Siria, gli alawiti restano cauti sul futuro mentre in migliaia festeggiano la fine di Assad
Dopo la caduta di Bashar Al-Assad, l'etnia alawita a cui appartiene l'ex presidente è in ansia per il futuro sotto gli islamisti di Hts. Chiedono come la comunità internazionale una costituzione e un governo inclusivi: il reportage dalla Siria
Mentre ogni giorno migliaia di persone festeggiano la cacciata del presidente Bashar Al-Assad nella piazza degli Omayyadi, nel centro di Damasco, molti alawiti siriani affermano che le preoccupazioni per il futuro del loro Paese li fanno rimanere cauti.
Dopo la fuga di Al-Assad in Russia, l'8 dicembre, a seguito di una fulminea operazione militare che ha portato i ribelli dalla provincia settentrionale di Idlib a conquistare la capitale siriana, si è conclusa una brutale guerra civile durata oltre 13 anni.
Ma Ahmed*, un receptionist di mezza età, teme che questo possa essere l'inizio di un nuovo periodo di oppressione per la sua famiglia.
"Stiamo vedendo video da Latakia, dove l'Hts sta radunando le persone", dice, riferendosi a Hayat Tahrir Al-Sham (Hts) il gruppo militante guidato da Abu Mohammed Al-Jolani (alias di Ahmed al-Sharaa) che ha condotto l'avanzata su Damasco.
"Mia moglie piange ogni giorno e vuole andarsene", confessa Ahmed sussurrando.
Hts, che in passato ha sposato una strategia jihadista globale, è designato come organizzazione terroristica sia in Europa che negli Stati Uniti. Il suo leader Al-Sharaa è un musulmano sunnita con legami in passato con al-Qaeda e il suo gruppo affiliato in Siria, il Fronte Al-Nusra.
Fino a poco tempo fa esisteva anche una ricompensa di 10 milioni di dollari (9,6 milioni di euro) su qualsiasi informazione che potesse condurre ad Al-Sharaa.
Il passato jihadista di Ahmed Al-Sharaa preoccupa gli alawiti in Siria
Dopo la caduta e la fuga di Al-Assad Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Turchia e altri hanno scelto di prendere contatti ufficiali di alto livello con il gruppo.
Da parte sua Al-Sharaa ha rilasciato dichiarazioni in abiti civili e si è persino accorciato la barba, una mossa ritenuta in gran parte un segnale delle sue convinzioni più moderate che non ha alleviato tuttavia le ansie di Ahmed e della sua famiglia.
Il siriano alawita precisa che la sua preoccupazione per gli ex jihadisti non significa che preferisca Al-Assad, sotto il cui governo lui e i suoi compatrioti hanno sofferto in povertà mentre decine di migliaia di persone scomparivano, centinaia di migliaia venivano uccise e milioni si rifugiavano in tutto il mondo.
"Ma non ci assomigliano per niente", dice a Euronews, mostrando le foto dell'esecutivo di transizione creato dall'Hts.
A Idlib, dove il gruppo islamista governa dal 2017, vige uno stile di vita molto conservatore, in cui la maggior parte delle donne si copre i capelli, le mani e talvolta il viso fin dalla più tenera età e in cui la maggior parte degli uomini porta la barba lunga.
Per un osservatore esterno, alcuni aspetti potrebbero ricordare i luoghi governati da altri estremisti religiosi. Per esempio ad agosto il Governo di Salvezza Siriano, il braccio esecutivo dell'Hts a Idlib, ha imposto la segregazione di genere nelle scuole.
La decisione prevedeva anche "l'allontanamento dalle tendenze [della moda] che sono diverse dagli insegnamenti della nostra religione e dalle nostre tradizioni" e l'imposizione di un "abbigliamento conforme alla Sharia". Secondo l'ong Osservatorio siriano per i diritti umani, in tutta la provincia esistono tribunali della Sharia.
Il governo di transizione entrato in funzione a Damasco, composto da soli uomini sunniti e guidato dal primo ministro ad interim Mohammed al-Bashir, dovrebbero rimanere in carica fino a marzo, secondo Hts.
Ma la Siria, terra di innumerevoli civiltà, è molto più eterogenea di così.
Qual è la composizione etnica della Siria e come vivevano prima gli alawiti
Se la maggioranza dei 24 milioni di abitanti del Paese è composta da sunniti, il 10-13 per cento è alawita (fedeli di un ramo dell'Islam che costituiscono la maggiore minoranza della Siria, dove vivono anche curdi, cristiani, drusi e altri).
Bashar Al-Assad e suo padre, l'ex presidente Hafez al-Assad, sono alawiti originari di Latakia e sono noti per avere insediato persone del loro gruppo etnico in posizioni di alto livello nell'esercito e nel governo fin dagli anni '70.
Tuttavia, gli alawiti comuni che vivono principalmente nelle province costiere di Latakia e Tartus, ma anche a Damasco e Homs, non hanno goduto di una maggiore libertà durante i cinquant'anni di regime, come afferma un giovane siriano.
"Per me è stato peggio sotto Al-Assad", spiega Hussein*, studente di ingegneria di 21 anni, in piedi davanti a un piccolo mercato in una stradina di Mezzah 86, un quartiere di Damasco dove risiedono molti alawiti.
"Non ero contento di al-Assad, ma se lo avessi detto sarei stato (considerato) un traditore. Quindi, doppiamente negativo per me", ammette Hussein.
Ora, guardando al futuro, il ragazzo dice che vorrebbe credere alle promesse fatte da Hts, tra cui quella di proteggere i diritti delle minoranze e di non passare da un'oppressione all'altra.
"Nessuno ha il diritto di cancellare un altro gruppo. Queste etnie coesistono in questa regione da centinaia di anni e nessuno ha il diritto di eliminarle", ha dichiarato Al-Sharaa in un'intervista televisiva dopo la vittoria dei ribelli.
Mercoledì il nuovo leader ha anche promesso che la Siria non diventerà "l'Afghanistan" per quanto riguarda l'istruzione delle ragazze.
Si tratta di promesse importanti, che devono essere però monitorate molto attentamente, afferma Adam Coogle, vice direttore della divisione Medio Oriente-Nord Africa di Human Rights Watch.
"Le autorità di transizione siriane dovrebbero proteggere i diritti di tutti i siriani in egual misura e chiarire che gli atti di vendetta al di fuori dello Stato di diritto non saranno tollerati", esorta Coogle.
Nel frattempo, continuano a circolare notizie di soldati alawiti detenuti nelle prigioni di Hts, anche se Euronews non è in grado di verificare in modo indipendente queste affermazioni.
Il Partito per la Giustizia e lo Sviluppo (Akp) del presidente turco Recep Tayyip Erdoğan, l'attore politico con migliori rapporti con i nuovi governanti siriani, ha sottolineato la necessità che questo sia un modello "rispettoso della libertà di fede".
In un'intervista rilasciata di recente ai media locali, Ömer Çelik, portavoce dell'Akp, ha dichiarato: "I sunniti rispetteranno gli sciiti, gli sciiti rispetteranno i sunniti ... Un modello in cui tutti i gruppi etnici e religiosi vivono insieme. Noi diciamo: 'La Siria appartiene ai siriani'".
"Se non c'è un modello di governance inclusivo, purtroppo si perdono le conquiste e nascono conflitti più grandi. Deve esserci un modello di volontà comune" ha proseguito Çelik.
Giovedì scorso, il nuovo governo siriano ha congelato la Costituzione e il parlamento per un periodo di tre mesi. Al momento non è ancora chiaro se la nuova Siria avrà una Costituzione che sia equa verso tutte le persone di diversa provenienza.
Gli alawiti siriani che hanno parlato con Euronews hanno tutti detto che preferirebbero una costituzione civile e una Siria per tutti i siriani.
*I nomi dei siriani che hanno parlato con Euronews sono stati cambiati per proteggere la loro identità.