Newsletter Newsletters Events Eventi Podcasts Video Africanews
Loader
Seguiteci
Pubblicità

Cop 29: cos'è l'articolo 6 e perché è controverso? Gli attivisti contro i Carbon credit

Yalchin Rafiyev, negoziatore capo della COP29 dell'Azerbaigian, arriva per una conferenza stampa al Vertice sul clima delle Nazioni Unite COP29, il 12 novembre 2024, a Baku, in Azerbaigian.
Yalchin Rafiyev, negoziatore capo della COP29 dell'Azerbaigian, arriva per una conferenza stampa al Vertice sul clima delle Nazioni Unite COP29, il 12 novembre 2024, a Baku, in Azerbaigian. Diritti d'autore  AP Photo/Sergei Grits
Diritti d'autore AP Photo/Sergei Grits
Di Euronews Green, AP
Pubblicato il Ultimo aggiornamento
Condividi questo articolo Commenti
Condividi questo articolo Close Button

Il sistema dei mercati di carbonio è un passo più vicino a far parte dei piani climatici globali

PUBBLICITÀ

Una parte poco conosciuta dell'Accordo di Parigi per il contenimento del riscaldamento globale è stata messa sotto i riflettori dalla Cop29: l'articolo 6.

Questa sezione dell'accordo riguarda un sistema di mercati della Co2, che consentirebbe alle nazioni di produrre inquinamento se compensano le emissioni altrove acquistando Carbon credit.

Questo punto è stato un elemento critico di discussione nei precedenti vertici sul clima, poiché alcune parti temono che rischi di compromettere l'urgente necessità di ridurre le emissioni globali. Nel tentativo di fare dei progressi quest'anno, un comitato tecnico è stato incaricato di scrivere le regole per far decollare il meccanismo dei mercati della Co2.

Ieri sera, questa versione dell'articolo 6 è stata rapidamente adottata dai Paesi in quella che il capo negoziatore della Cop29, Yalchin Rafiyev, ha definito una prima "svolta" per il vertice.

"Questo sarà uno strumento essenziale per poter indirizzare le risorse verso i Paesi in via di sviluppo e ci aiuterà a risparmiare fino a 250 miliardi di dollari all'anno nell'attuazione dei nostri piani climatici", ha dichiarato stamattina in conferenza stampa.

Ma l'inserimento dell'articolo 6 è stato criticato dai gruppi che si occupano di giustizia climatica, secondo i quali i mercati della Co2 permettono ai grandi inquinatori di continuare a emettere a spese delle persone e del pianeta.

"È un pessimo segnale in occasione dell'apertura della Cop29, in quanto legittima i mercati della Co2 come soluzione al cambiamento climatico", afferma Ilan Zugman, direttore per l'America Latina e i Caraibi della campagna globale per il clima 350.org. "Non lo sono [la soluzione]: aumenteranno le disuguaglianze, violeranno i diritti umani e ostacoleranno una vera azione per il clima".

Cos'è l'articolo 6?

L'articolo 6 è apparso per la prima volta ai colloqui sul clima di Parigi nel 2015, dove i leader mondiali hanno concordato di cercare di mantenere il riscaldamento globale al di sotto di 1,5 gradi Celsius rispetto ai livelli preindustriali.

Il suo scopo è quello di delineare le modalità con cui i Paesi e le aziende possono scambiare le emissioni con azioni di compensazione per eliminare e impedire che altro inquinamento da Co2 raggiunga l'atmosfera. L'idea è quella di creare mercati di scambio di emissioni di anidride carbonica, consentendo a chi inquina di più di compensare parte dell'inquinamento prodotto acquistando Carbon credit da Paesi meno inquinanti.

L'articolo 6 offre ai Paesi due modi per farlo. Il primo è che due nazioni stabiliscano le proprie regole e i propri parametri per il commercio dei Carbon credit. Alcuni Paesi stanno già firmando accordi in tal senso, tra cui Singapore con le Filippine, Costa Rica e Sri Lanka, Svizzera con Ghana, Perù e Ucraina.

La seconda opzione è quella di creare un mercato internazionale, governato dalle Nazioni Unite, attraverso il quale chiunque può acquistare crediti.

Isa Mulder, esperta di mercati globali della Co2 presso il gruppo di ricerca Carbon Market Watch, afferma che l'idea alla base dell'articolo 6 è che i Paesi trovino il modo più economico per ridurre le emissioni. Lo scambio di Carbon credit rende la riduzione dell'inquinamento globale più economica ed efficiente.

Ma l'articolo 6 è controverso e ha portato ad anni di ritardi. Alla Cop28, i negoziati si sono sgretolati in seguito alla mancanza di accordo sulla trasparenza, sulle regole dei crediti che possono essere scambiati e su ciò che rende un credito di rimozione della Co2 buono.

"Ci sono altri problemi, come quando le comunità locali non hanno voce in capitolo nel progetto e sono costrette a trasferirsi", dice Mulder, riferendosi al fatto che alcuni schemi di Carbon credit per la piantumazione di alberi possono avvenire su terre indigene abitate. "Quindi ci sono molte preoccupazioni per i diritti umani".

Il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha esortato i negoziatori a "concordare regole per mercati della Co2 equi ed efficaci" e a "non lasciare spazio all'ecoimpostura [o greenwashing in inglese] o all'accaparramento di terre".

In che modo l'Articolo 6 potrebbe contribuire a ridurre l'inquinamento da Co2?

La speranza dell'articolo 6 è che incentivi i Paesi a collaborare per raggiungere i loro obiettivi climatici.

I Paesi potrebbero generare Carbon credit sulla base di progetti volti a raggiungere i propri obiettivi climatici, come la protezione delle foreste esistenti dallo sviluppoo la chiusura delle centrali a carbone.

Gli operatori del settore privato o altri Paesi ad alto tasso di inquinamento da Co2 potrebbero poi acquistare i crediti, che consentirebbero loro di emettere una certa quantità di anidride carbonica o di altri gas a effetto serra.

Le aziende fortemente inquinanti sarebbero clienti importanti.

Ogni credito equivarrebbe a una tonnellata di CO2 o all'equivalente di altri gas serra che possono essere ridotti nell'aria o evitati utilizzando invece energie verdi.

Il denaro ricavato dai crediti generati andrebbe a progetti locali. Il prezzo dell'anidride carbonica per tonnellata fluttuerebbe sul mercato, il che significa che più aumenta, più i progetti verdi potrebbero guadagnare grazie ai nuovi crediti generati.

Nei mercati della Co2, i Paesi che riducono le proprie emissioni possono vendere Carbon credit. I Paesi che vendono i crediti possono utilizzarli per progetti di energia pulita, come l'installazione di pannelli solari o l'elettrificazione dei sistemi di trasporto pubblico.

Ma i critici si chiedono se sarà efficace e temono che possa portare a problemi simili a quelli riscontrati con il Protocollo di Kyoto, un patto del 1997 con cui le nazioni sviluppate si impegnano a ridurre le loro emissioni di gas che causano calore ai livelli del 1990 o inferiori. L'accordo ha subito un duro colpo quando l'amministrazione statunitense di allora si ritirò.

"Ci sono molte preoccupazioni sul fatto che quel credito rappresenti effettivamente ciò che vorrebbe rappresentare", afferma Mulder di Carbon Market Watch.

Cosa potrebbe accadere ai colloqui sul clima di Baku?

La decisione di lunedì ha segnato un primo passo verso la definizione dell'articolo 6, che la presidenza della COP29 ha dichiarato di voler rendere prioritario quest'anno.

Ma i leader devono ancora trovare un accordo su altre sezioni della questione, tra cui le regole sullo scambio di Carbon credit tra due nazioni e i dettagli finali sul funzionamento del mercato internazionale gestito dalle Nazioni Unite.

Una volta finalizzato, l'articolo 6 potrebbe ridurre i costi di attuazione dei piani climatici nazionali di 250 miliardi di dollari (circa 236 miliardi di euro) all'anno, secondo le stime delle Nazioni Unite. La presidenza della COP29 incoraggerà quindi i Paesi a partecipare al commercio dell'anidride carbonica.

Ma rimangono dubbi sul funzionamento del meccanismo, visto come è stato sviluppato.

"Il consenso e la titolarità delle comunità su queste iniziative non sono solo essenziali, ma anche una questione di rispetto e inclusione", afferma David Nicholson, responsabile del clima di Mercy Corps, un'organizzazione no-profit che si occupa di povertà, clima e altre questioni.

"Siamo preoccupati che l'accordo manchi di adeguate tutele per i diritti umani e che comprometta gli obiettivi dell'Accordo di Parigi, invece di sostenerli. Se queste preoccupazioni non verranno affrontate, la decisione potrebbe consentire al commercio del diossido di carbonio di prendere il posto di impegni finanziari genuini e necessari per il clima", aggiunge Nicholson.

L'approvazione dell'articolo 6.4 "rappresenta una violazione dei diritti umani e dei diritti originari dei popoli indigeni", commenta il cacique Ninawa Huni Kui, presidente della Federazione dei popoli Huni Kui dello Stato di Acre, in Amazzonia, Brasile.

"Trasformare la protezione dell'ambiente e la biodiversità in una merce ignora il valore sacro che questi esseri rappresentano per le comunità indigene".

Vai alle scorciatoie di accessibilità
Condividi questo articolo Commenti

Notizie correlate

Cop29, Al Gore in esclusiva a Euronews: "Serve una riforma del vertice sul clima dell'Onu"

Il Parlamento europeo rinvia e indebolisce la legge sulla deforestazione

Perché con la crisi climatica aumentano i temporali a supercella?