiato un dito del regime autoritario presto o tardi ne mangerà tutta la mano. È quello che accadrà con Roizman a Yekaterinburg e nella regione.

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