Covid-19: quanto sono affidabili i test rapidi? E che ruolo avranno nella lotta al virus?

Un test rapido condotto da un operatore sanitario a Madrid, 29 settembre 2020
Un test rapido condotto da un operatore sanitario a Madrid, 29 settembre 2020 Diritti d'autore Bernat Armangue/Copyright 2020 The Associated Press. All rights reserved.
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Di Emma Beswick
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Per i risultati servono 15-30 minuti: sono meno sensibili dei tamponi, ma hanno il vantaggio di rilevare l'infezione quando le persone sono più contagiose

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Al momento sono a disposizione dei laboratori due tipi di tampone: quello che ricerca il genoma virale e quello rapido, che ricerca invece l’antigene (una componente strutturale del virus, come una proteina).

Ad inizio della pandemia si facevano solo i tamponi per la ricerca del genoma, mediante la tecnica real-time PCR. Si tratta del gold standard a livello europeo, e i dati del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC in inglese) di questa pagina si basano proprio su questo tipo di test RT-PCR. Ci vogliono parecchie ore per avere il risultato del classico "tampone", ma non si rischiano falsi positivi e l'accuratezza è vicina al 100% se somministrato correttamente.

Ci sono poi i "tamponi rapidi", sviluppati negli ultimi mesi e utilizzati nei drive-in o nei centri di depistaggio rapido come quello di Fiumicino. Ricercano l'antigene virale, ovvero non vanno a caccia dell'RNA bensì di una proteina del virus. Sono meno accurati, possono dare falsi positivi ma la risposta arriva in tempi brevissimi, anche in meno di mezz'ora.

Stando all'Organizzazione Mondiale della Sanità, i test mirano soprattutto ad aiutare i paesi a basso e medio reddito a recuperare terreno rispetto ai paesi più ricchi.

Ma quale ruolo potrebbero avere nella lotta contro il Covid-19?

Quanto sono accurati?

Secondo il dottor Gigi Gronvall del Johns Hopkins Center for Health Security, la probabilità che i test rapidi diano un falso negativo è più alta all'inizio dell'infezione. "Il test - dice - avrà una certa percentuale di falsi negativi, indipendentemente da dove viene realizzato. E c'è anche la possibilità di falsi positivi".

Premesso che "tutti i test sono buoni", per Gronvall rappresentano solo una parte di un approccio completo e ci deve essere una strategia dietro il loro uso.

Quali sono i vantaggi e gli svantaggi dei test rapidi?

"La velocità è davvero il grande vantaggio di questi test - dice Gronvall - se ci vogliono 48 ore per ottenere un risultato, che senso ha?" Per i test PCR sono necessarie apparecchiature di laboratorio specializzate e prodotti chimici, e di solito servono diversi giorni per fornire i risultati ai pazienti.

Per Gronvall "non c'è motivo per cui i test PCR debbano richiedere così tanto tempo come in alcuni luoghi, non c'è motivo per cui non si possano avere risultati in 24 ore o meno".

"Ci sono vantaggi e svantaggi con tutti i test - sottolinea - questi hanno il vantaggio di essere veloci e relativamente facili da usare ed economici, quindi ci sono un sacco di cose positive, ma il lato negativo è che non sono così sensibili come i tamponi".

Quanto sono efficaci nella lotta contro il Covid-19 rispetto ai tamponi?

"Purtroppo non è una cosa facile da quantificare, molto dipende dalla frequenza dei test", dice Gronvall. Alcuni sostengono che i tamponi siano "troppo sensibili", poiché rileverebbe il virus prima che le persone siano davvero contagiose.

Un vantaggio dei test rapidi è che potrebbe non individuare l'infezione quando è appena insorta, in un momento in cui le persone colpite non sono così contagiose.

Gronvall sottolinea che è piuttosto "quando hai molto virus in bocca e lo stai respirando" che serve un test per capire se dovresti restare in isolamento.

Gronvall pensa che una soluzione ideale sarebbe quella di utilizzare più test a seconda della situazione: quelli rapidi andrebbero usati quando servono i risultati in poco tempo o non c'è altra opzione.

I tamponi, essendo più accurati, dovrebbero essere usati invece per fare i test di contatto se c'è il forte sospetto che qualcuno sia stato esposto.

"I PCR però sono più costosi - aggiunge Gronvall - motivo per cui alcuni scienziati pensano che, per abbattere i costi, avremmo dovuto avviare una produzione in scala".

Lo scienziato ritiene che con l'aumento dei produttori, i costi potrebbero diminuire. "Sembra che questo virus rimarrà con noi per un po' di tempo, anche dopo che i vaccini saranno disponibili, quindi i test continueranno ad avere un ruolo centrale".

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