Il regolamento dovrebbe entrare in vigore alla fine del 2024, ma è stato chiesto un rinvio di un anno. Il testo va ora rinegoziato tra Eurocamera e Stati membri, dopo un voto molto contestato vinto da una maggioranza di destra
Il Parlamento europeo ha approvato il rinvio e la modifica di alcune disposizioni della "legge sulla deforestazione", un regolamento dell'Unione europea che impone regole stringenti per una serie di materie prime importate in Europa.
Secondo la legge, i prodotti a base di carne bovina, cacao, caffè, olio di palma, gomma, soia e legno e i loro derivati non devono provenire da terreni deforestati e gli importatori devono garantirne la piena tracciabilità.
La legislazione è stata proposta dalla Commissione europea per ridurre la deforestazione a livello globale: secondo un rapporto della FAO, il consumo europeo di alcuni prodotti nell'Ue è responsabile di circa il 10 per cento della perdita di foreste nel mondo.
Il Parlamento europeo vuole requisiti meno severi
La legge sulla deforestazione è stata approvata definitivamente dalle istituzioni europee nel 2023, con le sue disposizioni che sarebbero diventate vincolanti il 30 dicembre 2024 per le grandi imprese e sei mesi dopo per le piccole e microimprese. Tuttavia, lo scorso ottobre, la Commissione europea ha proposto di ritardare le scadenze di un anno, spostandole alla fine del 2025 per le grandi imprese e alla metà del 2026 per quelle più piccole.
La Commissione ha spiegato che il ritardo avrebbe fornito un periodo di introduzione graduale di 12 mesi per "garantire un'attuazione corretta ed efficace".
I Paesi dell'Ue hanno rapidamente approvato la proposta e il Parlamento ha fatto lo stesso, approvando però anche otto nuovi emendamenti al testo, che devono ora essere validati anche dal Consiglio dell'Ue.
Gli emendamenti mirano a snellire il processo e a ridurre gli oneri per gli importatori, cosa che secondo le Ong ambientaliste abbasserebbe gli standard e favorirebbe quindi la deforestazione. "Il nostro obiettivo è fermare la deforestazione globale illegale, ma senza sovraccaricare le aziende agricole europee o i partner commerciali internazionali", ha dichiarato l'eurodeputata Christine Schneider, principale negoziatrice del gruppo del Partito popolare europeo sulla legge, durante una conferenza stampa dopo il voto.
L'emendamento 11, ad esempio, introduce una nuova categoria di Paesi "a rischio zero" di deforestazione, accanto alle categorie esistenti di "basso", "standard" e "alto rischio". Questa classificazione si applicherebbe ai Paesi con "sviluppo stabile o in crescita delle aree forestali", i quali, a causa del rischio di deforestazione trascurabile, si troverebbero ad affrontare requisiti molto meno stringenti. La Commissione ha il compito di finalizzare la classificazione di questi Paesi entro la metà del 2025.
Un altro emendamento, il numero 6, stabilisce che "i prodotti pertinenti provenienti da Paesi che non presentano rischi possono essere immessi sul mercato dell'Ue se sono stati prodotti in conformità con la legislazione pertinente dello Stato di produzione e soddisfano i requisiti di documentazione".
"Nessun rischio non significa che non ci siano controlli sulla filiera, ma dobbiamo prestare molta attenzione quando negoziamo a ciò che è realmente necessario per raggiungere gli obiettivi del regolamento sulla deforestazione", ha dichiarato l'eurodeputata Schneider. "Se alcuni Paesi possono dimostrare di avere una gestione forestale sostenibile [...] e di soddisfare gli obiettivi che vogliamo raggiungere, non devono fare lo stesso lavoro degli altri".
L'intero testo legislativo sarà ora ridiscusso e deve essere approvato nuovamente dal Parlamento europeo e dal Consiglio. La Commissione europea ha la possibilità di ritirare la proposta o di opporsi agli emendamenti approvati dal Parlamento. In tal caso, il servirebbe l'approvazione unanime degli emendamenti da parte del Consiglio, mentre normalmente è sufficiente la maggioranza qualificata.
Al momento, la Commissione sta valutando l'esito del voto prima di prendere una posizione, ha dichiarato il suo portavoce Eric Mamer.
Una nuova maggioranza "anti-green"?
Il rinvio è stato approvato in Parlamento con 371 voti, 240 contrari e 30 astensioni. Tuttavia, gli emendamenti sono passati con maggioranze più ristrette, a volte per una manciata di voti.
Problemi tecnici con le macchine di voto del Parlamento hanno portato alcuni eurodeputati, come la presidente di Renew Europe Valérie Hayer, a chiedere una ripetizione del voto: richiesta rifiutata dalla Presidente del Parlamento Roberta Metsola.
Le modifiche alla legge sono state sostenute dal Partito Popolare Europeo (Ppe) e dai gruppi di destra radicale Conservatori e Riformisti Europei (Ecr), Patrioti per l'Europa (PfE) ed Europa delle Nazioni Sovrane (Esn). I deputati liberali si sono divisi, mentre i partiti di sinistra hanno votato contro gli emendamenti.
Questa coalizione, spesso definita "maggioranza Venezuela" per il suo sostegno al riconoscimento del candidato dell'opposizione venezuelana Edmundo González come presidente legittimo del Paese, si contrappone alla maggioranza europeista (Ppe, Socialisti e Democratici e Renew Europe) che ha sostenuto l'ultimo mandato di Ursula von der Leyen. Inoltre, rompe il "cordone sanitario", un sistema progettato dalle forze più centriste del Parlamento per escludere la destra radicale dall'influenzare le decisioni nell'Ue.
Questo spostamento verso una maggioranza di destra in Parlamento potrebbe estendersi alle future votazioni sulle disposizioni ambientali, mettendo potenzialmente a rischio elementi chiave del Green Deal. Potrebbe anche influenzare la direzione politica della prossima Commissione europea, la cui composizione è attualmente in fase di negoziazione in una situazione di stallo politico.
Greenpeace e i gruppi ambientalisti sostengono che se la Commissione accetterà una legge sulla deforestazione annacquata, darebbe il segnale che alcuni elementi del Green Deal possono essere ritrattati, anche se già adottati.
Il voto del Parlamento pone inoltre la Presidente della Commissione Ursula von der Leyen in una posizione difficile, poiché gli emendamenti sono stati introdotti dal suo stesso partito politico, il Ppe. Come già accaduto nei dibattiti sulla legge per il ripristino della natura, un'altro importante file legislativo del Green Deal, il gruppo del Ppe al Parlamento sembra sempre più incline a contrastare gli sforzi di protezione ambientale della Commissione.