L'Antartide affronta crescenti pressioni dall'uomo: turisti e basi scientifiche inquinano, disturbano fauna e flora e accelerano lo scioglimento del ghiaccio, mentre la necessità di energie rinnovabili e regolamentazioni più stringenti diventa sempre più urgente
L'Antartide, l'ultima grande area selvaggia della Terra, sta affrontando la crescente pressione dell'attività umana. Un nuovo studio pubblicato su Nature Sustainability evidenzia come turismo e basi di ricerca stiano inquinando il continente, accelerando lo scioglimento dei ghiacci e minacciando fragili ecosistemi già vulnerabili ai cambiamenti climatici.
Ricercatori cileni, tedeschi e olandesi hanno percorso 2mila chilometri in Antartide per misurare la contaminazione, scoprendo concentrazioni di metalli tossici come nichel, rame e piombo dieci volte superiori a quelle di quattro decenni fa.
"La crescente presenza umana solleva preoccupazioni per gli inquinanti derivanti da combustibili fossili, navi, aerei e veicoli", affermano gli autori dello studio.
Antartide, boom turistico e conseguenze ambientali
Negli ultimi decenni il turismo antartico è aumentato vertiginosamente. Negli anni '90 le visite erano meno di 8mila all'anno, mentre nel 2023-24 sono state oltre 124mila. La stagione 2024-25 ha già registrato 118.491 visitatori, con circa 80mila sbarcati sul continente.
Nonostante linee guida restrittive, ogni viaggio genera circa 5,44 tonnellate di emissioni di Co2 per passeggero. Inoltre, i turisti disturbano la fauna, calpestano la flora fragile e aumentano il rischio di introdurre specie invasive e malattie.
Il black carbon prodotto dai mezzi di trasporto scurisce il ghiaccio, accelerandone lo scioglimento. "Un singolo turista può accelerare il scioglimento di circa 100 tonnellate di neve", spiega Raul Cordero, uno degli autori dello studio.
Sfide delle spedizioni scientifiche e misure di contenimento
Le spedizioni di ricerca hanno un impatto ancora maggiore, con veicoli pesanti e accampamenti permanenti. Una missione scientifica può causare danni dieci volte superiori a quelli di un singolo turista.
Alcuni sforzi per limitare i danni includono il divieto di olio combustibile pesante, come previsto dal Trattato Antartico, navi ibride elettriche e coordinamento centralizzato delle presente sul territorio.
Tuttavia, gli autori sottolineano che solo una transizione rapida verso energie rinnovabili e una riduzione dell’uso dei combustibili fossili può ridurre efficacemente l’impatto umano sul continente.
"I nostri risultati mostrano che c'è ancora molto da fare per ridurre il peso delle attività umane", concludono i ricercatori, sottolineando l'urgenza di salvaguardare ecosistemi unici e limitare l'inquinamento futuro.