La Commissione europea non si impegnerà ad avviare un'azione legale contro la Polonia dopo che Donald Tusk ha apertamente minacciato di non rispettare il Patto sulla migrazione ma ha comunque difeso la legislazione
Il primo ministro Donald Tusk si è detto contrario all'attuazione del nuovo patto europeo per la migrazione e l'asilo proposto dall'Ue. Bruxelles è a sua volta pronta a difendere il provvedimento, ma non ha intenzione di aprire una procedura d'infrazione contro la Polonia o qualunque altro Stato che decida di non applicare il nuovo regolamento.
Contraddizioni di Bruxelles sul patto sulla migrazione
Ylva Johansson, ex commissario europeo per gli Affari interni, che ha preso parte ai negoziati del Patto, l'anno scorso aveva dichiarato che l'Unione avrebbe aperto azioni legali contro i Paesi riluttanti ad adottare il patto sulle migrazioni.
Magnus Brunner, il successore di Johansson, ha assunto un impegno simile durante la sua audizione di conferma davanti al Parlamento europeo. "Se è necessario e giustificato, avvieremo procedure di infrazione", ha detto ai parlamentari. Ma la Commissione, che ha il compito di garantire la corretta applicazione del diritto europeo, ha fatto un passo indietro lunedì.
"Non faremo congetture su cosa potrebbe succedere se la misura non venisse rispettata. Non è nostra abitudine rispondere a speculazioni", ha dichiarato un portavoce della Commissione.
Alla domanda di Euronews se la Commissione fosse ancora convinta che il patto fosse vincolante per i 27 Stati membri, come aveva detto in passato, il portavoce si è mosso con cautela.
"Entrerà in vigore a metà 2026. Noi ci stiamo preparando e la Commissione è in contatto con gli Stati membri, che dovranno essere pronti per quella data", ha dichiarato il portavoce. Il funzionario non ha definito il patto "vincolante".
I contenuti del patto sulla migrazione
Non è la prima volta che Donald Tusk minaccia di violare il Patto sulla migrazione, ma è stata la prima volta che lo ha fatto in presenza della sua principale sostenitrice: Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea. "La Polonia non permetterà di introdurre nuovi migranti nel suo territorio", ha dichiarato Tusk in conferenza stampa venerdì scorso, a Varsavia.
La presidente della Commissione aveva in precedenza salutato il patto come risultato "storico". Von der Leyen ha comunque promesso che la Commissione avrebbe "tenuto conto" della solidarietà dimostrata da Varsavia nei confronti degli ucraini, accolti in massa dopo l'invasione russa del 2022.
Approvato nel maggio dello scorso anno coi voti contrari di Polonia e Ungheria, il Patto stabilisce un complesso insieme di regole per gestire collettivamente l'arrivo irregolare dei richiedenti asilo.
Il suo pilastro centrale è il nuovo meccanismo di "solidarietà obbligatoria" che darà ai governi tre diverse opzioni: ricollocare un certo numero di richiedenti asilo, pagare un indennizzo o fornire un supporto operativo (come personale e attrezzature). Le redistribuzioni dovranno essere 30mila all'anno e i contributi finanziari 600 milioni di euro.
Le ragioni dietro la contrarietà di Varsavia al patto per le migrazioni
Dall'inizio alla fine dei negoziati, Polonia e Ungheria si sono opposte vigorosamente al patto. Sotto la lente di Budapest e Varsavia il meccanismo di solidarietà, che secondo loro li obbligherebbe ad accogliere i migranti contro la loro volontà.
"Non si tratta di un dibattito ideologico. La Polonia si trova in una situazione particolare. Siamo sottoposti a un'enorme pressione a causa dell'immigrazione clandestina", ha dichiarato venerdì Tusk. "La Polonia non accetterà ulteriori obblighi. Punto e basta".
Il premier ha invocato due fattori a giustificare il suo rifiuto: l'elevato numero di rifugiati ucraini ospitati dalla Polonia (sono circa due milioni), e l'uso dei flussi migratori come mezzo di pressione da parte di Bielorussia e Russia.
La posizione della Commissione europea
Lunedì la Commissione ha cercato di fare chiarezza, sottolineando che gli Stati membri potranno scegliere liberamente quale misura di solidarietà adattare. Non saranno quindi mai obbligati a ricollocare i richiedenti asilo, se non vogliono farlo.
"Il patto tiene conto della situazione migratoria specifica di ogni Stato membro e si adatta alle loro esigenze. Lo scopo è fornire assistenza ai Paesi sotto pressione. Uno di questi potrebbe essere proprio la Polonia", ha detto il portavoce.
Secondo il patto, i Paesi sotto "pressione migratoria" beneficeranno di misure di solidarietà. Fra di esse ci potrebbe essere anche un'esenzione parziale o totale dal patto, il che significa che non sarà loro richiesto di ricollocare migranti sul loro territorio o di contribuire al fondo comune.
Gli Stati esenti saranno annunciati a ottobre, dopo che la Commissione avrà pubblicato un rapporto annuale per valutare il livello di pressione migratoria. Secondo alcuni, la mossa di Tusk punterebbe a negoziare l'esenzione della Polonia dagli obblighi del patto. Ma non è chiaro se questo, a sua volta, esimerebbe lo Stato dai contributi di solidarietà da parte degli altri Paesi membri.
In precedenza, la Polonia aveva chiesto una deroga a un altro elemento del Patto: le procedure di frontiera per la registrazione dei richiedenti asilo.