Il nuovo presidente siriano Ahmed al-Sharaa chiede a Macron la revoca delle sanzioni. Il leader francese apre al dialogo, ma pone condizioni su diritti e riforme democratiche
Le sanzioni internazionali contro la Siria vanno revocate. È questa la richiesta centrale portata dal presidente siriano ad interim Ahmed al-Sharaa a Parigi, nel corso del suo primo viaggio ufficiale in Europa dopo la caduta del regime di Bashar al-Assad nel dicembre 2024. Un messaggio forte, diretto all’Unione europea, ma anche agli scettici interni alla politica francese.
Al termine di un incontro all’Eliseo con Emmanuel Macron, al-Sharaa ha dichiarato che "non c'è alcuna giustificazione per mantenere sanzioni pensate per Assad", sottolineando come esse siano oggi un “ostacolo concreto” alla ripresa economica del Paese. La Siria, secondo il leader ad interim, "ha voltato pagina" e non può essere punita per le azioni di un regime ormai esiliato.
Macron apre alla revoca graduale, "ma servono riforme e giustizia"
Macron, pur ribadendo la gravità delle violazioni del passato, ha riconosciuto che una nuova fase potrebbe giustificare un graduale allentamento delle misure restrittive. “Ora spetta alla Siria raccogliere la sfida del cammino verso la pace civile e l’armonia. Se il nuovo governo si impegnerà concretamente su giustizia e diritti, chiederò all’Ue di non rinnovare le sanzioni”, ha affermato.
La posizione francese è dunque di apertura condizionata: nessuna normalizzazione automatica, ma un possibile percorso politico, se il governo provvisorio dimostrerà discontinuità effettiva con il passato autoritario.
Il presidente francese ha anche sottolineato l’importanza del pluralismo religioso. “Il nuovo corso siriano deve garantire la protezione di tutti, indipendentemente dalla loro fede”, ha detto, citando le violenze di marzo contro la comunità alawita e gli scontri recenti con i drusi.
La richiesta è chiara: la transizione deve essere inclusiva, non una semplice sostituzione al vertice.
Macron ha infine ricordato che il gruppo Stato Islamico (Isis) resta una minaccia prioritaria per la sicurezza francese. Ha invitato gli Stati Uniti a mantenere una presenza militare in Siria e, in parallelo, a rivedere l’impianto delle sanzioni per non penalizzare la popolazione civile.
Un’Europa in cerca di equilibrio dopo Assad
La visita segna una tappa significativa nella delicata fase post-Assad, in cui l’Europa cerca di ricalibrare la propria strategia nei confronti della Siria. Parigi ha assunto un ruolo guida, bilanciando necessità diplomatiche e rispetto dei diritti umani.
L’eventuale allentamento delle sanzioni europee avrebbe effetti immediati sull’economia siriana, fortemente colpita dalla guerra e dall’isolamento internazionale. Tuttavia, la Francia e l’Ue mantengono il principio della condizionalità: nessun sostegno senza progressi democratici.
Una visita controversa: accuse interne e difesa della diplomazia
L’arrivo di al-Sharaa in Francia ha suscitato critiche da parte della destra, che lo accusa di essere una figura compromessa per via dei suoi trascorsi nel gruppo islamista Hayat Tahrir al-Sham. Il leader siriano è ancora soggetto a un divieto di viaggio da parte delle Nazioni Unite: Parigi ha dovuto richiedere un’esenzione per consentirgli l’ingresso.
Macron ha difeso la decisione: “La diplomazia non si esercita solo con chi ci è amico. Il dialogo è lo strumento principale della pace”.
Francia e Siria: una relazione lunga e complessa
La Francia ha storicamente avuto legami forti con la Siria, sin dal mandato coloniale del primo dopoguerra. Nel dopoguerra, i rapporti si sono alternati tra cooperazione e tensioni, fino al completo gelo seguito alla repressione delle rivolte del 2011 da parte del regime di Assad.
Dopo oltre un decennio di guerra e isolamento, la caduta di Assad apre ora la possibilità di una nuova fase nei rapporti bilaterali, seppur con tutte le cautele del caso.