Un nuovo rapporto sottolinea la necessità di agire in modo drastico e immediato sui cambiamenti climatici, tagliando le emissioni di gas ad effetto serra in modo netto, se si vorranno evitare gli impatti più catastrofici del riscaldamento globale
Entro il 2050 la metà delle più grandi città del Pianeta sarà esposta a uno o più rischi legati ai cambiamenti climatici, come inondazioni, ondate di caldo, fenomeni meteorologici estremi come uragani e problemi di approvvigionamento idrico. A spiegarlo non sono organizzazioni non governative ecologiste ma l'ultimo rapporto del London Stock Exchange Group (Lseg), intitolato "Net Zero Atlas".
Il documento spiega senza mezzi termini che occorre porre sotto controllo al più presto le emissioni di gas ad effetto serra, se si vorrà evitare il peggio. In questo senso, il rapporto fornisce indicazioni anche in vista della prossima revisione che i governi di tutto il mondo dovranno effettuare delle Nationally Determined Contributions (Ndc), ovvero le promesse di riduzione delle emissioni climalteranti avanzate da ciascun Paese. E che però, finora, sono ampiamente insufficienti per centrare gli obiettivi fissati dalla comunità internazionale in termini di limitazione del riscaldamento globale.
"Le città oggetto del nostro studio - si legge nel documento - rappresentano dei centri nevralgici dell'economia mondiale che contribuiscono a quasi il 20 per cento del Pil mondiale e ospitano 440 milioni di persone. E risultano particolarmente esposte al rischio climatico", osserva Jaakko Kooroshy, responsabile globale della ricerca sugli investimenti sostenibili del Lseg.
"Gli impatti stanno già iniziando a concretizzarsi con un riscaldamento di soli 1,3 gradi centigradi", prosegue l'esperto. Ultima in ordine di tempo, la tragedia che ha colpito la città spagnola di Valencia questa settimana, dove in poche ore è caduta la pioggia attesa normalmente in un anno, causando alluvioni mortali che hanno provocato almeno 217 vittime.
Le principali città europee devono attrezzarsi per affrontare rischi climatici crescenti
Il Lseg prevede che il riscaldamento globale raggiungerà i 2,6°C con le politiche attuali. Una previsione in linea con i calcoli del Programma delle Nazioni Unite per l'Ambiente, che basandosi sulle NDC finora presentate dai governi, ha spiegato che la crescita della temperatura media globale sarà compresa tra i 2,6°C e i 3,1°C alla fine del secolo, rispetto ai livelli pre-industriali.
In questo scenario, la percentuale delle 49 città più grandi del mondo esposte ad alti rischi climatici aumenterebbe da meno di una su cinque (18%) a quasi una su due (47%). Secondo il rapporto, in particolare, le principali città del Medio Oriente e del Sud-Est asiatico subiranno i problemi maggiori. Si prevede infatti che, entro il 2050, sei metropoli - Singapore, Surabaya, Dubai, Riyadh, Jeddah e Jakarta - registreranno più di 50 giorni di caldo estremo all'anno.
Nell'Ue, gli analisti sottolineano la posizione sempre più precaria di Amsterdam e Madrid. La capitale olandese è esposta a un rischio elevato legato all'innalzamento del livello del mare provocato dallo scioglimento delle calotte polari e dei ghiacciai alpini, e ciò malgrado le barriere.
A Madrid, i giorni di ondate di caldo estremo potrebbero aumentare del 135 per cento, entro il 2050. Lo stress idrico nella capitale spagnola potrebbe inoltre crescere del 65 per cento, diventando "alto" alla metà del secolo.
E ciò anche per colpa delle nazioni europee, che non stanno facendo abbastanza per ridurre le loro emissioni: secondo il Lseg, di questo passo i Paesi membri dell'Ue esauriranno già nel 2035 il loro "carbon budget" ovvero il totale di emissioni di gas ad effetto serra che ci si può permettere di disperdere ancora nell'atmosfera terrestre senza superare la soglia degli 1,5°C di riscaldamento globale.
Anche città situate a altre latitudini, come Londra e Manchester, subiranno impatti dei cambiamenti climatici. Nella capitale inglese, in particolare, si prevede un aumento del 22 per cento dello stress idrico entro la metà del secolo, con il numero di giornate di caldo estremo che è destinato a raddoppiare: da 11 a 25 giorni all'anno. Mentre benché i rischi complessivi rimangano bassi, a Manchester i cambiamenti climatici porteranno un aumento del 93 per cento delle ondate di caldo e del 45 per cento dello stress idrico, secondo lo studio.
Secondo il rapporto, per contribuire a mitigare i cambiamenti climatici, è utile puntare sulle energie rinnovabili, sfruttando in particolare il potenziale eolico europeo.
Come possono le grandi città aumentare la loro resilienza
"Mentre si avvicina la Cop29, i Paesi del G20 sono chiamati a ridurre fortemente le loro emissioni per evitare che i rischi climatici si aggravino rapidamente", afferma Kooroshy. "I prossimi negoziati sul clima saranno cruciali in questo senso. Tuttavia, anche se le conseguenze peggiori dei cambiamenti climatici possono ancora essere evitate, saranno necessari investimenti significativi per adattare le città a quella quota di impatti che è ormai inevitabile".
Il London stock exchange group ha delineato una serie di strategie di adattamento che le città possono mettere in campo, dai sistemi di allerta precoce alle barriere salvavita, fino a una serie di "soluzioni basate sulla natura". Ad esempio, strutture barriere anti-inondazioni e sistemi di drenaggio possono aiutare in caso di mareggiate, permettendo a città come Amsterdam di prosperare per secoli nonostante gli estremi rischi di inondazioni.
Allo stesso modo, è sempre più importante investire nelle aree verdi, come parchi, giardini e zone umide, che aiutano non soltanto a gestire le inondazioni, per via della capacità del terreno non cementificato di assorbire l'acqua, ma riducono anche l'effetto delle cosiddette isole di calore urbane. Il rapporto Lseg ndica infine soluzioni rivelatisi efficaci, come quelle adottate a Shanghai, in Cina, e a Parigi.