Quali sono i momenti che scandiscono l’evento che porta all'elezione della nuova guida della Chiesa Cattolica, ma anche del nuovo capo di Stato vaticano
L'ombra del Conclave è pesata su Papa Francesco sin dal giorno del suo ricovero lo scorso 14 febbraio, che ha avuto il suo epilogo peggiore lunedì 21 aprile. La morte di Jorge Mario Bergoglio apre la transizione della Chiesa verso il suo successore, che si concluderà con il famoso annuncio dalla loggia centrale della basilica di San Pietro: “Habemus Papam”.
Ma cosa succede prima di queste parole pronunciate dal cardinale protodiacono, il primo dei cardinali dell'ordine dei diaconi, quello che dà la notizia al mondo al termine del Conclave?
Il Conclave è un processo che affonda le sue radici nella tradizione millenaria della Chiesa cattolica, ma che ha anche subìto alcune modifiche nel corso dei secoli per rispondere alle esigenze dei tempi moderni. Tanto da ispirare molti film che hanno ritratto rivalità personali e tensioni politiche dell'elezione papale, da ultimo il thriller Conclave, basato sul romanzo omonimo di Robert Harris, vincitore dell’Oscar per la miglior sceneggiatura non originale.
Perché si chiama Conclave?
Partiamo dall’etimologia della parola: la prima volta che si parla di conclave (dal latino "cum clave", ovvero, letteralmente, sottochiave), per indicare il luogo e il consesso cui è affidata l'elezione dei papi, è il 1274, anche se la sua origine è da ricercare in un episodio di alcuni anni prima.
Nel 1270 gli abitanti di Viterbo, allora sede pontificia, stanchi dell’indecisione dei cardinali nell’eleggere il nuovo papa, li chiusero a chiave (“clausi cum clave”) nella sala del palazzo arcivescovile della città per costringerli a decidere in fretta. La mossa non ebbe però molto successo: andato avanti per circa tre anni, quello fu il Conclave più lungo nella storia della Chiesa. Alla fine, fu eletto Gregorio X. Nel 1274, al Concilio di Lione, venne emanata la Costituzione apostolica “Ubi Periculum”: il documento con cui si introdusse l’isolamento obbligatorio della riunione cardinalizia, si istituì ufficialmente il Conclave e si stabilirono regole rigide poi cambiate col tempo.
Come funziona il Conclave
Sebbene alcune regole oggi siano state allentate, il Conclave rimane una procedura scandita da momenti ben precisi. Si tratta infatti di un evento che porta all'elezione della nuova guida della Chiesa Cattolica, ma anche del nuovo capo di Stato vaticano.
Entro 15-20 giorni dalla morte del papa, il decano del Collegio dei cardinali, il cardinale Giovanni Battista Re, 91 anni, convoca i cardinali a Roma per eleggere il successore. Il periodo che trascorre fino all'elezione di un nuovo Pontefice è chiamato “sede vacante”: durante quest’ultimo il Collegio dei cardinali mantiene la supervisione generale della chiesa, ma non può prendere decisioni importanti.
Il giorno di inizio del Conclave, i cardinali si riuniscono nella basilica di San Pietro in Vaticano per la messa pro eligendo Romano Pontefice, ovvero "per l'elezione del pontefice". La prima giornata è soprattutto dedicata alla preghiera, al termine della quale i cardinali in processione si dirigono verso la Cappella Sistina, il luogo della votazione. A pronunciare l'"extra omnes", "fuori tutti", sarà il Maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie, Monsignor Diego Giovanni Ravelli. Le regole delle votazioni e del generale svolgimento del Conclave sono tutte contenute nella Costituzione Apostolica "Universi Dominici Gregis", pubblicata nel 1996 da Giovanni Paolo II e aggiornata da Benedetto XVI con il Motu Proprio del 11 giugno 2007, e con quello più recente del 22 febbraio 2013.
Una volta arrivati nel luogo che ospita il celebre affresco di Michelangelo “Il giudizio universale”, i cardinali devono pronunciare un giuramento in latino, la lingua ufficiale dello Stato del Vaticano. Quest'ultimo prevede il rispetto della Costituzione apostolica, di non rivelare mai e in alcun modo quello che accade nelle riunioni del Conclave e l'impegno di svolgere fedelmente il ruolo di papa qualora si venisse eletti.
Durante il Conclave, i cardinali non possono avere contatti con il mondo esterno e vivono tutti a Casa Santa Marta, costruita su ordine di Giovanni Paolo II per sostituire le sistemazioni improvvisate nel palazzo papale che li aveva ospitati in precedenza. Domus Sanctae Marthae, situata vicino alla Cappella di Santa Marta all’interno della Città del Vaticano, è anche stata la residenza scelta da Papa Francesco per il suo pontificato. Bergoglio non ha infatti vissuto nel tradizionale Palazzo Apostolico, come i suoi predecessori preferendo uno stile più semplice e vicino alla gente.
Le votazioni del Conclave
Nella Cappella Sistina entrano solo i cardinali “elettori”, ossia quelli di età inferiore a 80 anni, al momento 135 su 252. Tra gli elettori 108 sono stati nominati da Papa Francesco, 22 da Papa Benedetto XVI e cinque da Papa Giovanni Paolo II.
È necessaria una maggioranza di due terzi per eleggere un nuovo Papa. Ai cardinali non è consentito lasciare il Conclave, tranne in rari casi, proprio per impedire che il processo elettorale si protragga e che venga compromesso dall’esterno.
I cardinali votano in modo segreto, scrivendo il nome del prescelto su una scheda. Dopo ogni voto, le schede elettorali vengono bruciate in una stufa, insieme a un additivo che produce un colore, e il fumo viene rilasciato attraverso un camino che può essere visto da Piazza San Pietro, dove si radunano fedeli e curiosi. Se una votazione si conclude senza una maggioranza di due terzi, il fumo è nero, quando si raggiunge una decisione, è bianco.
Dopo la 33esima o 34esima votazione si passa direttamente, e obbligatoriamente, al ballottaggio fra i due cardinali che avranno ricevuto il maggior numero di voti nell'ultimo scrutinio. Anche in questo caso, però, sarà sempre necessaria una maggioranza dei due terzi. I due Cardinali rimasti in lizza, inoltre, non potranno partecipare attivamente al voto. Se per un candidato i voti raggiungono i due terzi dei votanti, l'elezione del Pontefice è canonicamente valida.
A questo punto l'ultimo dell'ordine dei Cardinali diaconi richiama il Maestro delle Celebrazioni Liturgiche e il Segretario del Collegio Cardinalizio. Il decano, il vice decano o il primo Cardinale dei Cardinali vescovi si rivolge all'Eletto dicendo in latino: **"Acceptasne electionem de te canonice factam in Summum Pontificem?" (Accetti la tua elezione canonica a Sommo Pontefice?**) e a risposta affermativa, aggiunge: "Quo nomine vis vocari?" (Come vuoi essere chiamato?), domanda a cui il neo-Eletto risponderà con il nome pontificale.
La fumata bianca
Dopo l'accettazione si bruciano le schede in una stufa, facendo in modo che da piazza San Pietro possa vedersi la classica fumata bianca. Al termine del Conclave il nuovo Pontefice si ritira nella "stanza delle lacrime", ovvero nella sacrestia della Cappella Sistina, per indossare per la prima volta i paramenti papali con i quali si presenterà in pubblico dalla Loggia delle benedizioni della Basilica di San Pietro. Il nome della sacrestia deriva dal fatto che il Pontefice scoppi a piangere per la commozione e per il peso della responsabilità del ruolo che è chiamato a svolgere.
Tradizionalmente la tonaca papale viene preparata per tempo in tre misure differenti in modo che possano approssimativamente adattarsi alla taglia del nuovo Eletto.
Dopo la preghiera per il nuovo Pontefice, e l'ossequio dei Cardinali, viene intonato il "Te Deum" che segna la fine del Conclave. L'annuncio dell'elezione vede il cardinale protodiacono affacciarsi dalla loggia centrale della Basilica di San Pietro e pronunciare l'"Habemus papam" ovvero “Abbiamo il Papa”.
Il nuovo Pontefice, preceduto dalla croce astile, impartirà quindi la solenne benedizione "Urbi et Orbi".