Dopo i bombardamenti russi sul porto di Pivdennyi a Odessa, il Black Sea registra una fuoriuscita di olio vegetale con impatto su spiagge e uccelli. Le autorità e volontari lavorano alla bonifica
Al largo delle coste di Odessa, nel Mar Nero, sono state avvistate vaste macchie simili a petrolio e numerosi uccelli marini morti o contaminati, confermano fonti locali e l’amministrazione militare regionale. Le autorità ucraine collegano il fenomeno ai recenti bombardamenti russi sul porto di Pivdennyi (Yuzhny), uno dei principali scali commerciali del Paese, duramente colpito tra il 20 e il 22 dicembre da attacchi missilistici e con droni.
Secondo la Ukrainian Sea Ports Authority, il bombardamento ha danneggiato infrastrutture di stoccaggio includendo contenitori con farina e olio vegetale, che si sono riversati nell’acqua. La fuoriuscita ha causato la formazione di pellicole oleose sulla superficie del mare, complicando le operazioni portuali già sotto pressione per gli attacchi.
Operazioni di contenimento sotto le bombe
Le prime 48 ore dopo il colpo sono state caratterizzate da bombardamenti continui, rendendo difficile ogni tentativo di contenimento delle fuoriuscite. Le squadre di emergenza hanno potuto installare barriere galleggianti solo durante brevi pause tra gli allarmi aerei, seguendo le norme di sicurezza. Una volta stabilizzata la situazione, l’area d’acqua è stata circondata da barriere protettive a doppio strato e chiusa temporaneamente all’ingresso di nuove imbarcazioni finché non sarà completata la bonifica.
Navi specializzate e servizi di emergenza stanno raccogliendo la sostanza oleosa dalla superficie del mare, mentre i controlli ambientali sul livello di inquinamento continuano. La State Environmental Inspectorate e il Centro Regionale di Controllo della Sanità di Odessa monitorano anche la qualità delle acque.
Spiagge nere e volontari in azione
Sulle spiagge di Odessa, come Lanzheron e Otrada, decine di uccelli marini sono stati trovati coperti dal film oleoso, incapaci di volare o in condizioni critiche. Volontari locali e il personale dello zoo di Odessa hanno lanciato appelli per la raccolta e il soccorso degli animali in difficoltà.
Il direttore dello zoo, Ihor Bilyakov, ha invitato i residenti a portare gli uccelli contaminati all’istituto: qui vengono lavati, asciugati, nutriti e riabilitati prima di essere liberati in natura, se possibile. Bilyakov ha sottolineato che un’esposizione prolungata all’olio può essere fatale per la fauna marina, e ha incoraggiato un intervento tempestivo per salvare quante più specie possibile.
Contesto degli attacchi e impatto ambientale
Negli ultimi giorni la Russia ha intensificato i raid contro Odessa e le infrastrutture portuali, colpendo non solo l’area commerciale, ma anche impianti logistici e di stoccaggio. Un attacco del 23 dicembre ha danneggiato una nave civile battente bandiera libanese carica di soia ucraina, mentre uno dei raid più gravi del mese ha lasciato ampie zone della città senza elettricità, acqua e riscaldamento.
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha definito questi attacchi come un tentativo di “limitare l’accesso marittimo” dell’Ucraina e di colpire le regioni costiere, una strategia che, secondo Kiev, mira a isolare economicamente e logisticamente il Paese.
Qualità della sostanza e prospettive di bonifica
Le autorità portuali hanno spiegato che la sostanza riversatasi in mare è olio vegetale (principalmente olio di girasole), un materiale organico che, sebbene biodegradabile, può avere gravi effetti ecologici se non contenuto rapidamente. Le operazioni di pulizia sono condizionate dalle condizioni di sicurezza sul campo e dagli allarmi aerei, rendendo l’intervento complesso ma imprescindibile per proteggere l’ecosistema marino.
Gli esperti avvertono che l’impatto a lungo termine sull’ambiente e sulla fauna dipenderà dalla velocità e dall’efficacia delle misure di contenimento, mentre le autorità proseguono nel monitoraggio e nella valutazione dei danni ambientali.