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Trump spinge gli alleati Nato verso il 5 per cento del Pil in spesa militare: scontro su tempi e cifre

Bandiere dei membri dell'Alleanza presso il quartier generale della NATO a Bruxelles, 10 aprile 2025
Bandiere dei membri dell'Alleanza presso il quartier generale della NATO a Bruxelles, 10 aprile 2025 Diritti d'autore  AP Photo
Diritti d'autore AP Photo
Di Gavin Blackburn Agenzie: AP
Pubblicato il Ultimo aggiornamento
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L’amministrazione Trump chiede agli alleati Nato e al Canada di alzare la spesa per la difesa al 5 per cento del Pil. Nuove tensioni e obiettivi sfidanti in vista del vertice dell’Aia del 25 giugno

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L'amministrazione Trump ha lanciato un chiaro ultimatum agli alleati europei della Nato e al Canada: portare la spesa militare al 5 per cento del Pil.

A darne notizia è stato Matthew Whitaker, nuovo ambasciatore statunitense presso la Nato, durante un incontro con i giornalisti alla vigilia della riunione dei ministri degli Esteri dell’Alleanza in Turchia. “Il 5 per cento è il nostro numero. Stiamo chiedendo ai nostri alleati di investire nella loro difesa come se lo facessero sul serio”, ha dichiarato Whitaker con tono netto.

Le sue parole segnano un'escalation retorica e strategica rispetto al precedente obiettivo del 2 per cento, concordato nel 2023, in risposta all’invasione russa dell’Ucraina.

L'ambasciatore degli Stati Uniti presso la Nato Matthew Whitaker
L'ambasciatore degli Stati Uniti presso la Nato Matthew Whitaker AP Photo

Una nuova soglia di spesa e nuove tensioni nell’Alleanza Atlantica

L’obiettivo del 5 per cento, definito da Whitaker “una necessità per la nostra sicurezza”, ha scatenato un immediato dibattito. Secondo l’ambasciatore, non si tratta più solo di aumentare le spese in missili e carri armati, ma anche in infrastrutture critiche e cybersicurezza. Tuttavia, il rappresentante statunitense ha precisato che ogni voce di spesa dovrà comunque essere chiaramente legata alla difesa.

Un simile incremento rappresenterebbe un cambio di paradigma per l’intera Nato. Attualmente, solo 22 su 32 membri raggiungono la soglia minima del 2 per cento, e i più recenti dati indicano una spesa in calo persino da parte degli Stati Uniti, passata dal 3,68 per cento del Pil dieci anni fa al 3,19 per cento stimato per il 2024.

Nel frattempo, Paesi come Italia, Spagna e Belgio restano indietro, con quest’ultimo che mira a raggiungere solo il 2 per cento entro il 2025.

Macerie di un edificio distrutto da un attacco aereo russo a Kostiantynivka, 8 maggio 2025
Macerie di un edificio distrutto da un attacco aereo russo a Kostiantynivka, 8 maggio 2025 AP Photo

Verso il vertice dell’Aia tra ambiguità, scetticismo e pressione politica

Il vertice Nato dell’Aia, previsto per il 25 giugno, sarà il teatro in cui si discuteranno nuovi target di spesa, in un contesto segnato da forti pressioni statunitensi e crescenti dubbi tra i partner europei. Il primo ministro olandese Dick Schoof ha avanzato una proposta intermedia: 3,5 per cento del Pil in spesa militare “dura” e 1,5 per cento in settori correlati come cybersicurezza e logistica, da raggiungere entro il 2032. Una visione che, sebbene raggiunga la soglia del 5 per cento proposta dagli Usa, ne modifica sostanzialmente la composizione.

Interrogato sull’ipotesi, il Segretario Generale della Nato Mark Rutte non ha confermato le cifre, ma ha ammesso che “ci sono molte voci in giro”. La Nato si trova così in una fase delicata, divisa tra la necessità di rafforzare le difese comuni e le difficoltà politiche ed economiche che un tale aumento implicherebbe per numerosi Paesi membri.

Donald Trump parla al Saudi-US Investment Forum a Riad, 13 maggio 2025
Donald Trump parla al Saudi-US Investment Forum a Riad, 13 maggio 2025 AP Photo

Europa-Usa: cooperazione o scontro industriale nel settore della difesa?

Oltre alla questione delle cifre, Whitaker ha posto un altro tema caldo sul tavolo: la necessità che le industrie americane della difesa vengano trattate equamente nell'ambito degli investimenti europei. Un monito esplicito all'Ue, che ha recentemente annunciato un piano per ridurre la sua dipendenza tecnologica e industriale dagli Stati Uniti in campo militare. Secondo Whitaker, escludere le aziende Usa minerebbe la “interoperabilità della Nato”, rallenterebbe il riarmo e soffocherebbe l’innovazione.

Le tensioni latenti si inseriscono in un quadro più ampio, in cui molti alleati temono che un eventuale secondo mandato Trump possa portare a un disimpegno degli USA dalla Nato, specialmente se alcuni membri continuano a non rispettare gli standard di spesa.

Nonostante Whitaker abbia evocato “minacce significative” per giustificare l’innalzamento dell’obiettivo al 5 per cento, non ha voluto precisarne la natura.

La Russia rimane il nemico designato, ma sullo sfondo emergono nuovi fronti: cyberspazio, instabilità geopolitica globale e competizione industriale interna all’Alleanza. In questo scenario complesso, il vertice dell’Aia rappresenterà un momento cruciale per il futuro della Nato: sarà un banco di prova per la sua coesione, la sua visione strategica e la sua capacità di adattamento.

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