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Nessuna relazione: gli scienziati respingono le affermazioni di Trump che collegano il paracetamolo all'autismo

Una donna prende una pillola.
Una donna prende una pillola. Diritti d'autore  Canva
Diritti d'autore Canva
Di Gabriela Galvin
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L'amministrazione Trump indica un possibile collegamento tra l’uso di paracetamolo in gravidanza e l’autismo nei bambini. Gli esperti respingono la teoria, sottolineando la mancanza di prove e i rischi di allarmismo

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L’amministrazione Trump ha annunciato di aver individuato un presunto legame tra l’uso di paracetamolo durante la gravidanza e l’autismo nei bambini, suscitando immediate reazioni da parte della comunità scientifica.

Secondo quanto riportato, la nuova indicazione metterebbe nel mirino il paracetamolo, farmaco molto diffuso e considerato sicuro durante la gravidanza. Tuttavia, esperti di salute infantile e ricercatori di tutto il mondo hanno contestato la tesi.

"Sono estremamente fiduciosa nell'affermare che non esiste alcuna relazione tra il paracetamolo e l'autismo", ha dichiarato Monique Botha dell’Università di Durham, sottolineando che le evidenze scientifiche disponibili sono inconcludenti e non dimostrano causalità.

Studi su larga scala, come quello svedese che ha analizzato quasi 2,5 milioni di bambini nati in un arco di 24 anni, non hanno rilevato alcuna correlazione tra l’uso prenatale di paracetamolo e il rischio di autismo, disabilità intellettiva o Adhd. "Altri fattori, come la genetica o la salute materna, possono spiegare meglio eventuali risultati", ha spiegato la dottoressa Hannah Kirk della Monash University in Australia.

Gli esperti ricordano che l’autismo è determinato da una complessa combinazione di fattori genetici e ambientali, mentre l’aumento delle diagnosi nel tempo è legato a una maggiore consapevolezza e ai miglioramenti negli screening.

Le linee guida riportate dal Washington Post suggeriscono alle donne di limitare l’uso del paracetamolo durante la gravidanza, salvo per ridurre la febbre. Gli specialisti mettono però in guardia: scoraggiare l’uso del farmaco può creare ansia nelle donne incinte e aumentare i rischi legati alla febbre alta, noto fattore di disturbi del neurosviluppo.

"Questo tipo di annuncio rischia di stigmatizzare le famiglie con bambini autistici e rinvigorisce lo schema della colpa materna", ha aggiunto Botha, evidenziando le conseguenze psicologiche di un messaggio allarmistico non supportato da evidenze solide.

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