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Meta sotto accusa: raccolta fondi per l’esercito israeliano aggira le leggi Ue

Il logo di Facebook su un telefono cellulare a Boston, USA, 14 ottobre 2022.
Il logo di Facebook su un telefono cellulare a Boston, USA, 14 ottobre 2022. Diritti d'autore  AP Photo/Michael Dwyer, File
Diritti d'autore AP Photo/Michael Dwyer, File
Di Anna Desmarais
Pubblicato il
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Una nuova indagine rivela che Meta ha ospitato oltre 100 annunci pubblicitari per la raccolta fondi a favore dell’esercito israeliano, violando potenzialmente il Digital Services Act dell’Ue. La Commissione europea potrebbe aprire un’inchiesta

Meta nel mirino per pubblicità che raccolgono fondi destinati alle forze armate israeliane. Secondo un’indagine della Ong internazionale Ekō, la piattaforma avrebbe veicolato decine di campagne non autorizzate in Europa, aggirando la legislazione dell’Ue sulla trasparenza pubblicitaria e la raccolta fondi per scopi militari.

Tra marzo e giugno 2025, almeno 117 annunci pubblicitari sono apparsi su Facebook e Instagram con l’obiettivo esplicito di finanziare l’esercito israeliano (Idf). Le pubblicità, rivolte anche a cittadini dell’Unione europea e del Regno Unito, hanno promosso donazioni per droni, giubbotti antiproiettile, elmetti tattici e altri equipaggiamenti militari, secondo il rapporto Ekō.

I gruppi promotori, tra cui le organizzazioni statunitensi Vaad Hatzedaka e Chesed Fund, avrebbero raccolto circa 2,4 milioni di dollari (2,05 milioni di euro). Sebbene Meta abbia rimosso alcuni annunci dopo la segnalazione, secondo Ekō la piattaforma ha permesso che le stesse campagne riapparissero, violando le proprie linee guida.

"La pubblicità su Meta non solo non viene bloccata, ma viene favorita — in aperta violazione delle regole europee", afferma Maen Hammad, ricercatore di Ekō.

Cosa dice la legge europea?

Le campagne in questione violerebbero il Digital Services Act (Dsa), in vigore dal 2024, che impone trasparenza e controllo su contenuti pubblicitari sensibili, soprattutto quelli riguardanti politica, difesa o sicurezza. Le piattaforme con più di 45 milioni di utenti attivi nell’Ue — come Meta, che ne conta circa 259 milioni — sono tenute a garantire meccanismi rigorosi di autorizzazione e archivio pubblico per tali annunci.

In particolare, il Dsa obbliga i colossi tech a rimuovere rapidamente i contenuti potenzialmente illegali e a evitare che le proprie piattaforme vengano manipolate per fini contrari alle normative nazionali, comprese quelle sulla beneficenza.

“Chiedere donazioni per equipaggiamenti militari utilizzati in un conflitto in cui è in corso un’indagine per genocidio, è una possibile violazione delle leggi caritatevoli in molti Paesi dell’UE”, aggiunge Hammad.

Verso un’indagine europea?

Ekō ha annunciato che porterà il dossier alla Commissione europea, chiedendo di accertare se si tratti di una violazione del DSA. Se accolta, l’indagine potrebbe portare a ispezioni, richieste formali di chiarimenti a Meta e, in caso di accertate irregolarità, multe fino al 6 per cento del fatturato globale.

Meta non ha risposto alle domande di Euronews Next né ha commentato ufficialmente l’accaduto.

Intanto, cresce la pressione sulle autorità europee per assicurarsi che il Digital Services Act non resti lettera morta, ma venga applicato con rigore anche nei casi più delicati, dove pubblicità digitali e conflitti geopolitici si intrecciano.

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