I reietti del miracolo portoghese

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Di Selene VerriPierre Morel
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Dopo la fine dell'austerità, il Portogallo si presenta come un modello di ripresa in Europa. Ma non è tutt'oro quel che luccica.

In soli tre anni il Portogallo è uscito dall'austerità imposta da Bruxelles. Un modello di ripresa in Europa. Ma chi sono i perdenti in questo miracolo economico portoghese? Li abbiamo incontrati.

Dall'austerità al boom immobiliare e turistico

In Portogallo, nelle strade del centro di Porto, Rui Lé Costa si ferma ogni 200 metri, per mostrarci gli immobili che ha fatto ristrutturare: un edificio che presto la sua società Feel Porto rinnoverà con il finanziamento di un investitore di Miami, un hotel, quasi finito, finanziato da un gruppo messicano, un edificio di sette piani che sarà trasformato in appartamenti da affittare a breve termine...

Rui ha cominciato con due monolocali acquistati nel 2014. Ora gestisce un parco immobiliare di 75 appartamenti. La sua società è specializzata nell'acquisto e nella ristrutturazione di edifici per affitti brevi. Per ristrutturare tutti questi immobili, Rui ha dovuto affidarsi a investitori stranieri: "Abbiamo investitori spagnoli, francesi, abbiamo italiani, inglesi - dice. -Abbiamo anche investitori dal continente americano, in particolare dal Brasile, dagli Stati Uniti, e canadesi".

Nel 2011, per uscire dalla politica di austerità imposta da Bruxelles, il Portogallo ha concesso esenzioni fiscali nell'immobiliare allo scopo di attirare capitali stranieri. Nel giro di tre anni i progetti di ristrutturazione sono spuntati come funghi. E il centro di Porto e Lisbona è oggi invaso dai turisti.

Per Rui la crisi è stata una miniera d'oro. L'anno scorso la sua società ha fatturato 2 milioni e mezzo di euro in affitti a breve termine.

Sfratti più facili per un centro storico più a misura di turista

Il Portogallo ha incamerato quasi 5 miliardi di euro grazie a questo piano di rilancio del mercato immobiliare e turistico. Finita la politica d'austerità, il paese ha annunciato con orgoglio di essere uscito dalla crisi. Ma il miracolo economico non tocca tutti nello stesso modo. Nel cuore del centro storico di Porto, Irma Sousa, assistente sociale, si sente sempre più straniera nel proprio quartiere. "È cambiato molto, abbiamo perso molti abitanti nel centro storico, perché gli affitti sono aumentati in modo esponenziale - spiega -. E le entrate, soprattutto per i più anziani, non possono più sostenere i prezzi praticati oggi. Parliamo di pensioni di 250, 280 euro al mese. Con questi soldi in centro non paghi nemmeno una camera".

Nel 2012 il governo ha modificato la legge a favore dei proprietari, rendendo più facile lo sgombero per lavori di ristrutturazione. Otelinda, 74 anni, vive al piano terra di una palazzina cadente. Ha vissuto in questa casa tutta la vita. Ora ha ricevuto un avviso di sfratto per mancato pagamento. Con una pensione di 282 euro, pagare l'affitto è diventato impossibile per lei. "Che cosa farò ora che ho ricevuto questo avviso di sfratto? - si chiede -. Dovrò raccogliere le mie cose e metterle negli scatoloni. In queste vecchie case in cui viviamo, dove abbiamo sempre vissuto, dove abbiamo cresciuto i nostri figli, dove abbiamo le nostre radici... è di questo che il governo dovrebbe preoccuparsi, non dei turisti!"

Il grande perdente: il settore pubblico

A Porto la liberalizzazione del mercato degli affitti causa decine di sfratti ogni mese. Se guardiamo alle cifre, il Portogallo appare come un esempio di ripresa economica, con una crescita annuale al 2 per cento e un tasso di disoccupazione inferiore all'8 per cento nel 2019.

Ma per l'economista José Reis la realtà è ben diversa: "Sì, la bilancia commerciale è equilibrata, ma lo è perché il settore dei servizi e in particolare del turismo praticano bassi salari - è la sua analisi. - Ci sono limitazioni imposte dalle norme di Bruxelles e ci sono limitazioni derivanti dal fatto che una parte significativa delle ricchezze, che sono importanti per lo sviluppo del paese e per pagare il debito pubblico, deve essere usata per pagare i creditori internazionali. Questa è un'enorme restrizione che paralizza la possibilità di investire nel settore pubblico".

E in Portogallo è proprio il settore pubblico a subire le conseguenze della politica d'austerità.

Insegnanti senza futuro

Nel week-end Ruben Silva tiene corsi di surf per bambini. "Lo faccio solo nel week-end perché in settimana sono a Lisbona", spiega. A Lisbona Ruben esercita la sua vera professione, l'insegnante, ma con contratti precari per un salario di 1.100 euro al mese. E per i viaggi e l'alloggio nella capitale spende metà di quello che guadagna. "Ho una casa qui, e là vivo in un ostello. È una situazione precaria e mortificante - confessa -. Ma ci sono abituato".

Ogni anno Ruben spera di passare di ruolo e di poter lavorare a Porto, vicino alla sua famiglia. Perché, dice, "Non sanno cosa significhi dover lasciare la mia famiglia ogni settimana. Mio figlio non avrà mai più sette o otto anni. Mi chiede di portarlo a scuola, ma non posso".

È una situazione precaria e mortificante.
Ruben Silva
Insegnante

Senza le lezioni di surf Ruben non arriverebbe a fine mese. Il governo portoghese ha congelato gli stipendi dei dipendenti pubblici da dieci anni, per tenere sotto controllo il deficit. I molti scioperi cui Ruben ha partecipato non sono serviti a nulla.

"Per darvi le dimensioni del dramma - dice -, ci sono professori che non potranno mai raggiungere il livello salariale massimo. Nessuno vuole più fare l'insegnante. Nessuno. I pochi posti che vengono offerti, non li vuole nessuno. Ti fanno fare supplenze di uno, due mesi, con orari ridotti, dieci, quindici ore... Quando mi viene chiesto che cosa farò l'anno prossimo, non so rispondere".

Intanto, ogni settimana, Ruben continua a percorrere i 300 chilometri che lo separano da Lisbona.

Nella sanità un'emorragia di risorse economiche e umane

Un'altra categoria regolarmente in sciopero negli ultimi anni è quella degli operatori sanitari. Come i suoi colleghi, il presidente del Consiglio nazionale dell'Ordine dei medici denuncia la mancanza di personale e di mezzi nel settore della sanità. Per dimostrarcelo ci porta nel reparto pediatrico, un prefabbricato vecchio di dieci anni. "Stiamo parlando del centro ospedaliero Sao Joao, uno dei migliori ospedali del Portogallo - lamenta -. Immaginate che cosa succede negli ospedali di Veja, Evora, Porto Alegre... Tutte queste strutture non saranno rinnovate nei prossimi dieci o vent'anni, il che è molto grave per chi lavora nel servizio sanitario nazionale e molto dannoso per i nostri pazienti. I nostri rappresentanti politici possono pensare che la crisi sia passata per loro. Ma non è passata per il popolo portoghese".

L'esodo di medici e infermieri cresce ogni anno. L'austerità è finita da anni, ma molti portoghesi pagano ancora i costi sociali della ripresa economica.

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