Come funzionano le attività di lobbying nel Parlamento europeo

Il Parlamento europeo ha le regole meno stringenti sulle attività di lobbying
Il Parlamento europeo ha le regole meno stringenti sulle attività di lobbying Diritti d'autore AP Photo
Di Alice Tidey
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Lo scandalo legato alla corruzione di una vice-presidente dell'Eurocamera solleva dubbi sulle norme, troppo morbide, vigenti nell'assemblea comunitaria

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Lo scandalo che ha investito il Parlamento europeo solleva molti interrogativi sulla vulnerabilità di un'istituzione le cui regole di controllo delle attività di lobbying appaiono troppo blande. Vari esperti confermano questa lettura a Euronews.

Le lobby nell'Ue

"È uno scandalo serio, forse il più grande di sempre. Penso che sia isolato in termini di dimensioni, ma potrebbero esserci stati casi minori che non sono stati rilevati in passato", spiega Emilia Korkea-aho, professoressa di studi giuridici europei e legislativi presso l'Università della Finlandia orientale.

"Se c'è un lato positivo, è l'Ue che dovrà prendere seriamente in considerazione la possibilità di rinnovare il suo sistema di regolamentazione delle lobby".

Al momento nell'Unione Europea rientrano sotto la definizione di lobbying "tutte le attività (...) svolte con l'obiettivo di influenzare direttamente o indirettamente la formulazione o l'attuazione delle politiche e i processi decisionali delle istituzioni dell'Unione, indipendentemente dal luogo in cui sono intraprese e del canale o mezzo di comunicazione utilizzato”.

Esiste un registro per la trasparenza, un database pubblico con oltre 12.400 iscritti, che contiene informazioni aggiornate su coloro che sono attivamente impegnati in attività volte a influenzare le politiche comunitarie.

Circa la metà sono lobbisti interni, che lavorano per aziende e gruppi d'interesse, o persone che rappresentano associazioni di categoria o professionali, compresi i sindacati. Altri 3.400 rappresentano invece organizzazioni non governative.

Le altre categorie principali includono consulenti, istituti di ricerca, organizzazioni e comunità religiose, oltre a quelle che rappresentano autorità locali, regionali o comunali.

Lobby "di Stato" e regole diverse

Ma i funzionari di Paesi terzi non rientrano in nessuna delle categorie. "Per esempio, se l'ambasciata degli Stati Uniti fa pressioni sull'Unione Europea, non ha bisogno di registrarsi", dice Korkea-aho.

"Tuttavia, se gli Stati sono rappresentati da persone giuridiche, uffici, reti senza status diplomatico o da un intermediario, queste persone devono essere registrate. Quindi, se i Paesi terzi assumono un consulente nell'Ue, questo deve registrare il suo cliente". Attualmente ci sono solo cinque  entità, uffici o reti istituite da paesi terzi.

Le riunioni tra i funzionari europei e queste figure dichiarate devono essere registrate, ma nelle diverse istituzioni le regole non sono le stesse. 

"Alti funzionari della Commissione tengono i diari delle riunioni in cui registrano gli incontri con i lobbisti. Gli eurodeputati si sono generalmente opposti alla registrazione delle loro riunioni, invocando l'idea della libertà di mandato. Ora esiste una regola secondo la quale, ad esempio, i relatori nel Parlamento europeo devono registrare i loro incontri con i lobbisti, ma viene applicata in modo molto disomogeneo", spiega ancora Korkea-aho.

Ci sono altre regole che variano a seconda delle istituzioni.

Il personale del Parlamento europeo non può accettare regali da terzi senza previa autorizzazione, a meno che il valore del regalo non sia inferiore a 150 o 300 euro nel corso di un anno. Per la Commissione Europea la regola è che il suo personale non può accettare doni da terzi senza previa autorizzazione, a meno che il valore del regalo non sia inferiore a 50 euro e non vi sia cumulo.

Ci sono anche regole sul cosiddetto cooling-off, il periodo che deve trascorrere tra un incarico istituzionale e uno nel settore del lobbying. Un tema già al centro di uno scandalo in passato: l'ex commissaria alla concorrenza Neelie Kroes aveva cercato di fare pressioni sul governo olandese nel 2015 per fermare un'indagine sull'ufficio di Amsterdam di Uber, secondo documenti  noti come Uber Files.

All'epoca Kroes aveva da poco lasciato la Commissione europea ed erano passati solo pochi mesi dal suo periodo di riflessione di 18 mesi. La commissione aveva respinto la sua richiesta di autorizzazione ad assumere una posizione ben retribuita nel comitato consultivo di Uber.

Il Parlamento, l'anello debole

Per Alberto Alemanno, professore di diritto dell'Unione Europea all'HEC di Parigi, sebbene il sistema di etica e integrità sia in teoria "abbastanza sofisticato e avanzato", in realtà ci sarebbero "molte scappatoie", soprattutto quando si tratta del Parlamento europeo.

"È l'unica istituzione che non ha praticamente regole imposte ai propri rappresentanti e un'applicazione molto debole di tali regole etiche".

"È l'unica istituzione che praticamente non ha regole per i propri rappresentanti e mantiene un'applicazione molto blanda delle regole etiche. Il risultato è che un quarto dei nostri rappresentanti ha altri lavori ed esposto ogni giorno a conflitti di interesse".

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Contromisure necessarie

Diversi sforzi di aumentare la trasparenza a livello comunitario sono attualmente in corso

La Commissione ha proposto la creazione di un nuovo organismo etico indipendente dell'Unione per esaminare tutte queste questioni in tutte le varie istituzioni e agenzie, ma anche per armonizzare le regole tra di loro.

"Per noi è molto importante avere non solo regole forti, ma le stesse regole che coprano anche tutte le istituzioni europee e non consentire alcun tipo di esenzione", ha detto la presidente della Commissione Ursula von der Leyen, commentando lo scandalo di corruzione.

Per Korkea-aho, c'è bisogno di regole giuridicamente vincolanti e della loro applicazione credibile. 

"In altre parole, il registro dovrebbe essere obbligatorio. Anche l'applicazione delle regole dovrebbe essere rafforzata. Tutti i funzionari della Commissione e tutti i membri del Parlamento (non solo i relatori) dovrebbero registrare le loro riunioni"

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Nel frattempo, Transparency International ha pubblicato un elenco di 10 richieste sullo scandalo. L'Ong anticorruzione chiede che i governi extra-europei che fanno pressioni sulle istituzioni di Bruxelles siano inclusi nel registro per la trasparenza e che il Parlamento europeo riformi le sue regole interne sugli informatori.

Si chiede inoltre l'istituzione di un nuovo organismo esterno indipendente, che sostituisca il Comitato consultivo sulla condotta dei deputati e l'immediata introduzione di "rigorose regole di controllo finanziario" in relazione a tutte le indennità dei deputati.

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