L’Unione europea allenta le sanzioni contro la Siria per sostenere la transizione politica, ma impone nuove misure restrittive a gruppi armati coinvolti in violenze contro civili. Il futuro resta incerto
L’Unione europea ha deciso di revocare la maggior parte delle sanzioni imposte negli ultimi anni alla Siria, compreso il blocco sul sistema finanziario, come segnale di apertura verso il nuovo governo guidato da Ahmad al-Sharaa.
Allo stesso tempo, Bruxelles ha annunciato nuove sanzioni mirate contro due comandanti e tre gruppi armati ritenuti responsabili delle violenze settarie scoppiate nella regione costiera lo scorso marzo.
La misura rientra in un più ampio tentativo di sostenere una transizione politica dopo la fine del regime di Bashar al-Assad, deposto a dicembre in seguito all’avanzata delle forze ribelli. Ahmad al-Sharaa, ex comandante dell’opposizione, è oggi a capo di un governo di transizione che, nelle intenzioni dell’Ue, dovrebbe aprire una nuova fase di stabilità per la Siria.
Kaja Kallas, Alto rappresentante dell’Ue per la politica estera, ha sottolineato che l’alleggerimento delle sanzioni è condizionato al mantenimento della pace e della legalità da parte del nuovo esecutivo siriano. “È la cosa giusta da fare, in questo momento storico, affinché l’Ue possa realmente sostenere la ripresa della Siria e una transizione politica che soddisfi le aspirazioni di tutti i siriani”, ha dichiarato.
Attive le sanzioni contro Assad, il programma chimico e i responsabili delle violazioni
Pur revocando una larga parte delle restrizioni, l’Unione europea ha confermato che resteranno attive le sanzioni contro individui e organizzazioni accusati di violazioni dei diritti umani e minacce alla sicurezza. Tra questi compaiono la famiglia allargata di Bashar al-Assad e i responsabili del programma di armi chimiche siriano.
Il nuovo orientamento dell’Ue si basa su una linea di continuità con le sanzioni “intelligenti”, mirate a colpire i veri responsabili delle violenze, senza ostacolare la ripresa del Paese nel suo complesso.
La speranza, condivisa anche da molte capitali europee, è che il sostegno economico e politico alla nuova leadership possa aiutare la Siria a ricostruire istituzioni legittime, garantire sicurezza ai civili e ridurre l’influenza di milizie e gruppi armati.
Sotto sanzioni le nuove milizie
La decisione dell’Ue include nuove misure restrittive contro due comandanti e tre gruppi armati accusati di attacchi settari contro civili, in particolare appartenenti alla minoranza alawita, storicamente legata al regime di Assad.
Le sanzioni colpiscono Mohammad Hussein al-Jasim, leader della Brigata Sultan Suleiman Shah, e Sayf Boulad Abu Bakr, comandante della Divisione Hamza. Entrambe le formazioni, secondo Bruxelles, hanno preso parte alle violenze che hanno colpito la regione costiera durante gli scontri di marzo. Colpita anche la Divisione Sultan Murad, altra milizia accusata di crimini contro civili.
Le violenze sarebbero esplose dopo un attacco da parte di lealisti di Assad contro le forze di sicurezza del nuovo governo vicino a Latakia. In risposta, milizie sunnite — alcune affiliate al nuovo apparato di sicurezza — avrebbero lanciato rappresaglie indiscriminate contro alawiti, accusati di essere simpatizzanti del vecchio regime. Gruppi per i diritti umani hanno documentato torture, rapimenti e uccisioni arbitrarie, costati la vita a centinaia di civili.
Incertezza tra la comunità alawita
Sebbene le violenze su larga scala siano cessate da marzo, i membri della comunità alawita affermano di vivere ancora in una situazione di paura costante, segnata da episodi isolati di sequestri e omicidi. La promessa del governo al-Sharaa di avviare un’indagine indipendente non ha ancora prodotto risultati tangibili, e cresce la frustrazione per l’apparente mancanza di giustizia.
Intanto, il nuovo esecutivo lotta per unificare le ex fazioni ribelli in un’unica forza armata nazionale. Il caos lasciato dalla lunga guerra civile rende difficile il controllo del territorio e la coesione tra gruppi con agende spesso divergenti. La stabilizzazione resta lontana, e le tensioni settarie rischiano di compromettere gli sforzi per la pace.
Le sanzioni statunitensi allentate
La decisione dell’Ue arriva pochi giorni dopo un provvedimento simile da parte degli Stati Uniti, che hanno concesso per sei mesi un’esenzione a una vasta serie di sanzioni imposte dal Congresso nel 2019. Si tratta di un passo concreto verso il compimento della promessa del presidente Donald Trump di revocare mezzo secolo di sanzioni su un Paese devastato da 13 anni di guerra civile.
Secondo le stime delle Nazioni Unite, il costo per la ricostruzione della Siria ammonta ad almeno 250 miliardi di dollari (circa 221 miliardi di euro), ma alcuni analisti parlano di cifre che potrebbero arrivare a 400 miliardi di dollari (circa 354 miliardi di euro). L’attuale realtà economica del Paese resta drammatica: il 90 per cento della popolazione vive in povertà, e lo Stato riesce a fornire solo due ore al giorno di elettricità.
Una transizione fragile e un’Europa vigile
L’alleggerimento delle sanzioni europee rappresenta un gesto di apertura politica, ma la sua efficacia dipenderà dalla capacità del nuovo governo di garantire sicurezza, inclusività e responsabilità. La revoca non è definitiva, e potrà essere annullata se gli impegni presi da al-Sharaa non saranno rispettati.
Bruxelles punta su una transizione graduale ma concreta, che permetta alla Siria di uscire dall’isolamento e avviare un processo di riconciliazione nazionale. Ma il percorso resta pieno di ostacoli: gruppi armati fuori controllo, divisioni settarie ancora vive e un’economia in rovina.
In questo scenario, l’Ue intende monitorare con attenzione l’evolversi della situazione, riservandosi il diritto di intervenire nuovamente per difendere i diritti umani e la stabilità regionale.