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La dieta mediterranea aiuta a compensare i rischi genetici di demenza

La dieta mediterranea è benefica in molteplici modi per la salute umana
La dieta mediterranea è benefica in molteplici modi per la salute umana Diritti d'autore  Canva
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Di Gabriela Galvin
Pubblicato il
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Secondo una nuova ricerca, le persone che seguono una dieta di tipo mediterraneo hanno meno probabilità di sviluppare forme di demenza e presentano un declino cognitivo più lento

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Un nuovo studio indica che seguire una dieta di tipo mediterraneo potrebbe aiutare a ridurre la possibilità di sviluppare forme di demenza, in particolare per le persone più esposte per via di fattori genetici. Si ritiene che infatti che tale patologia sia causata da una combinazione di fattori genetici, di stile di vita e ambientali.

Meno possibilità di sviluppare l'Alzheimer e declino cognitivo più lento

Tra i primi, a pesare è una variante del gene APOE, nota come APOE4. Essa triplica il rischio di sviluppare l'Alzheimer, la forma più comune di demenza. E più il gene è presente, più è facile che insorga la patologia.

Lo studio in questione, pubblicato sulla rivista Nature Medicine, mostra però che anche questi fattori di rischio genetici possono essere contrastati. Il team di ricerca, composto da studiosi statunitensi, ha scoperto infatti che, nell'arco di tre decenni, le persone che seguivano una dieta di tipo mediterraneo - ricca di verdura, frutta, noci, cereali integrali e povera di carni rosse e lavorate - presentano meno probabilità di sviluppare la demenza e subiscono un declino cognitivo più lento.

"Questi risultati suggeriscono che le strategie di alimentazione, in particolare la dieta mediterranea, possano contribuire a ridurre il rischio di declino cognitivo e ad allontanare la demenza influenzando fortemente le vie metaboliche chiave", ha dichiarato in un comunicato Yuxi Liu, una delle autrici dello studio e ricercatore presso l'ospedale dell'università di Harvard. "Questa raccomandazione è valida in generale, ma potrebbe essere ancora più importante per gli individui a maggior rischio genetica", ha aggiunto la ricercatrice.

Analizzati i dati di 4.200 donne e 1.500 uomini per 30 anni

Il team di Liu ha analizzato i dati di oltre 4.200 donne e quasi 1.500 uomini nell'arco di tre decenni. Hanno seguito le abitudini alimentari a lungo termine dei partecipanti, i campioni di sangue e i dati genetici, oltre a sottoporre un gruppo più ristretto di persone a regolari test cognitivi.

Il team ha scelto di studiare la dieta mediterranea perché altre ricerche avevano già dimostrato come essa possa aumentare il benessere cognitivo in età avanzata: "Volevamo verificare se questo beneficio potesse essere diverso in persone con background genetici diversi ed esaminare il ruolo dei metaboliti del sangue, le piccole molecole che riflettono il modo in cui il corpo elabora il cibo e svolge le normali funzioni", ha precisato Liu.

Circa il 25 per cento delle persone ha una copia di APOE4, mentre tra il 2 e il 3 per cento ne ha due. Non è del tutto chiaro perché la variante del gene aumenti il rischio di Alzheimer, ma è noto che la proteina APOE normalmente aiuta a trasportare i grassi come il colesterolo nel flusso sanguigno e nel cervello. La variante sembra influenzare il modo in cui il cervello risponde all'infiammazione e all'accumulo di placche senili, che possono aumentare il rischio di Alzheimer (anche se non significa che certamente si svilupperò la malattia).

Occorrono però ulteriori studi più ampi

Lo studio presenta però alcuni limiti, in particolare per il fatto che i partecipanti erano per lo più istruiti e di origine europea. Per confermare i risultati, secondo i ricercatori, sarebbero necessari studi più ampi con gruppi di persone più vari. Tuttavia, hanno suggerito che i medici potrebbero fare di più per includere test genetici e dei metaboliti quando valutano il rischio di Alzheimer dei pazienti.

"Nella ricerca futura speriamo di esplorare se l'incidenza su metaboliti specifici attraverso la dieta o altri interventi possano fornire un approccio più personalizzato per ridurre il rischio di demenza", ha concluso Liu.

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