Per le lobby del petrolio il mondo può continuare ad andare in fumo

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Australia (primo esportatore di carbone) e Arabia Saudita (grande esportatrice di petrolio) considerano che il mondo non può fare così in fretta a meno dei combustibili fossili. La grande paura della Cop 26 di novembre

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Il Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente ha pubblicato l'ultimo Production Gap Report, secondo il quale, nonostante gli obiettivi della de-carbonizzazione i governi prevedono nel 2030 di produrre più del doppio delle quantità di combustibili fossili rispetto al previsto.

Il 2021 Production Gap Report, pubblicato dall’United Nations environment programme (Unep), International Institute for Sustainable Development (IISD), Stockholm Environment Institute (SEI), Overseas Development Institute (ODI) ed E3G riporta che  «nonostante le maggiori ambizioni climatiche e gli impegni per il net zero, i governi prevedono ancora di produrre nel 2030 più del doppio della quantità di combustibili fossili di quanto sarebbe coerente con la limitazione del riscaldamento globale a 1,5° C».

In un atto pubblico Farhan Haq, vice portavoce del Segretario generale dell'ONU, è stato chiaro: "Il rapporto dimostra che dall'inizio della pandemia di Covid-19  molti paesi hanno destinato oltre 300 miliardi di dollari alle attività riguardanti i combustibili fossili, molto di più di quanto non abbiano stanziato per l'energia pulita. Secondo il Segretario generale il rapporto mostra che c'è ancora un molta strada da fare per un futuro ecologico. Ha indicato inoltre l'urgenza per tutti i restanti finanziatori pubblici e privati, comprese le banche commerciali e i gestori patrimoniali, di trasferire i loro finanziamenti dal fossile alle energie rinnovabili per promuovere la piena de-carbonizzazione del settore energetico e con accesso alle rinnovabili per tutti”.

Le interferenze delle potenti lobby di petrolio e carbone

BBC News ha segnalato come alcuni paesi stiano cercando di manomettere un rapporto scientifico così cruciale sul modo di affrontare il cambiamento climatico. La fuga di notizie rivela che Arabia Saudita, Giappone e Australia chiedono alle Nazioni Unite di minimizzare la necessità di allontanarsi rapidamente dai combustibili fossili. L'Arabia Saudita è uno dei maggiori produttori di petrolio al mondo e l'Australia è uno dei maggiori esportatori di carbone. Sostengono che il mondo non ha bisogno di ridurre l'uso di combustibili fossili così rapidamente come raccomanda l'attuale bozza del rapporto. L'Australia ha chiesto agli scienziati dell'IPCC, il maggiore organismo che valuta a livello  internazionale i  cambiamenti climatici, di eliminare il riferimento al ruolo dei lobbisti dell'industria del carbone e del petrolio nel relativizzare l'azione sul clima in Australia e negli Stati Uniti. L'Opec chiede inoltre all'IPCC di "cancellare la frase sull'attivismo di lobby che si oppongono alla de-carbonizzazione per proteggere i modelli di business sulla rendita". Questa lobby pone non pochi interrogativi in vista del vertice sul clima COP26 di novembre che sembra, almeno in parte, spaventare i grani produttori di combustibili fossili.

Il compito delle nazioni produttrici di combustibili fossili

Le nazioni produttrici di combustibili fossili dovrebbero piuttosto riconoscere le proprie responsabilità nel colmare il divario produttivo e cooperare per approdare velocemente ad un futuro climatico sicuro. Diversamente  l'impegno a ridurre le emissioni entro la metà del secolo resta una pura chimera, e dovrebbero pianificare bene la rapida riduzione della produzione di combustibili fossili pretesi da obiettivi climatici improrogabili.

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