Ancora troppa corruzione: l'Ungheria rischia la sospensione di 7,5 miliardi di fondi europei

Viktor Orbán è primo ministro dell'Ungheria dal 2010
Viktor Orbán è primo ministro dell'Ungheria dal 2010 Diritti d'autore AP Photo/Petr David Josek
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Di Sandor ZsirosVincenzo Genovese
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La Commissione europea valuta negativamente ia messa in atto di 17 riforme promesse dal governo di Budapest. Ora gli altri Stati dell'Unione dovranno decidere se confermare o meno le sanzioni proposte

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La Commissione Europea ha deciso una linea dura contro il governo di Viktor Orbán, che potrebbe significare un taglio del 20% dei fondi comunitari destinati all'Ungheria nei prossimi sette anni, per una cifra complessiva pari a 7 miliardi e mezzo di euro.

Fondi congelati

Questo perché le 17 misure proposte da Budapest per contrastare la corruzione nel Paese non sono state effettivamente messe in atto entro la data concordata.

I finanziamenti "congelati" afferiscono sia al programma Next Generation Eu, pensato in risposta alla pandemia da Covid19 (5,8 miliardi), sia alla quota che tocca all'Ungheria del budget generale dell'Unione (7,5 miliardi).

Stessa linea del Parlamento europeo, che in una risoluzione approvata a larga maggioranza chiede di non sbloccare i fondi: favorevoli 416 europarlamentari, contrari 124 (tra cui quelli di Lega e Fratelli d'Italia) e 33 astenuti.

"Hanno fatto molte promesse e sì, hanno cambiato alcune leggi. Ma vogliamo assicurarci che questi cambiamenti funzionino davvero", dice a Euronews l'eurodeputato tedesco dei Verdi/Ale Daniel Freund

"Vogliamo vedere la corruzione sparire in Ungheria. Vogliamo vedere che lo stato di diritto funziona. Certo, ci sono alcuni segnali nella giusta direzione da parte del governo ungherese. Ma la nostra valutazione in parlamento è che siamo molto lontani dall'attuazione completa di queste 17 misure".

Difesa d'ufficio

Corruzione sistemica e arretramento nelle garanzie democratiche vengono contestate da tempo a Budapest, ma ora la Commissione sembra decisa a utilizzare fino in fondo il meccanismo che vincola l'esborso dei fondi comunitari al rispetto dello Stato di diritto.

Il governo ungherese ritiene però di aver fatto il suo dovere e assicura che il Paese non perderà un centesimo di quanto gli spetterebbe, come ha spiegato il ministro ungherese per i Fondi europei ed ex commissario all'Educazione Tibor Navracsics.

"Per noi è importante che si parli di 'sospensione'. Significa che questi soldi non ci vengono tolti. Dimostrando il rispetto degli impegni presi, potremmo avere i fondi. Quando abbiamo presentato le nostre misure, abbiamo anche allegato una tabella di marcia per metterle in pratica. La commissione l'ha approvata, sanno benissimo che per questa scadenza del il 24 novembre, non avremmo potuto soddisfare tutte le richieste".

L'Ungheria intanto è alle prese con inflazione record, moneta debole e un enorme deficit di bilancio: la sua economia ha disperatamente bisogno dei soldi europei, che però restano appesi a un filo.

A deciderne la sorte saranno gli altri Stati membri dell'Unione, i cui ministri dell'Economia e delle Finanze si riuniranno il prossimo sei dicembre a Bruxelles. Le sanzioni disposte dal meccanismo di condizionalità devono essere approvate dal Consiglio dell’Unione a maggioranza qualificata, cioè con il sostegno del 55% degli Stati membri che abbiano almeno il 65% della popolazione europea.

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